Sta crescendo un po’ in tutto il paese la preparazione della manifestazione nazionale del 1 Giugno contro il governo Meloni. Assemblee di discussione si stanno svolgendo in molte città, spesso in sintonia con le mobilitazioni degli studenti universitari e con i punti più acuti del conflitto sociale come al porto di Genova.
Il fatto che lo stesso giorno, proprio a Roma, la Meloni terrà il suo comizio principale, rende la contrapposizione degli appuntamenti più nitida.
Ma la manifestazione del 1 Giugno sta via via rivelando anche l’esistenza nel paese di una opposizione diversa da quella un po’ estenuata che si agita nelle aule parlamentari e nei talk show televisivi, ma che stenta a intercettare interi pezzi di società sistematicamente colpiti dalle misure antipopolari e liberiste del governo Meloni.
Non solo. Le ambiguità sulla guerra in Ucraina e sulla questione palestinese, sulle quali il Pd o è appiattito sulla Nato e il riarmo o tiene i piedi in troppe scarpe, hanno reso l’opposizione ufficiale inefficace o complice della logica bipartisan anche sulla politica internazionale.
Per queste ragioni, nei luoghi dove la contrapposizione al governo è venuta manifestandosi più apertamente – basta pensare agli studenti, al movimento contro la guerra o a quelli sociali e ambientali – è cresciuta la spinta a mettersi di traverso contro un governo dalla facciata liberale e dal cuore fascista, e a farlo in modo politicamente più nitido.
Quella che si configura come “l’altra opposizione possibile”, più legata ai conflitti sociali e ad una contundente critica dell’impianto liberale e liberista – ma con il cuore nero – raccoglie una esigenza crescente in vari ambiti della società.
Questa esigenza oggi ha difficoltà ad esprimersi o a rappresentarsi solo dentro il “territorio ostile” della rappresentanza elettorale governata da meccanismi escludenti, ma è una esigenza reale che, ad esempio, l’indignazione diffusa contro il genocidio dei palestinesi e la mobilitazione degli studenti contro le complicità degli apparati italiani hanno intercettato e diffuso come una scintilla nella prateria.
La manifestazione nazionale del 1 Giugno contro il governo Meloni indica tutti i punti di rottura e contrapposizione con un esecutivo che incarna l’essenza e il bersaglio di questa indignazione, così come del crescente malessere sociale dovuto all’economia di guerra, al boom delle disuguaglianze sociali o a leggi contro-costituzionali come l’autonomia differenziata e i pieni poteri al premier.
In tutta Italia si stanno organizzando decine di pullman per convergere su Roma lo stesso giorno in cui la Meloni arringherà la sua base elettorale.
Il corteo partirà da Piazza Vittorio e si concluderà a Porta Pia, sede del ministero di un altro uomo simbolo del governo della guerra, dell’affarismo, dello sfruttamento e del manganello: Salvini.
Un percorso altamente significativo per palesare il fatto che in questo paese la partita è tutta aperta e che un’altra opposizione è possibile. Un punto di avvio per cominciare a delineare una alternativa a tutto tondo.
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