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Ross@. Il documento finale approvato


Lo sfruttamento del lavoro, la disoccupazione e la precarietà di massa, la violenza sulle donne, le discriminazioni e la soppressione dei diritti, la cancellazione della democrazia, la devastazione della natura, avanzano.
È necessario qui ed ora un movimento sociale e politico anticapitalista e libertario, che non insegua i miraggi di piccoli aggiustamenti che in nome del meno peggio portano sempre al peggio.

Noi pensiamo che sia necessario riprendere la via della liberazione della società dal dominio del mercato e del profitto, noi pensiamo che oggi si possa e si debba rendere attuale il socialismo.

Competitività, flessibilità, austerità, produttività sono parole che presiedono alle politiche oggi dominanti. Politiche nemiche della umanità e della natura. Bisogna rompere con esse e con chi le adotta come valore e metro di misura. Dobbiamo combattere i privilegi della casta, ma ancora di più lottare contro il potere vero, quello della ricchezza, del mercato, dei padroni.

A tutto questo contrapponiamo il socialismo del 21° secolo, che si costruisce sulle necessità di oggi, con obiettivi e conquiste progressive e con la partecipazione popolare, che cammina passo passo con le lotte per la liberazione dallo sfruttamento e da ogni oppressione.

Noi vogliamo:

  1. Rompere con l’Unione europea. Democrazia vera, diritti del lavoro (a proposito dei quali è fondamentale la riconquiste dell’art. 18), stato sociale, eguaglianza, libertà sono incompatibili con l’Europa del rigore, del fiscal compact, di Maastricht e della Troika. Non c’è nulla da rinegoziare, i trattati vanno cancellati. L’euro e il debito non ci debbono più ricattare, bisogna che i popoli conquistino la sovranità sulla moneta e sulla spesa pubblica.
  2. Ridurre l’orario di lavoro e il tempo di lavoro a parità di salario, mentre il reddito deve essere garantito a chi non ha un lavoro sicuro e dignitoso. La salute e la sicurezza sul lavoro vengono prima di tutto. L’educazione e la formazione pubbliche, l’abitare, la sanità pubblica vanno garantite e tutta la società va ricostruita su nuove basi. La sola compatibilità è l’eguaglianza sociale
  3. I beni comuni in mano pubblica, così come le banche e le attività strategiche. Il lavoro deve controllare la produzione e il potere pubblico deve impedire la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni, i licenziamenti. La democrazia deve entrare in ogni luogo di lavoro. Riconversione industriale e produttiva, salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale, intervento pubblico generalizzato nella economia. No al TAV e alle grandi opere. No alla militarizzazione dei territori per favorire la devastazione ambientale:
  4. Libertà delle donne contro l’oppressione patriarcale, libertà e cittadinanza dei migranti contro le leggi schiaviste, libertà e diritti delle persone contro i poteri del mercato e delle burocrazie autoritarie.
  5. Una politica fiscale immediatamente e fortemente redistributiva verso i redditi fissi, da lavoro e pensione, a danno della grande rendita, del grande capitale, delle ricchezze private e dell’evasione.
  6. Pace e disarmo, con la fine immediata di tutte le missioni militari all’estero e di tutte le spese di guerra. Liberazione dalle servitù militari e dall’occupazione  imperialista dei nostri territori.
  7. Una vera democrazia fondata su una legge elettorale proporzionale pura, sulla distruzione dei privilegi delle caste, sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente su chi li rappresenta e sugli accordi, sulla partecipazione, sui referendum, sul diritto a decidere delle popolazioni nel territorio. Diciamo no al presidenzialismo e all’autoritarismo plebiscitario che mirano a distruggere la Costituzione Repubblicana. No alla repressione dei movimenti e dei conflitti. Libertà per le/i compagne/i arrestate/i.

Non uno solo di questi punti è oggi interamente sostenuto dalle forze di centrosinistra e dai grandi sindacati confederali.

