Il terremoto nella Cgil è soltanto agli inizi, anche se forse non se vede ancora traccia nello svolgimento dei congressi territoriali che “preparano” quello nazionale di maggio. È in fondo la riprova che il “dibattito vero” si svolge ormai fuori delle sedi proprie di un sindacato, mentre viaggia tra iscritti e non sulla base di quanto i dirigenti azionali – di categoria o confederali – vanno dicendo sui media.
I fatti. Dopo l’ennesimo “accordo interconfederale sulla rappresentanza sindacale” del 10 gennaio – Cgil-Cisl-Uil e Confindustria hanno raggiunto un’intesa per evitare che la questione sia rimessa a una legge dello Stato, come prevede inutilmente la Costituzione fin dal 1946 – anche i delegati e i semplici iscritti alla Cgil, a partire da quelli della Fiom, messi sull’avviso dalle interviste che va dando Maurizio Landini su tv e giornali – hanno capito che quell’accordo non solo è una schifezza, ma recepisce integralmente il “modello Marchionne”. Quello per cui in azienda vengono ammessi soltanto quei sindacati che si impegnano a non scioperare, ad accettare quel che l’azienda decide, ecc.
Su questo abbiamo già pubblicato sia la nostra che altre prese di posizione abbastanza “autorevoli” (https://www.contropiano.org/articoli/item/21470, https://www.contropiano.org/articoli/item/21448, https://www.contropiano.org/politica/item/21552-landini-nella-trappola-tesa-da-camusso-e-confindustria, https://www.contropiano.org/articoli/item/21464, https://www.contropiano.org/interventi/item/21572-il-marchionnum-della-corporazione-delle-parti-sociali). Ma noi non siamo nella Cgil…
Ora hanno aperto la battaglia, in Cgil, proprio quei lavoratori che il “modello Marchionne” lo hanno vissuto sulla propria pelle fin dal primo giorno: i lavoratori di Pomigliano iscritti o delegati della Fiom. Hanno preso carta e penna e hanno scritto alla confederazione per dire che no, quell’accordo proprio non va, e per i motivi da tutti – anche da noi – denunciati. In più, nell’”insurrezione” dei delegati fiommini, c’è l’istituzione ex novo di un “arbitrato confederale” che in pratica elimina l’”autonomia” contrattuale delle singole categorie. Le quali, d’ora in poi, saranno “commissariabili” d’autorità dalle segreterie confederali di Cgil-Cisl-Uil riunite insieme a una delegazione di… Confidustria. Per capire le conseguenze non serve un genio con grande esperienza sindacale. Tutta la vertenza su Pomigliano, con il “no” pronunciato dalla Fiom (oltre che da Usb, Cobas e Slai Cobas), estesa poi a Mirafiori e in tutto l’universo Fiat, non ci sarebbe proprio stata; la segreteria confederale, allora, consigliava apertamente – anche in televisione – di “apporre una firma tecnica” al testo già sottoscritto dai “complici” di Cisl, Uil e Fismic.
Soprattutto, non ci sarà in futuro – se questo accordo diventerà prassi – alcuna possibilità di condurre una vertenza entro i confini della “legalità”, per il buon motivo che proprio il concetto di “vertenza” viene rimosso alla radice.
La risposta inviata dalla confederazione Cgil agli iscritti Fiom di Pomigliano nega anche l’evidenza, ma è in diversi punti illuminante. Per esempio quando dice di rispondere perché “è utile che i giudizi siano dati su ciò che è realmente scritto in quel regolamento e non semplicemente sul sentito dire”.
Scusate: ma se iscritti e delegati di un sindacato non sono stati messi a conoscenza dei contenuti di un accordo che si andava a sottoscrivere con le controparti, di chi è la colpa? Degli iscritti che sono costretti a sapere cosa accadrà loro dalle tv o dai giornali o di una confederazione – meglio dire: una segreteria confederale – che procede senza discussioni e senza mandato preventivo degli organi istituzionali (in Cgil, il Direttivo Nazionale)?
Sul merito, naturalmente, le menzogne si sprecano; quel che riesce più insopportabile, però, se fossimo degli iscritti alla Cgil, è quel tono da presa per i fondelli che pervade la risposta dall’inizio alla fine: “i due accordi – 28 giugno e 31 maggio – rappresentano un vero cambiamento dopo la lunga stagione delle intese separate. Con la loro applicazione si dà piena attuazione a un’idea di democrazia sindacale che la CGIL e la FIOM perseguono da decenni”. Democrazia senza possibilità di scelta?
Oppure: “si determinano le condizioni affinché aziende e governi non possano più scegliere gli interlocutori a loro più graditi con cui fare contratti”. È persino “vero”: questa scelta avviene una volta per tutte con la sottoscrizione dell’accordo sulla rappresentanza, poi porte chiuse per tutti (a meno che non sottoscrivano questo stesso accordo e quindi si precludano per sempre la possibilità di agire diversamente).
