1). Quando si entra in politica bisogna definire la collocazione e lo scopo. Dobbiamo chiarire prioritariamente che la nostra non è la riproposizione dell’”unità della sinistra” che, anzi, è un progetto che non ci interessa… forse non interessa a nessuno.
Noi vogliamo costruire l’unità delle forze antagoniste, in totale alternativa al centrosinistra. Il nostro anticapitalismo non è da convegno, non serve ad abbellire il mondo che ruota attorno al PD. Per questo il nostro è un progetto di rottura.
Ci dobbiamo misurare senza anatemi col grillismo e con la sua rapida crisi. La rottura dei 5 stelle a febbraio è stata un evento positivo rispetto alla continuità politica governo Monti-governo Bersani. Ciò che dobbiamo praticare è il loro spirito di rottura, ma nello stesso tempo e proprio per questo, dobbiamo chiarire tutta la crisi di una rottura girotondina solo con la casta politica, senza programma di cambiamento sociale, che non sceglie con chi stare. Inoltre il “centralismo democratico fondato sulla rete” è un modello per noi inaccettabile.
2). Chiarita la rottura totale con ogni ipotesi di “sinistra del centro sinistra”, il nostro approccio deve essere poi unitario tra e con tutti quelli che in vario modo condividono questa scelta di fondo. Cioè bisogna affermare con rigore e intransigenza l’urgenza dell’unità antagonista. Chi, condividendo la scelta dell’alternativa al centro sinistra, si attarda a difendere le proprie macerie, va denunciato e combattuto senza diplomazia. Rottura e unità viaggiano assieme. Su questo dobbiamo avere più coraggio politico e culturale.
La situazione è gravissima, l’urgenza di reagire al degrado e alla ritirata senza fine è pressante Noi non diciamo che il tentativo di Ross@ è l’ultima spiaggia, però vediamo avvicinarsi un momento nel quale, se non si inverte la rotta della frantumazione e del particolarismo, non ci saranno spiagge per nessuno.
3). Lo scopo di quello che facciamo è costruire il blocco sociale antagonista, dargli forza; noi non siamo l’avanguardia, ma la retroguardia politica da cui partire per gli attacchi al potere. Per fare questo dobbiamo uscire da ogni retorica o attesa messianica delle lotte. La verità è che ci sono si lotte qua e là, ma non c’è un movimento generale di lotta. CGIL CISL UIL e PD per ora riescono a controllare la situazione e ad evitare che le singole lotte si colleghino. I prossimi mesi devono quindi vederci prima di tutto impegnati a costruire ovunque possibile la rivolta sociale, e dentro di essa a far crescere la coscienza della rottura, il rifiuto del riformismo. Questo richiede anche mettere in discussione la retorica del movimentismo senza movimento reale, sulla quale galleggia un piccolo ceto sempre più attratto dal “sistema PD”.
4). Il PD sta diventando il vero partito di regime, onnicomprensivo come il Partito Rivoluzionario Istituzionale in Messico, ben più della vecchia DC. Galleggiando sulla sconfitta e sulla passivizzazione popolare, grazie alla sapiente opera di egemonia culturale costruita attorno al mondo de La Repubblica, il PD sta al centro di un sistema nel quale sono ammessi solo liberali di destra, di centro, “di sinistra”. Questo processo è aiutato dal fatto che la destra è in disfacimento nonostante gli sforzi di Berlusconi, e la sinistra radicale è in via di dissoluzione, con la parte più visibile di essa che aspira ad essere parte dei liberali di sinistra. Il Sistema PD è dunque il primo avversario di qualsiasi progetto, come il nostro, di indipendenza culturale e politica nel nome dell’anticapitalismo.