Sono nostri avversari il governo Napolitano Letta Berlusconi, il suo programma e chi lo sostiene. Sono avversari la politica di austerità della Troika europea, e la sua traduzione nelle relazioni sindacali con il patto corporativo tra CGIL CISL UIL e Confindustria. Sono altro da noi tutta la politica del centrosinistra e tutti i tentativi di riaffermarla.

Noi vogliamo essere militanti di un movimento politico che affermi il diritto e la legittimità dell’alternativa, che rovesci gli equilibri, i poteri, i vincoli che oggi impediscono ogni reale cambiamento e che prima di tutto sia uno strumento per l’organizzazione e la rappresentanza di tutte e tutti coloro che vengono colpiti dallo sviluppo capitalista e dalla sua crisi e vogliono ribellarsi.

Per questo cominciamo oggi un percorso che sappiamo difficile e pieno di ostacoli, ma convinti che se le forze anticapitaliste in Italia resteranno nella frammentazione attuale, la reazione antisociale continuerà.

Aderiamo a questo percorso come militanti che non rinunciano alle proprie appartenenze sindacali, politiche e nei movimenti sociali, ma che impegnano la propria persona nell’impresa di costruire una casa comune della lotta e dell’alternativa anticapitalista.

Aderiamo a questi punti e a questa proposta per lavorare alla loro diffusione, approfondimento, arricchimento e alla organizzazione del percorso. Sappiamo che il primo metro di misura saranno il rigore e la coerenza personale con cui li porteremo avanti.

Ci ritroveremo a settembre dopo aver discusso in ogni parte del paese. Ci diamo come scadenza il prossimo autunno. Allora dovremo essere in piazza con una forza tale da mettere in crisi il governo e il dominio della Troika europea e chi li sostiene. Ora cominciamo.

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5 Commenti


  • Francesco Santoianni

    Comincia male, “Ross@” proposto da Giorgio Cremaschi e fatto proprio da quello che resta della corte che, il 1° ottobre 2011, diede “vita” all’analogo movimento “Dobbiamo fermarli”. Comincia con uno davvero indecoroso attacco a Grillo – e al Movimento Cinque Stelle – che lascia presagire lo stesso sterile settarismo e la stessa autoreferenzialità che hanno desertificato l’opposizione sociale in Italia.
    Ma forse è opportuno riepilogare brevemente i termini della questione.
    Il primo ottobre 2011, al Teatro Ambra Iovinelli di Roma, Giorgio Cremaschi, forte di un appello firmato da un migliaio di compagni,- tra cui moltissimi quadri della, allora non monolitica, FIOM – lancia il Movimento “Dobbiamo Fermarli”: primo tra i suoi obbiettivi il non pagamento del Debito Pubblico. Nasce così il “Comitato No Debito” . L’idea che si fa avanti è quella di ripercorrere la stessa strada che ha dato vita ai comitati per i referendum che, il 12 e 13 giugno di quell’anno, hanno portato al voto 25 milioni di italiani sbaragliando l’ostracismo di tutti i partiti e ottenendo, così, l’unica vittoria del Movimento di questi decenni. Strutture democraticamente elette, quindi, dove ognuno – organizzando banchetti, effettuando volantinaggi, indicendo petizioni, raccogliendo firme… – indipendentemente dal partito o dall’organizzazione di appartenenza, si impegnava al raggiungimento dell’obiettivo.
    Ma le cose non vanno affatto così. Nasce dal nulla, e senza che nessuno lo abbia eletto, un sedicente “Coordinamento Nazionale No Debito” – composto, per lo più, da funzionari di un sindacato di base, da ex parlamentari e da esponenti di partitucoli … – che tra continue schermaglie e soporiferi quanto inutili interventi, impedisce il nascere di un qualsiasi coordinamento degli allora esistenti comitati “No debito” cittadini. Il risultato è la ineffabile creazione di due “portavoce” del Comitato, la scomparsa nel nulla delle petizioni che andavano raccogliendo i comitati cittadini, la coesistenza nel Comitato No Debito di un altro analogo comitato (“Rivoltiamo il debito”: una creatura di Sinistra Critica) una, tutto sommato, deludente manifestazione nazionale a Milano (“Occupy Piazza Affari”) seguita da una fallimentare manifestazione “meridionale” a Napoli. Il flop di due “seminari organizzativi” (Firenze e Roma) e la sostanziale chiusura del sito decretano, infine, la scomparsa del Comitato No Debito e del movimento “Dobbiamo fermarli”.
    Perché ripercorrere oggi questa penosa storia (che, tranne un intervento, non è stata minimamente accennata alla riunione di Bologna) ? Intanto per ricordare che se ci fosse stato per il Debito pubblico una capillare mobilitazione di strutture territoriali e un referendum, probabilmente questa questione si sarebbe tradotta in poderose mobilitazioni, e forse anche in qualcosa di più. E poi per rimarcare la davvero stupefacente chiusura di Cremaschi al Movimento 5 Stelle: ”Sono stato uno dei più dialoganti con Grillo ma quando dicono quelle cose sullo Ius Soli per me basta”. Grave che un compagno, solitamente così attento come Cremaschi, sul presunto razzismo del Movimento Cinque Stelle sposi le tesi di Repubblica senza degnarsi di leggere i pur numerosi interventi sulla questione. Ancora più grave è poi che non si avveda che nel, pur ecumenico, programma del Movimento Cinque Stelle ci sia l’indizione di un referendum sulla nostra permanenza nell’euro e nella BCE. Quale occasione migliore per invitare il Movimento Cinque Stelle a costituire insieme comitati per questo referendum?
    Francesco Santoianni
    da http://www.francescosantoianni.it


