Sabato 21 marzo alle 23,25 in diretta Facebook il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la decisione di chiudere tutte le attività produttive non essenziali fino al 3 aprile [i].
Si tratta di una decisione del tutto parziale sia per l’elenco incredibile delle attività considerate essenziali tra cui i call-center, le attività di pulizia, la produzione e il commercio di carta, cartine e articoli di cancelleria…, sia per il fatto di aver fissato un limite temporale il 3 aprile, a meno di due settimane dall’entrata in vigore delle norme.
E’ evidente che un provvedimento serio dovrebbe prevedere la chiusura di tutto fino all’azzeramento dei contagi, ma anche ipotizzando che questo provvedimento abbia un qualche effetto, comunque il ritardo con cui è stato preso è stato un atto criminale che costerà migliaia di morti
Per capire la portata di questa strage basta prendere in esame le previsioni sull’andamento dell’epidemia che lo stesso governo Conte aveva diffuso nella relazione tecnica che accompagnava il decreto dell’11 marzo[ii].
«Sulla base dei dati riportati sul sito del ministero della Salute sull’andamento dei contagi fino al 8 marzo u.s. e ipotizzando un andamento futuro dei contagi giornalieri come dal grafico seguente, elaborato considerando un raddoppio dei contagi in circa 3 giorni fino a metà marzo e successivamente un graduale calo dovuto alle misure di contenimento varate dal Governo. Questo andamento porterebbe ad un numero di soggetti contagiati complessivi pari a circa 92mila».
Le previsioni erano anche sintetizzate in un grafico in cui si mostravano i nuovi casi di contagio giornalieri verificatisi fino all’8 marzo (in rosso) e poi quelli previsti (in blu) in crescita costante fino al 16 marzo, giorno in cui si sarebbe toccato il numero massimo di nuovi contagi giornalieri, poco meno di 4.500, e poi in calo a partire dal 17 marzo scendendo a 3.000 nuovi casi giornalieri il 25 marzo, 1.500 il primo aprile, fino ad arrivare a zero tra il 22 e il 29 aprile.
La previsione si basava sul confronto con l’andamento dell’epidemia in Cina, dove tra il 7 e l’8 febbraio, 14 giorni dopo i provvedimenti presi dal governo cinese, il tasso di crescita dei nuovi contagi era sceso sotto a 1, o, detta in altre parole, il numero dei nuovi contagi registrati quotidianamente aveva cominciato a diminuire dopo aver toccato un massimo di 3.892 nuovi contagi il giorno 4 febbraio.
Ma in Cina il provvedimento preso era stato drastico e comprendeva la chiusura della attività produttive. In Italia no.
Le attività produttive sono state fermate solo nelle zone rosse, a Vo’ Euganeo e nei comuni del Lodigiano. E nelle zone rosse, non a caso, il numero dei nuovi contagi è effettivamente sceso fino ad arrivare a zero un mese dopo il provvedimento. Ma fuori delle zone rosse il contagio non è stato rallentato.
Quindi il supposto picco del numero dei nuovi contagi il 16 marzo non c’è stato e il numero dei nuovi contagi invece che calare è aumentato verticalmente: mercoledì 18 si sono registrati 4.207 nuovi contagi, giovedì 19 i nuovi contagi sono stati 5.322, venerdì 5.986 e sabato 21 (ieri) 6.557.
Valori altissimi, se consideriamo che in Cina il picco dei nuovi contagi giornalieri è stato, come si diceva, di 3.892 il 4 febbraio.
Che succederà adesso? Anche nell’ipotesi che il decreto annunciato sabato venga attuato in modo restrittivo, congelando davvero le attività non essenziali, e che poi venga reiterato dopo il 3 aprile, anche in questa ottimistica ipotesi le decisioni prese oggi cominceranno ad avere effetto tra una settimana, cioè a partire da domenica 29 marzo. E nella più ottimistica delle ipotesi per quella data il picco dei contagi giornalieri arriverà ad un valore tra gli 8.500 e i 9.000 nuovi casi.
Per inizio di aprile il numero dei nuovi contagi dovrebbe cominciare a scendere, ma per arrivare a zero dovrà fare molta più strada di quella che si era prevista precedentemente, partendo da valori che sono il doppio di quelli delle previsioni dell’11 marzo.
Anche qui nella migliore delle ipotesi si può sperare che la data in cui si arriverà a zero contagi sia spostata di un mese quindi verso la fine di maggio.
Nel grafico 2 le colonne rosse e celesti sono quelle del grafico 1, mentre le linea rossa mostra l’andamento reale dei nuovi contagi fino ad oggi e la linea blu mostra una previsione molto ottimistica di quello che potrebbe essere l’andamento successivo.
Ebbene nonostante si siano scelte tutte le ipotesi più ottimistiche il totale dei contagi passerà dai 92.000 previsti l’11 marzo a oltre 290.000.
Il numero dei decessi crescerà in proporzione. Attualmente i decessi sono uno ogni dieci contagi registrati. Se in base alle previsioni del 13 marzo si potevano ipotizzare 9.000 morti in totale, grazie al ritardo criminale con cui è stata presa la decisione di chiudere la attività produttive non essenziali si avrà un totale di quasi oltre 29.000 morti. Ventimila morti in più.
Certo potrebbero essere di meno se nel frattempo qualcuno dei farmaci che si stanno sperimentando desse buoni risultati, ma potrebbero essere anche molti di più se questo numero enorme di contagiati saturasse definitivamente le strutture sanitarie di mezza Italia o se la definizione di attività essenziale fosse estesa in modo improprio (come purtroppo sembra fin da subito).
Questa strage non può e non deve rimanere impunita.
Dovranno essere perseguite le colpe di chi negli ultimi trent’anni ha tagliato e privatizzato il Servizio Sanitario Nazionale, ma soprattutto dovranno essere perseguiti i delitti commessi in questi giorni. I delitti di chi ha deciso di non estendere le zone rosse, di chi ha svolto il ruolo dell’untore invitando le città a “non fermarsi”, di chi ha deciso di non chiudere le attività produttive.
Delitti di cui sono in tutta evidenza responsabili ed esecutori il governo, le amministrazioni regionali con la complicità dei sindacati concertativi che hanno sottoscritto l’illusione che fosse possibile rendere sicuri i posti di lavoro.
Delitti che hanno come mandanti banche e grandi industriali che hanno deciso di giocare in modo criminale sull’epidemia ognuno nella speranza di conquistare nuovi spazi di mercato spingendo i propri lavoratori al massacro.
Ventimila morti, nella migliore delle ipotesi, ma potranno essere il doppio o il triplo se non si chiuderanno davvero la maggior parte delle attività produttive.
Ventimila morti saranno una strage senza precedenti, saranno dieci volte i morti del disastro del Vajont nel 1973, quasi 7 volte i morti del terremoto in Irpinia del 1980, oltre 60 volte il numero dei morti del terremoto dell’Aquila nel 2009.
Questi morti meriteranno di non essere dimenticati, meriteranno che mandanti ed esecutori della strage vengano giudicati severamente e puniti in modo esemplare.
*Rete dei Comunisti
[i] La decisione di Conte: chiuse tutte le attività non strategiche, aperti servizi essenziali e supermercati
[ii] Coronavirus: il governo stima 92mila contagi, il picco il 18 marzo
https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-governo-stima-92mila-contagi-picco-18-marzo-ADfgS9C
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa