In una lettera, con cui la Prefettura replica alle richieste della Raggi, viene fornita la fotografia di Roma e provincia sulla situazione dell’accoglienza di migranti e rifugiati. Le ultime rilevazioni indicano la presenza di circa 5.581 rifugiati nei centri di accoglienza, compreso il Cara di Castelnuovo di Porto, e di altri 3.028 sistemati negli alloggi dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati): totale 8.609 persone.
A Roma spetterebbe invece una quota massima di 11mila migranti. In pratica lo 0,29 per cento della popolazione che ammonta a 2,9 milioni di persone. A giudicare dalle cifre, si tratta di una situazione che le istituzioni preposte dovrebbero essere perfettamente in grado di gestire. Un flusso che non a caso viene definito “ordinario”. A Roma quindi non risulta nessuna emergenza migranti e rifugiati.
La Raggi, nel pomeriggio, ha invece scritto sul blog di Beppe Grillo che “l’emergenza accoglienza è una delle tante che abbiamo ereditato. Non permetteremo più a nessuno di mangiare sui più deboli e allo stesso tempo è ora di ascoltare i cittadini romani: non possiamo permetterci ulteriori tensioni sociali”. Fin qui tutto bene, si potrebbe dire; ma poi arriva il messaggio che suona come un invito a nozze per i fascisti che da tempo alimentano una caccia agli spettri, anche quando non ve n’è alcuna ragione (vedi Tiburtino III). “Per questo trovo rischioso pensare di creare altre strutture di accoglienza. Mi auguro che il governo tenga conto di queste parole nel momento in cui dovranno decidere dove inviare nuovi migranti. Chiederò un incontro al responsabile del Viminale” afferma la Raggi.
Al momento dunque sono solo degli endorsement utili alla destra e ai gruppi fascisti che sul territorio – denso invece di emergenze sociali assai più consistenti come disoccupazione, sfratti, mancanza di servizi e welfare – concentrano ossessivamente la loro azione solo sulla “questione immigrati!. Sembra quasi di sentire lo sketch di Miki, la fascistella di CasaPound interpretata dalla giovane Guzzanti, che di fronte a questioni e domande imbarazzanti svicolava con un disperato: “E allora le foibe?”.
“Come per tutto quello che la vecchia politica ha lasciato a Roma, anche in questo caso il MoVimento 5 Stelle non ha la bacchetta magica. Ma ha la libertà di fare le cose che dovevano essere fatte 20 anni fa. E allora iniziamo: i campi della Monachina e La Barbuta verranno chiusi. Parliamo di 700 persone che risiedevano qui… siamo certi che i romani sapranno distinguere tra le urla di un Salvini e il lavoro di un’amministrazione che per la prima volta, a Roma, ha iniziato a rimettere in ordine le cose” ha scritto Grillo nel suo post sul blog.
La linea scelta dalla sindaca Raggi, benedetta da Grillo nel suo post, è la conferma della liquefazione della politica – M5S incluso – e dell’adattamento alla pochezza dell’esistente. Siccome sulle questioni importanti la politica non può decidere niente, perché decidono i diktat economici e gli algoritmi (dunque “non ha la bacchetta magica”), allora si può decidere solo sulle “miserie consentite”, dando addosso agli ultimi degli ultimi.
Non si possono recuperare i soldi indebitamente pagati dal Comune alle banche, né quelli arraffati dai “prenditori” con la truffa dei Piani di Zona o i Punti Verde Qualità? Le aziende stanno andando via o licenziano, desertificando economicamente Roma? I benefici del turismo vengono monopolizzati dai privati e non vengono redistribuiti a tutti gli abitanti? Pazienza… Intanto chiudo due campi rom, e la giunta campa.
Certo, se a Roma si costruissero nuove case di edilizia sociale (o si requisissero quelle vuote) per rispondere adeguatamente alla domanda abitativa. Se si mettesse ordine e semplificasse la gestione dei servizi di welfare comunali e il loro rapporto con l’Inps che è il “pagatore finale”.
Se si gestisse la presenza e convivenza di migranti e rom nel territorio coinvolgendo sia i primi che gli abitanti invece che procedere dall’alto, magari non si risolverebbe del tutto il problema, ma si metterebbe mano a soluzioni concrete – anche conflittuali in alcuni passaggi lì dove è inevitabile – invece che muovere l’aria e cercare di recuperare facili consensi mettendo nel mirino gli ultimi e gli emarginati.
Non c’è decoro che tenga se ad un sistema di regole comune, condiviso e valido erga homnes, non corrisponde una azione tesa a dare soluzione a domande sociali sempre più pressanti, numerose e disperate. Il primo senza la seconda è quantomeno ipocrita. La legalità senza giustizia sociale è fascismo non civiltà. Prima lo comprende il variegato mondo M5S meglio è. Poi diventa tardi e il mondo che conosciamo potrebbe già essere cambiato in peggio.
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