Siamo ormai alla conclusione della campagna elettorale. E’ tempo di un primo bilancio in attesa del “responso delle urne”. Abbiamo scelto, insieme ad Eurostop, di essere parte attiva nel percorso che ha dato vita a Potere al Popolo. Alla luce di quanto visto, vissuto, verificato in queste quattordici settimane – sembra un secolo, ma questo è il tempo trascorso dall’assemblea del 18 novembre al Teatro Italia convocata dai compagni dell’ex Opg – non possiamo che riaffermare la giustezza di questa scelta.
Il percorso di Potere al Popolo ha visto sui territori una riattivazione impressionante di tante compagne e compagni che da tempo si erano messi di lato o avevano scelto l’attività “a chilometro zero”, concentrandosi sul loro specifico territoriale, sindacale, associativo, ma allontanando da sé le proposte sia politiche che elettorali; o ripiegando per disperazione sul voto per vendetta (ai grillini).
In secondo luogo Potere al Popolo ha rivelato quanto sia forte l’esigenza di rappresentanza politica dei settori di società bastonati dalle misure lacrime e sangue, spesso impotenti dentro la guerra tra poveri istigata dalle classi dominanti (e dalle forze di governo) e strumentalizzata dai fascio/leghisti. Questa esigenza di rappresentanza – espressione politica generale di interessi di classe definiti, a prescindere anche dalla dimensione elettorale – non può riguardare solo il disperso “popolo della sinistra”, ma coinvolge settori sociali rilevanti del nostro paese. Su questo Potere al Popolo ha fatto in poco tempo molta strada, ma molta ne deve ancora fare, soprattutto alla luce del fatto che “la sinistra” viene ancora vissuta a livello popolare come parte del problema e non della soluzione.
Potere al Popolo ha indicato e praticato uno spazio politico e sociale esistente, ben visibile, ma che non è ancora blocco sociale antagonista.
In compenso abbiamo potuto verificare come nelle periferie e nei quartieri popolari si possa sbarrare efficacemente la strada ai fascisti solo se si è presenti e si interviene. Il vuoto lasciato da una sinistra autoreferenziale e vivente in uno “spazio politico-mediatico” astratto, deve e può essere riempito, tanto più avendo ora a disposizione uno strumento di identità e rappresentanza come Potere al Popolo.
Vogliamo dunque affermare qui ed ora che l’esperienza di Potere al Popolo deve continuare, anche dopo le elezioni e nonostante il “responso delle urne”. Ovvio che un buon risultato faciliterà il percorso, mentre un quorum mancato lo renderà più complicato; ma l’accumulazione di forze e il nodo della rappresentanza politica sono stati posti e praticati da migliaia di attivisti in tutto il paese. E’ un patrimonio rilevante che fino a metà novembre non c’era e che oggi ha dimostrato di esistere e saper agire.
In terzo luogo, non possiamo nasconderci i problemi manifestatisi in queste quattordici settimane “vissute intensamente”.
In largo anticipo avevamo scritto di come occorresse impedire che il morto afferrasse il vivo. Il morto, vogliamo rammentarlo, non è un soggetto ma una cultura politica “a sinistra” che ha prodotto la crisi, il logoramento e l’esaurimento di ogni rendita di posizione del passato. Superare e liberarsi di questa cultura, ben visibile dentro l’ipotesi del Brancaccio, è ancora un work in progress. Qualche frizione c’è stata in queste settimane. E’ stata gestita e superata con spirito unitario, ma rimane ben visibile sullo sfondo. Già si adombra lo spettro – o l’opportunità – delle elezioni europee che provocherà sollecitazioni sulla funzione delle forze di classe verso e contro la Ue.
Inoltre, è ancora forte l’idea che alla dimensione locale possano corrispondere atteggiamenti diversi da quella nazionale, ripetendo laceranti liturgie del passato anche se hanno smesso di dare frutti duraturi e spesso solo frutti avvelenati.
Dettagli, sopravvivenze, coazioni a ripetere che possono essere superate senza traumi, confrontandosi sul molto che c’è da fare e rendendo protagonisti i soggetti attivi nei mille conflitti di questo paese.