Fino alla barzelletta più sfottente: “Sinceramente fatichiamo a trovare una qualche similitudine con gli accordi separati che avete dovuto subire con la FIAT”.
Per ora stanno fioccando a migliaia le adesioni alla lettera di Pomigliano. Capiamo l’incazzatura, ovviamente, ma non nutriamo alcuna speranza in un impossibile “ripensamento” da parte di Susanna Camusso. L’unico consigliio che ci sentiamo di dare è in fondo semplice: fate la vostra battaglia, ma sappiate – e lo sapete – che “c’è vita” sindacale anche e soprattutto fuori della Cgil. Conosciamo l’obiezione avanzata da tanti compagni che ancora insistono per “restare dentro” – “lì ci sono le masse” – ma permetteci di far notare che “le masse”, lì dentro, ci stanno irregimentate e sottoposte a “un dominio pieno e incontrollato”; senza più nessuna possibilità “istituzionale” di rovesciare le maggioranze interne e cambiare linea.
Non ne siete ancora convinti? Va bene. Fatevi questo congresso, controllate quante sedi esprimeranno “il 100% di votanti” e “il 100% di voti al primo documento”; in quante sedi verranno “respinti gli emendamenti” landiniani con l’identico 100%… e poi ne riparliamo più tranquillamente.
Tanto quelli come noi, con lavoratori come quelli di Pomigliano, anche iscritti ad altri sindacati, prima o poi si incontrano. Nei posti di lavoro e nelle strade.
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Lettera aperta della Rsa e degli iscritti Fiom di Pomigliano alle Rsu e Rsa della Cgil
Il nuovo accordo interconfederale sottoscritto da Cgil Cisl e Uil e Confindustria su rappresentanza e contrattazione del 10 Gennaio, definisce in modo negativo e inequivocabile il futuro delle relazioni sindacali in Italia, riproponendo in termini generali ed estendendo a tutti i lavoratori italiani lo schema dell’accordo Fiat di Pomigliano.
Rispetto a ciò non è possibile che una svolta cosi grave non solo non veda coinvolti i lavoratori interessati, ma neppure gli iscritti alle stesse organizzazioni sindacali firmatarie.
Per la Cgil ciò è ancora più grave vista la storia e la tradizione democratica della nostra organizzazione.
Venire a conoscenza dell’accordo attraverso i mezzi d’informazione rivela che il processo democratico di formazione delle decisioni è interrotto.
In questi anni la nostra battaglia, dopo la vicenda di Pomigliano e della Fiat, si è caratterizzata per la difesa del contratto nazionale contro le “deroghe”, per la difesa del ruolo contrattuale delle Rsu e delle Rsa in azienda, contro il sistema delle sanzioni e contro la logica dell’arbitrato per difendere la libertà dei lavoratori di scegliersi a quale organizzazione sindacale aderire e dalla quale farsi rappresentare, e per il diritto di poter votare gli accordi. Solo in questo modo, infatti, i lavoratori possono diventare protagonisti del loro futuro.
La sentenza del luglio scorso della Corte Costituzionale è stata esemplare da questo punto di vista, riconoscendo i diritti fondamentali dei lavoratori sanciti dalla Costituzione, nessun accordo sindacale può entrare in contrasto e rimettere in discussione surrettiziamente i principi costituzionali e le sentenze della Suprema Corte.
La stessa premessa del documento congressuale presentato dal Segretario della CGIL come primo firmatario sottolineava l’incostituzionalità dell’accordo separato FIAT, come sancito dalla sentenza della Corte Costituzionale, e sottolineava il valore della battaglia condotta dai delegati e dai lavoratori che combattendo contro discriminazioni e licenziamenti hanno riaffermato la dignità e il diritto di praticare i valori e i principi della CGIL.
Per questo, in nome dei valori e dei principi della CGIL, fondati sulla democrazia e la partecipazione, riteniamo sbagliato chiudere questa vicenda così importante solo con un voto “di fiducia” del Direttivo della Cgil nazionale e chiediamo all’organismo dirigente della Cgil di aprire una fase vera di discussione e decisione democratica sull’accordo del 10 gennaio, convocando direttivi e assemblee che coinvolgano almeno i lavoratori delle categorie interessate.
Chiediamo a tutte le RSU, le RSA e agli iscritti alla CGIL che condividono la nostra posizione, di sottoscrivere questo documento e di affiancarci in questa iniziativa. Più volte abbiamo invitato il Segretario Generale a Pomigliano e dato che fino ad oggi non abbiamo avuto nessun riscontro il giorno Venerdì 17, giorno in cui si svolgerà il comitato direttivo della CGIL , saremo presenti in delegazione per chiedere di avere un confronto.
