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Irisbus, oltre 110 giorni di lotta

La lotta degli operai Irisbus supera i 100 giorni e non si arresta! Né con le buone né con le cattive!

È ormai da più di 100 giorni che i lavoratori della IRISBUS sono in presidio all’esterno dai cancelli della loro fabbrica della Valle Ufita (AV). Li trovi lì 24 ore su 24, a darsi il cambio, a fare assemblee partecipate e orizzontali, a discutere di come portare avanti la lotta, sia per il proprio presente, come lavoratori, come genitori, come figli, sia per il futuro di una regione, di un territorio che senza la IRISBUS perderebbe uno dei polmoni economici e di sviluppo, nonché lo sbocco lavorativo per tanti giovani.

Ma facciamo un passo indietro: perché i lavoratori della Irisbus (di proprietà della FIAT, tramite l’IVECO) sono fuori dalla fabbrica da più di tre mesi? La FIAT il 14 settembre ha comunicato la dismissione completa dello stabilimento e il licenziamento dei 685 dipendenti. Il futuro dell’Irisbus? Nei piani di Marchionne sempre gli stessi: spostare lo stabilimento verso l’Est Europa per motivi di profitto, celandoli dietro motivi di produttività. La lotta degli operai, la determinazione e la consapevolezza della manovra che stanno portando avanti sulle loro spalle, emerge chiaramente nei loro comunicati che parlano chiaro e nelle interviste in cui si evince con limpidezza la volontà di non delegare la lotta, che viene messa prima dell’accordo, privilegiando la partecipazione diretta alla delega sindacale.

Uno degli ultimi attacchi della FIAT ai danni degli operai risale a solo pochi giorni fa: il giorno 17 ottobre davanti ai cancelli, come di solito, si è tenuta un’assemblea, ma il clima era diverso… Il venerdì precedente, durante un incontro tra i sindacati e l’azienda, quest’ultima aveva chiesto di abbassare i toni della protesta per cercare tranquillamente una soluzione. I sindacati avevano accettato, sperando (purtroppo si rivelerà una speranza ingenua) che in questo modo la loro situazione si potesse risolvere velocemente. E stava per essere proprio così… solo che la soluzione reale dell’azienda era quella di truffare i lavoratori: durante la notte tra venerdi e sabato sono stati mandati dei lavoratori esterni alla ditta per prelevare una ventina di autobus, parcheggiati in fabbrica ed ancora incompleti. Solo la costanza e la tenacia dei lavoratori ha permesso che ciò non avvenisse: gli operai che stavano dormendo davanti ai cancelli, resisi conto di quanto stava accadendo, hanno chiamato a raccolta tutti gli altri lavoratori e insieme sono riusciti ad impedire che gli autobus lasciassero lo stabilimento.

I provvedimenti sospensivi contro 9 operai, giunti negli ultimi giorni e nelle ultime ore, costituiscono un altro tentativo della FIAT di rompere il fronte operaio, di spezzarne la resistenza. Non sarà certo con queste mosse, che evidenziano una posizione di debolezza e non di forza da parte dell’azienda, che i dirigenti dell’industria automobilistica riusciranno a portare a casa la posta in palio. Perché in ballo non c’è solo il destino di uno stabilimento: ci sono le vite, i principi, il passato ed il futuro dei 685 operai, delle loro famiglie, della popolazione locale e di tutti coloro i quali guardano a questa lotta con un misto di timore e fiducia. 

Contro il piano Marchionne e tutto ciò che comporta, noi siamo al fianco dei lavoratori dell’IRISBUS, senza se e senza ma, sostenondoli, dandogli voce, provando nel nostro piccolo a tirarli fuori dall’isolamento politico, mediatico e umano in cui sono costretti. Forse, dietro questo tentativo di isolarli, c’è la paura che si venga a sapere che c’è una delle più grandi aziende italiane bloccata da tre mesi dai lavoratori e dalle lavoratrici che ne presidiano uno stabilimento tutti i giorni e che sono determinati a non lasciarsi sconfiggere?

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