I gruppi dirigenti FIOM e SEL hanno raccolto tanta domanda e speranza di alternativa, ma come altre volte nel passato li hanno attaccati al carro del sistema PD…
Dobbiamo chiarire che il nostro è un altro progetto rispetto a quello di questi compagni e non solo per il loro settarismo nei confronti di tutto ciò che ritengono più a sinistra di loro. Lavoriamo per un percorso alternativo al centrosinistra, mentre loro sono saldamente lì dentro… Questa è la differenza di fondo da far vivere e valere, anche rispetto a movimenti politici come ALBA che invece pensano di ignorare la necessità di scegliere.
Siamo antifascisti. Cè uno spirito antifascista che sta diventando il solo vero legame identitario e la discriminante dei e fra i giovani e con esso dobbiamo misurarci.
Ma anche la lotta verso la controriforma costituzionale in atto non può ignorare che essa oggi è voluta non solo dalla destra, ma dal PD, da Giorgio Napolitano, dalla Europa del fiscal compact e della BCE. La difesa della Costituzione non può più essere la retorica comune che unifica tutti. Nostro compito è dunque quello di far sì che il costituzionalismo democratico contrasti i veri promotori della controriforma, Presidente della Repubblica e governo delle larghe intese prima di tutto, e difenda il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori alla democrazia nei luoghi di lavoro, oggi soffocata anche dal patto del 31 maggio.
5). Alla base della nostra iniziativa stanno quattro punti. I primi tre sono la rottura e alternativa verso l’Unione europea, verso le politiche di austerità, verso la riduzione della democrazia ad alternanza tra simili e presidenzialismo e verso la a concertazione delle parti sociali. Il quarto punto è l’ambientalismo sociale e anticapitalista.
Per quanto riguarda la moneta unica, emblema politico ed economico del liberismo e del neo imperialismo europeo, siamo impegnati ad assumere una posizione formale, dopo consultazione e confronto, nella assemblea costituente di fine anno. Intanto sosteniamo la richiesta di referendum di indirizzo, abbinato alle elezioni europee, su fiscal compact e trattati.
Dobbiamo dire con la massima forza che l’accordo sulla rappresentanza CGIL CISL UIL Confindustria è il primo atto della controriforma costituzionale del governo Letta. Il fatto che FIOM e sinistre del centrosinistra lo sostengano è un’altra dimostrazione che quei gruppi dirigenti non sono disponibili per un vero conflitto con il sistema PD.
La lotta alla precarietà e allo sfruttamento delle persone e dei beni comuni, quella contro la devastazione ambientale sono il nostro punto fondante. Si parte da qui. Lavoriamo per favorire ed estendere il moderno conflitto sociale, nell’intreccio tra luogo di lavoro e territorio. La costruzione del blocco sociale antagonista deve misurarsi con le lotte ed i processi reali, che sono totalmente immersi nelle contraddizioni e nelle asprezze della vita reale.. Bisogna abbandonare elitarismo e schizzinosità di una certa cultura di sinistra.
Lavoriamo su queste basi per l’unità del sindacalismo conflittuale e di classe, basi profondamente diverse dal tradizionale “lavorismo”.
La dissoluzione del movimento pacifista impone un confronto rigoroso su cosa oggi sono l’imperialismo e la guerra globale e su come si lotta contro di essi.
Infine c’è un tema che deve attraversare tutti gli altri. Parliamo della lotta contro il patriarcato in ogni sua forma e della lotta antiautoritaritaria. La definizione di libertaria deve essere sempre più costituente della identità di Ross@.
6).Le organizzazioni politiche della sinistra radicale devono essere disposte a mettere in discussione la loro collocazione e le loro scelte. I loro gruppi dirigenti devono assumersi la responsabilità di dare una risposta credibile alla inerzia attuale e della depressione tra i militanti. Noi non chiediamo a nessuno di sciogliersi, ma di partecipare al processo che iniziamo con il senso esplicito che questa è una RIPARTENZA, non una continuità gattopardesca.
