Il mio, personalissimo modo di ricordare la Rivoluzione d’ Ottobre. Quel momento in cui, sull’orologio della Storia, il Tempo sembrò accelerare d’improvviso, facendo giungere, sulla ribalta dei secondi eterni, quelle masse di diseredati e quegli eserciti di pezzenti di cui, fino ad allora, imperi, monarchie, oligarchie borghesi e Capitali avevano fatto scempio.
Secoli di sangue versato sugli altari del profitto. Un Tempo, quell’Ottobre del 1917, in cui si sognò che mai più un uomo avrebbe sfruttato un suo simile per accumulare ricchezze. Per nutrire egoismo ed odio.
Che mai più l’orrore del genocidio sociale, compiuto con disprezzo dalla Razza Padrona ai danni della Razza Stracciona, avrebbe avuto ragione di esistere, gettando nell’oscurità l’umana vicenda dei rapporti tra le genti. Radioso, alle spalle di un palazzo costruito al gelo della neve d’inverno, sembrava cominciare a sorgere un sole senza ombre per gli ultimi della terra.
Non sarebbe andata così. Troppo breve, fu il raggio caldo di quel sole. I genocidi e gli olocausti continuarono. I soprusi non si fermarono. L’odio e la guerra squarciarono ancora le vene sulle braccia stanche dei popoli oppressi. La Razza Padrona ricominciò a dettare Legge. Lo stupro divenne spettacolo, pasto nudo per un Maschio decaduto al rango di dio di quart’ordine, nel Pantheon della vita.
Lo sfruttamento si perfezionò, divenendo ancora più subdolo e feroce. La pedofilia si fece dogma ecclesiale. L’Uomo fu trasformato in Merce.
Ma noi, brutti, sporchi e cattivi, continuammo a sognare. Sognare un tempo che fu e che sarà. Quel Tempo, quando le masse di disperati potranno portare di nuovo in alto il rosso vessillo della Rivoluzione. Il Tempo dei Poeti e dei Guerrieri, provenienti dalle cloache infiammate della strada. Il Tempo delle Poetesse e delle Streghe, schiere staccate dai quadri scorticati della casa, fuggite dalle icone/oggetto dell’immaginario porno-punitivo. Il Tempo delle urla sul viso dei Padroni del Mondo, inebetiti dal terrore.
Noi siamo la Storia che si riprende la propria dignità. È lontano quel Tempo. È vicino quel Tempo. Perché, come scriveva Marcuse: «È solo per merito dei disperati che ci è data una speranza».
Genocidi
Coscienze stroboscopiche
Fluttuano in bagliori
Di memorie intermittenti
Veleggiando su lacrime
Di commozioni indotte
Ricordi di passati orrori
S’infrangono
Sulle punte aguzze degli scogli
Bare che affiorano
Tra i corpi morti
Dell’Olocausto attuale
Non piú cimiteri pianificati
Che urlano nel vuoto
Sotto l’egida malvagia
Della croce rotante
Illuminata cupa
Dalle torce di Norimberga
Genocidi-spettacolo
Di carne e sangue
Serviti a pranzo e a cena
Su tavole imbandite
Dal maggiordomo democratico
A servizio
Dell’uomo progredito
Nel segno della merce
Nel nome del denaro
L’oca dal passo marziale
Dei lupi saettanti
Ha ceduto il posto
Al vitello felpato
Delle volpi dorate
Cambia il predatore
La preda resta uguale
Ricordi Auschwitz?
Ricordo
Ricordi Dachau?
Ricordo
Ricordo Mauthausen
E Bergen- Belsen
Villa Triste e Fossoli
La Risiera di San Sabba
E Borgo San Dalmazzo
La Gestapo e la X MAS
Ricordo
Ma ho negli occhi
La polvere di Gaza
Il vento di Kobane
Le montagne di Kabul
Il sole di Damasco
La neve di Donetsk
La terra rossa dell’Africa
Macerie
Sulla terra dei tiranni
Ricordo di essere Uomo
Ricordo di essere Libero
Ricordo di Amare
Ricordo che la Memoria
Ha il volto del Potere
Ricordo e sogno
Un guanto rosso
Un mitra
L’Ottobre
E la mia donna
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