Continueremo la nostra battaglia nel solco della difesa della democrazia nei luoghi di lavoro e soprattutto all’interno della nostra organizzazione, che ci ha contraddistinto negli ultimi anni e che ancora oggi ci vede protagonisti.
Per questo abbiamo pagato e stiamo pagando con l’estromissione dalla fabbrica e le continue ed odiose discriminazioni e non lasceremo che il nostro futuro sia determinato ora da decisioni che passano sulla nostra testa.
RSA E ISCRITTI FIOM FIAT POMIGLIANO
VI PREGHIAMO DI MANDARE ALL’INDIRIZZO EMAIL fiompomigliano@gmail.com o direttamente sulla pagina evento su facebook le eventuali adesioni con nome categoria e azienda di appartenza.
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Rappresentanza: la CGIL risponde alla lettera della FIOM di Pomigliano
Con una lettera alle Rsu e Rsa della CGIL, la FIOM di Pomigliano sostiene che l’applicazione dell’accordo sulla rappresentanza sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria rischia di essere simile all’accordo FIAT di Pomigliano. Con la lettera si chiede quindi alla CGIL un ripensamento.
Nel pomeriggio la Segreteria Confederale della CGIL ha deciso di rispondere direttamente alla lettera proveniente da Pomigliano. Ecco il testo:
Ai compagni e alle compagne
RSA di Pomigliano
Roma, 16 gennaio 2014
Carissime e carissimi,
abbiamo visto la vostra lettera aperta sul regolamento definito il 10 gennaio scorso sul quale, ovviamente, è legittimo esprimere qualunque opinione ma, per la comprensione reciproca, è utile che i giudizi siano dati su ciò che è realmente scritto in quel regolamento e non semplicemente sul sentito dire.
Per cominciare a parlare con voce di verità non si tratta di un nuovo accordo, ma della ricomposizione testuale dei due accordi, 28 giugno e 31 maggio, che avevano rimandi reciproci, corredata dalle norme applicative sulla certificazione degli iscritti, sull’elezione dei rappresentanti sindacali, sull’ esigibilità dei contratti e degli accordi.
Come dice la premessa al nostro documento congressuale, che giustamente citate per la parte di giudizio sulla FIAT, quei due accordi – – 28 giugno e 31 maggio – rappresentano un vero cambiamento dopo la lunga stagione delle intese separate. Con la loro applicazione si dà piena attuazione a un’idea di democrazia sindacale che la CGIL e la FIOM perseguono da decenni e si determinano le condizioni affinché aziende e governi non possano più scegliere gli interlocutori a loro più graditi con cui fare contratti, ma debbano rispettare la rappresentanza certificata delle organizzazioni sindacali data da due parametri congiunti: il numero degli iscritti e il voto dei lavoratori per le elezioni delle RSU. Come potete capire, si tratta di un’altra storia rispetto a quanto avete vissuto sino a oggi e dell’ingresso in un’altra era di relazioni sindacali.
È questo il primo elemento che rende incomprensibile l’idea stessa che vi possa essere anche solo una lontana similitudine con l’accordo FIAT di Pomigliano.
Come dice la nota sentenza della Corte Costituzionale e come stabilisce coerentemente l’accordo del 31 maggio, il criterio di riconoscimento della titolarità negoziale è dato alle organizzazioni che rappresentano il 5% degli iscritti al sindacato. È questa soglia che dà diritto a partecipare al negoziato e a determinare la maggioranza dei sindacati.
È questa una regola di misurazione che già definimmo con la legge sulla rappresentanza nel pubblico impiego che è all’origine delle RSU nei settori pubblici, la cui estensione al comparto privato abbiamo discusso e approvato nel direttivo della nostra organizzazione.
Con questa norma, che FIAT non applica essendo fuori da Confindustria, la FIOM-CGIL non può più essere esclusa dai tavoli contrattuali. E ancora, nessuno può siglare intese se non rappresenta almeno il 50 % + 1 degli iscritti e, insieme, non ha la maggioranza del voto certificato dei lavoratori.
È esattamente quanto la CGIL e la FIOM-CGIL hanno rivendicato da sempre.
Con questo regolamento si raggiunge anche un obiettivo perseguito dalla CGIL e dalla FIOM-CGIL fin dal lontano 1993 e che fino ad oggi ci era sfuggito: si supera la riserva di 1/3 alle organizzazioni maggiormente rappresentative nell’elezione delle RSU, dando pieno e totale potere ai lavoratori e riportando alle reali dimensioni la rappresentanza di ognuno.
