La morte di Gianni Vattimo ci addolora e ci fa perdere un interlocutore che, con la dovuta modestia e senso delle proporzioni che non abbiamo mai smarrito nel rapporto con lui, ci ha onorato del suo contributo di riflessione e di umanità. Sia in dibattiti nazionali che in occasione di iniziative e presentazioni di libri nella sua Torino, ha sempre accettato e puntualmente partecipato ai confronti, portando sempre una luce di intelligenza, ironia e prospettiva per giovani e meno giovani militanti e attivisti.
Negli ultimi decenni Vattimo è stato, come forse nessun altro intellettuale europeo, vicino alle cause antimperialiste e rivoluzionarie, dalla Palestina al Venezuela, da Cuba alla Bolivia, dalla lotta per la liberazione dei 5 eroi cubani detenuti negli Usa, agli interventi sempre puntuali sui temi dell’immigrazione e del razzismo; senza tralasciare le battaglie civili, da omosessuale dichiarato, sui diritti LGBT o quelle sociali e territoriali della lotta No Tav o di quella No Mous, dandosi con generosità alla politica e al dibattito culturale, senza rinunciare al suo cristianesimo comunista.
Demonizzato come ideologo del “Pensiero Debole” e del “nichilismo morbido”, ha ben presto sorpassato a sinistra gran parte dei suoi critici, specie di quel mondo politico culturale tutto interno o contiguo a un PCI che con il suo storicismo senza prospettiva, tanto spazio aveva aperto al nichilismo filosofico tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.
È chiaro che si è trattato di una strada, quella del pensiero debole, diametralmente opposta alla nostra, quella del recupero e del consolidamento di un impianto “pesante” e sistemico dal punto di vista teorico, ideologico e organizzativo, ma nella consapevolezza che il passaggio di fase non avrebbe concesso facili accomodamenti o rifugi nel passato.
In fondo Gianni Vattimo ha avuto proprio il coraggio filosofico di non cercare mai accomodamenti, perfino nella ricerca dei concetti di liberazione in Nietzsche e in Heidegger, di cui è stato tra i principali critici italiani. In un momento in cui, nelle aule universitarie, la filosofia viene separata dal mondo reale e resa innocua e addirittura funzionale allo sfruttamento capitalistico, gli insegnamenti di Vattimo rimangono un valido contraltare.
Averlo incontrato, frequentato e studiato è per noi un tassello di un lavoro politico e culturale che va avanti da tempo e che oggi allarga sempre più il suo raggio di azione.
È stato importante per noi saperlo fare con un grande del pensiero come Vattimo.
Ciao Gianni, che la terra ti sia lieve
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