Abbiamo messo in moto un movimento complesso, irriducibile alle singole componenti organizzate che pure hanno avuto un ruolo decisivo in alcuni passaggi. Dentro di esso i comunisti possono svolgere una funzione importante. E’ un movimento che ha tutte le potenzialità per crescere velocemente, unendo quel che era vitale ma disperso e rianimando ciò che era rimasto senza prospettiva vincente sul piano politico. Potere al Popolo ha trovato le parole giuste per parlare alle persone in carne ed ossa oltre il perimetro del passato.
Dove era il no, faremo il sì. Non è uno slogan, è un programma.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Giordano Bruno
Compagne/i, vorrei provocare una riflessione:
“un buon risultato faciliterà il percorso, mentre un quorum mancato lo renderà più complicato”.
Il percorso è complicato a prescindere dalle urne, ma possibilmente lo rende ancora più complicato nell’ottica del morto che afferra il vivo. Un exploit di Potere al Popolo alle urne (ben sopra la soglia di sbarramento) potrebbe far ronzare intorno al progetto troppe zanzare succhia sangue, artefici proprio di quella “cultura a sinistra”. Spero che Potere al Popolo si armi quanto prima del Vape.
Francesco
Anch’io non posso esimermi da una riflessione, non positiva purtroppo.
Ho aderito individualmente a Eurostop i cui punti cardine erano: NO euro, NO UE, NO NATO
Nulla di tutto questo resta dentro PAP.
Di euro non si parla nemmeno.
Sulla UE si parla di generiche (e impossibili) modifiche dei trattati, sviluppando ragionamenti che qualcuno ha efficaciemente definito “eurocazzate”.
Lasciamo perdere la NATO…
Dunque non spero affatto che l’esperienza di Potere al Popolo continui anche dopo le elezioni, se questi sono i presupposti.
Non mi sono attivato per queste elezioni nè mi attiverò, in occasione delle europee, per mandare qualche tsiprasista a Strasburgo.
La lista è egemonizzata dal PRC, cioè da quel tipo di sinistra che in questi anni ha ricondotto dentro il sistema qualsiasi ipotesi alternativa.
Dunque andare avanti significa continuare a perdere tempo in una situazione che precipita rapidamente e su cui incombe l’ombra della Troika.
Mi interesserebbe sapere se, nell’ambito della fu Eurostop o di altre organizzazioni, c’è qualcuno che pensa sia ancora possibile avviare un programma completamente diverso.
Buona giornata.
F. Baima
Redazione Contropiano
Delle tre parole d’ordine di Eurostop in POtere al Popolo ce ne sono due con molta nettezza: Rompere con l’Unione Eiropea dei trattati” e fuori l’Italia dalla Nato”. Manca il No Euro, vero, ma ci stiamo lavorando…
Francesco
Dov’è finito il mio commento precedente?
Giordano Bruno
Posso condividere i timori di Francesco qui sopra sulla volontà egemonizzatrice di quei partiti che partecipano a Potere al Popolo. Non conoscendo tutte le assemblee, è possibile che il morto abbia acciuffato il vecchio in quelle periferie dove non ci sono movimenti di lunga esperienza e in quelle città dove quei partiti hanno mantenuto una struttura forte. Tutto è possibile, bisogna stare in guardia, ma forse stiamo sovradimensionando le loro possibilità.
Detto ciò, Francesco, esimendosi da una riflessione non superficiale, fa il gioco di chi vuole una deriva “tsiprasista” di PalP perché quelle stesse persone potrebbero rispondere – come ha fatto la Redazione di Contropiano, ma non facendo parte della stessa risma – che l’uscita della NATO c’è e la rottura dell’UE pure, bollando quindi Francesco come un mentitore.
Quello che invece va fatto è riconoscere che PalP si esprime per l’uscita della NATO – ma quale riforma militare propone? abolizione dell’esercito? milizie popolari? non ho approfondito – e vuole “rompere con l’Unione Europea dei trattati“, (la posizione di Melenchon) non quindi rompere con l’Unione Europea senza indugi, e se necessario unilateralmente. Per l’Euro “ci stiamo lavorando”, come ammette Contropiano.
Se non si riconosce questo, si vuole affondare il tentativo di Contropiano, Rete dei Comunisti, Eurostop e compagni che provano a portare PalP verso quella chiarezza politica che adesso manca. Affondare quel tentativo per me vuol dire affondare lo stesso progetto di Potere al Popolo. A questo punto ci tocca… cosa? che fare?
Francesco
Ma, caro Giordano, non c’ è nemmeno il no Ue (e rispondo anche alla Redazione) perchè dire rompere con l’UE dei trattati è ambiguo. Si dovrebbe dire “uscire dalla UE”, cioè Italexit, che era l’originaria posizione di Eurostop. Fare da sinistra quello che i Britannici hanno fatto da destra. Ecco il punto.
D’altra parte non sono cose che mi invento io. Basta vedere l’ntervista di Bruno Vespa a Carofalo disponibile sul sito di Pap:
Vespa: Volete uscire dalla UE? Carofalo: NO.
Parlare di “rompere con i trattati, disobbedire ai trattati, etc. serve solo a farsi rompere la testa dagli onnipotenti “mercati” e dalla Troika, come è successo alla Grecia.
Il bello è che queste cose le hanno sempre dette anche Contropiano e la RdC … (!)
Pap è già su una posizione syrizista, mentre la posizione di Melanchon è ben diversa. Basta consultare qualche documento di programma della France Insoumise, vado a memoria: Piano A: alcuni dei più importanti Paesi chiedono formalmente l’uscita concordata da UE e euro, se non funziona, piano B: >uscita unilaterale. Controllo dei movimenti di capitali per impedire la speculazione finaziaria (!).
Quanto all’uscita dalla NATO, nel mio primo commento non ne ho nemmeno parlato perchè queste sono cose che può fare uno Stato nel pieno possesso della sovranità politica e monetaria, altrimenti ci toccherà obbedire, come sempre.
L’unica cosa che si può fare è tentare di nuovo di far nascere un’organizzazione sulla base dei 3 No, evitando di perdere tempo con chi non ne ha alcuna intenzione.
Redazione Contropiano
se fosse possibile organizzare movimenti (Potere al Popolo non è un partito) come si organizzano i propri pensieri sarebbe tutto (forse) molto più facile. Chi ha un’idea forte su come vanno e andranno le cose può benissimo preferire che l’esperienza si faccia strada anche nel pensiero altrui. Del resto, neppure Lenin riuscì a organizzare un partito sulle proprie posizioni in ogni momento, altrimenti non avrebbero fatto scandalo le “Tesi di aprile”…
Giordano Bruno
Francesco, tu non hai letto il programma di PalP e può anche andare bene. Potevi fare anche la grazia di leggertelo prima, ma tant’è. Però leggiti almeno il mio commento perché ho sottolineato quell’ambiguità che tu descrivi. Sono cose che sappiamo già, altri pensano che bisogna sporcarsi le mani e lavorare là dentro, tu dici che si perde tempo in Potere al Popolo. Se reputi talmente compromessa Eurostop a causa dell’apporto politico in PalP, l’invito è far nascere un’organizzazione sulla base di quei 3 NO. Se mi mandi l’appuntamento provo a farci un salto che è un progetto che mi incuriosirebbe.
Per quanto riguarda Viola Carofalo a Porta a Porta (link) trascrivo qui cosa è stato detto così chiunque possa farsene un’idea:
Vespa: Rottura dei trattati dell’Unione Europea… che significa?! tutti! via! usciamo?!
Carofalo: No, per noi quelli che vincolano soprattutto rispetto alla riduzione della spesa sociale, quindi sanità, scuola… Noi abbiamo una visione che è molto simile a quella di Melenchon, di France Insoumise: pensiamo che l’Europa sia una cosa bellissima ma deve essere solidale…
V: Ma quindi… vorreste rimanere nell’Unione Europea…
C: Vogliamo rimanere nell’Unione Europea se l’Europa funziona in maniera solidale e in maniera accogliente. Visto che per il momento l’Europa ci sta impiccando con un abbassamento del costo del lavoro, con un taglio alla spesa sociale che ci viene imposto continuamente, allora vogliamo rompere con questi trattati.
Di “disobbedire” ai trattati non se ne parla. I trattati si rompono. Il punto cruciale adesso è che Potere al Popolo faccia quell’esercizio di chiarezza nell’indicare quali trattati vuole rompere. (link) Potrebbe rendersi conto, ad esempio, che rompere col trattato di Maastricht vuol dire rompere con l’Unione Europea. Questo esercizio di chiarezza senza Eurostop, RdC, etc. stai sicuro non si farà.