  • Francisco

    Riguardo lo scritto di Francesco Santoianni.

    Cremaschi volente o nolente s’è legato al dito il Grillo dal settembre 2010.
    Cronaca.
    La FIOM organizza a Roma una manifestazione nazionale per il 16 ottobre 2010, “Manifestazione nazionale Fiom-Cgil. Il lavoro è un bene comune” alla quale aderiscono tutti meno COBAS, e che dopo tanto tempo vide anche giovani e studenti partecipare. Fu una manifestazione piuttosto imponente e importante, anche se come al solito c’è da criticare determinate adesioni e presenze un po’ fuori luogo, e comunque la FIOM qualche peccatuccio sulla coscienza ce l’ha, ma era un momento particolare per il mondo del lavoro, dai diritti alle tutele, e abbisognava assolutamente della partecipazione di tutte le forze rappresentative della sinistra.
    Non aderì ovviamente il PD, ma nemmeno ci fu lo sguardo benevolo di Grillo e il m5s.
    Per ricostruire un po’ come andarono le cose è bene ricordare che in questo paese la propaganda più incisiva è da sempre in mano alla televisione, e in quel periodo il programma più blasonato del settore era ANNOZERO di Santoro… come da sempre i programmi d’approfondimento politico di Santoro e della RAI.
    Ebbene, il 26 settembre ci sarebbe stato il Woodstock grillino e Santoro due giorni prima gli dedicò l’intera puntata, procurandogli un spot niente male, con interviste e lodi… non nominò neanche di striscio la futura manifestazione FIOM che ci sarebbe stata il 16 ottobre.
    Il buon Santoro dedicò le successive puntate ad altro (il 30 settembre, il 7 e 14 ottobre) inclusa quindi quella immediatamente precedente il 16 ottobre: anche lì niente, silenzio completo.
    Nel frattempo, oltre che trascurare al limite del boicottaggio il 16 ottobre della FIOM dal sito ufficiale di Grillo si attaccava la FIOM come “cattiva” costola della ancor più cattiva CGIL, i commenti che chiedevano spiegazioni o partecipazione all’evento erano proditoriamente censurati, e i grillini incaricati della gestione del sito si prodigavano nello sbeffeggiare l’ormai “desueta” abitutidine di manifestare con le bandiere… si sa, loro sono SOPRA!
    Ebbene, dopo la manifestazione Santoro dedicò la puntata alla stessa, dopo… però.
    Nell’occasione in diretta passò un’operario FIOM incazzato che fece scalpore, il giorno dopo con un post sul suo sito il signor Grillo lo usò portandolo ad esempio dell’incazzatura generale del mondo del lavoro… inutile aggiungere che la FIOM era diventata una nuova figlia prediletta del grillismo e da proteggere, nonostante fosse un sindacato, che notoriamente è una bestia nera per il grillismo.
    Superfluo aggiungere che la prassi era stata anticipata già in occasione del referendum di Pomigliano… una cosetta da nulla insomma!
    Ecco la storia che molti compagni sembrano ignorare o non ricordare.
    Se poi vogliamo paragonare i favori fatti a Grillo dalle TV e l’oscuramento di Sandro Medici sull’elezione del sindaco a Roma allora penso ci sia poco da aggiungere sul ruolo del grillismo in questa fase storica.
    Rimane poi il problema di fondo: al grillismo l’antifascismo non compete… pazienza, noi compagni ortodossi viviamo di ricordi, ma se il nuovo che avanza nei compagni è un nuovo che ancora non ha capito cosa c’è dietro Grillo allora siamo messi davvero male.
    Un saluto comunista.