Regole analoghe le abbiamo definite sulla contrattazione aziendale nell’accordo 28 giugno che, non a caso, è riportato nel regolamento attuativo. Quell’intesa, come ricorderete approvata dalla consultazione dei lavoratori, definisce regole per la stipula degli accordi, supera l’intesa separata sul modello contrattuale del 2009 e definisce i casi e le modalità di eventuali intese modificative di norme contrattuali, vincolandole a regole di approvazione.
Se dobbiamo compiere una prima sintesi, quindi, il regolamento raggiunto misura e dà trasparenza alla rappresentanza, vincola le decisioni al voto dei lavoratori, impedisce che un’organizzazione rappresentativa possa essere esclusa.
Sinceramente fatichiamo a trovare una qualche similitudine con gli accordi separati che avete dovuto subire con la FIAT.
Per attuare questo modello, per dare attuazione piena alla nostra idea di democrazia, per ridare voce e importanza alle scelte dei lavoratori, serve la certificazione degli iscritti e il rinnovo dei contratti secondo le nuove regole.
Quando avremo queste condizioni, i contratti diverranno, come dice l’accordo del 31 maggio, esigibili e qualora non siano rispettati ci saranno conseguenze la cui definizione viene demandata ai contratti. Il regolamento quindi non definisce le conseguenze, ma individua solo i limiti entro cui possono esercitarsi.
Conseguenze o sanzioni, qualora definite, riguardano tutte le parti, ovvero anche le aziende che non rispettano i contratti. Per loro sono espressamente previste modalità pecuniarie (altro non siamo riusciti a immaginare) qualora siano inadempienti. Le conseguenze non potranno mai riguardare i lavoratori ma solo le rappresentanze e le organizzazioni sindacali, e solo sul versante dei diritti sindacali di origine contrattuale. Sono cioè esclusi tutti quelli che derivano dalle norme di legge.
Abbiamo definito questi limiti proprio perché nessuno ritenesse ancora possibile ripetere quanto accaduto a Pomigliano: sottoscrivere un accordo separato dove si prevedono sanzioni per i lavoratori e vincoli al diritto di sciopero che, abbiamo detto e continuiamo a riaffermare, è anticostituzionale.
Speriamo di aver chiarito così quali siano le differenze tra quanto accaduto in FIAT o con la stagione dei contratti separati, e quanto le nuove regole garantiscano in termini di titolarità le organizzazioni sindacali e lavoratori di decidere sui contratti. Forse è utile ricordare che tutto ciò è coerente con lo Statuto della CGIL che considera il voto dei lavoratori sui contratti nazionali e aziendali, vincolante ed esclusivo.
Un ultimo riferimento alle vostre obiezioni. Per memoria collettiva troviamo utile ricordare che la nostra -della CGIL- contrarietà all’arbitrato si è esplicitata e radicalizzata in due casi: quando nelle proposte di legge si sottraeva la formula secondo leggi e contratti e, nel 2009, quando si voleva sottoporre ad arbitrato un accordo separato e senza regole.
In questo regolamento abbiamo invece definito una commissione di conciliazione ed arbitrato transitoria, che resta cioè in vigore esclusivamente fino a quando non sono rinnovati i contratti secondo le nuove regole e quindi con la traduzione di categoria delle norme che abbiamo brevemente riassunto.
Questa commissione si riferisce all’applicazione dell’accordo. È attivata se una delle parti lo chiede. Può decidere salvo che non si concili. Non c’è dunque nulla di diverso dalle commissioni presso la direzione provinciale del lavoro o da quelle previste da tanti contratti.
Solo per fare un esempio, se si fosse riuscito a redigere in precedenza questo regolamento, i rinnovi delle RSU che si sono avuti in questo periodo nei metalmeccanici, avrebbero avuto un luogo dove chiedere le risposte che i tribunali cui la FIOM ha deciso di ricorrere non ci ha dato.
Tutto ciò per dirvi che se si guarda al testo unico, che ha ricomposto gli accordi del 2011 e 2013 con il regolamento, si può dire che abbiamo fatto un grande passo avanti nella democrazia e nel dare il diritto al voto ai lavoratori.
Anche per questo è incomprensibile definire le decisioni che assumerà domani il Cd della CGIL un voto di fiducia. Come sempre il Cd della nostra organizzazione discuterà e deciderà liberamente sul merito di quanto è in discussione.
Siamo sempre pronti ad ascoltare e parlare con gli iscritti alla nostra organizzazione. Crediamo sia un vostro diritto e un nostro dovere avere questa interlocuzione.
Come si dice nel documento congressuale “Il lavoro decide il futuro”, l’ascolto reciproco è essenziale. Avere questa interlocuzione è l’intendimento che la CGIL si è data nell’affrontare il suo Congresso. Tutti i temi qui citati si possono trovare in quel documento congressuale e perciò non mancherà certo l’opinione delle lavoratrici e dei lavoratori iscritti alla CGIL.Con affetto
La Segreteria Nazionale CGIL
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