  • Valsusino

    Il ‘quid’ resta sempre e ancora, per noi sinistra veramente di conflitto, la questione -rapporti-con l’M5s. Sinchè non si decide una linea unitaria in merito ai “grillini” (i due interventi precedenti mostrano tale dramma) restiamo nell’empasse. Io stimo Cremaschi e lo seguirei all’-assalto del palazzo d’inverno- ma, leninisticamente DOBBIAMO “decidere” NOI cosa è l’M5s. Sinora, strategicamente, non abbiamo una linea in merito. O lo ce lo lasciamo ‘a destra’ o cerchiamo/imponiamo un confronto ma, attenzione: il tempo stringe !!!!!!


  • Francesco Santoianni

    Solo due parole riguardo al commento di tale Francisco.
    Tralascio sui “favori fatti a Grillo dalle TV” o sull’astio di Cremaschi che risalirebbe al settembre 2010 (quando poi proprio Giorgio dichiara di essersi ricreduto su Grillo solo dopo la recente questione dello “Ius Soli”) e pensiamo in positivo. Leggo oggi che, il 25 maggio, il Comitato No Debito terrà un seminario per valutare l’opportunità di un referendum di indirizzo costituzionale contro i Trattati europei. Una buona notizia (che, curiosamente, non era stata annunciata alla presentazione di Ross@). Bene, vogliamo invitare il Movimento Cinque Stelle ad essere tra i soggetti promotori di questo referendum? O preferiamo livorare su manifestazioni della FIOM di tre anni fa e/o su presunte caratterizzazioni reazionarie del Movimento Cinque Stelle?
    Francesco Santoianni


  • Francisco

    Il “tale” Francisco conosce abbastanza bene il viatico del movimento, credo d’aver già scritto abbastanza.
    Qui non si tratta di “invitare il Movimento Cinque Stelle ad essere tra i soggetti promotori di questo referendum”, intanto i referendum su trattati internazionali e leggi finanziarie non hanno cittadinanza nella costituzione, e poi il m5s è stato “tollerato” a questo sistema non certo per svoltare a sinistra in questo paese, non a caso vuole inglobare non collaborare.
    Per le “presunte caratterizzazioni reazionarie” nessuno si sta inventando nulla, è la posizione ufficiale del movimento che le legittima, oltre una pur sommaria lettura della storia.

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