La sinistra e i movimenti a chilometro zero che non credono più, per le delusioni subite, alla dimensione generale del conflitto, sono nostri interlocutori e con essi dobbiamo riuscire a stabilire relazioni vere nello sviluppo del nostro progetto e delle nostre lotte.
Per fare questo Ross@ deve diventare un’area militante e di militanti. Questo significa ridefinire i modi della azione politica. Dobbiamo far nascere Ross@ come esigenza delle lotte. I militanti di Ross@ devono prima di tutto stare sulle barricate sociali e culturali e contribuire a organizzarle. Il primo modello a cui riferirsi è quello NOTAV, che mette assieme mobilitazione di massa, iniziativa istituzionale e politica e azione diretta. Ci vogliono tutte e tre.
7. Dobbiamo agire contemporaneamente su tre piani. La pratica del conflitto sociale e politico, l’ elaborazione del programma di alternativa, la battaglia culturale contro il liberalismo. Da tutto questo nasce quello che abbiamo chiamato il socialismo del 21 secolo. Oltre che per i suoi opportunismi ed errori, la sinistra radicale in Italia è morta per l’incapacità di proporre altro che non qualche rivendicazione qua e là, è stata vittima del suo minimalismo. Occorre ridare senso concreto alla definizione di cambiamento rivoluzionario.
Siamo anticapitalisti, non liberali di sinistra. La nostra è anche lotta culturale contro l’egemonia assoluta che, tramite l’antiberlusconismo, il pensiero liberale ha costruito a sinistra. Non vogliamo uscire dalla crisi del capitalismo, ma uscire dal capitalismo in crisi.
Questo non vuol dire, come subito si accusa, essere “vetero”. La nostra prima sfida culturale si colloca proprio sul terreno della modernità del cambiamento sociale, che esclude la riproposizione dei modelli sconfitti. La parola libertaria, con tutte le sue implicazioni, non è accessoria rispetto a quello che vogliamo costruire. Nel percorso di Ross@ va quindi collocata una sede teorica, che istruisca il confronto sul programma fondamentale, da discutere all’inizio del prossimo anno.
8. Ross@ deve diventare una sede di discussione e analisi politica, economica e sociale autonoma. Siccome si parte da storie ed identità molto diverse, storicamente opposte, questo significa gestire un percorso che evita sia la violenza che sopprime un punto di vista, sia la diplomatizzazione del confronto da coordinamento intergruppi. La condizione è la verità sia nel confronto sia nelle pratiche.
9. Dobbiamo organizzarci concretamente.
Questo significa non indulgere in schemi da movimentismo che per altro non hanno funzionato neppure nei movimenti. Per avere democrazia vera ci vuole trasparenza e disponibilità al confronto. La prima vuol dire che c’è un gruppo di persone che promuove l’iniziativa e ci mette la faccia. Questo gruppo si muove anche necessariamente per trasparente e condivisa cooptazione in tutta la fase costituente. Il gruppo promotore affida ad una ventina di garanti la gestione della continuità operativa dopo il 15 giugno.
Questo gruppo fondatore e promotore rischia anche risorse economiche personali, perché, come dicono gli psicoanalisti che chiedono alte rette per la terapia, se non sacrifichi qualcosa di tuo vuol dire che non ci credi davvero. Si può definire un esecutivo operativo, che richiede una sola condizione oltre alla condivisione del percorso, l’impegno personale all’organizzazione.
10. Con queste persone e questo fondo di esercizio iniziale vanno formalizzate una associazione politica anticapitalista e libertaria ROSS@, con registrazione legale. ci vuole un conto corrente e un amministratore.
Questo fondo deve finanziare una sede fisica nazionale, un sito organizzato, una newsletter, e quanto altro è necessario. Va formalizzata una redazione e un gruppo informativo che valorizzi la catena di informativa, tv e radio e siti web a noi vicini.
Le adesioni a Ross@ vanno formalizzate, con una quota. Le adesioni sono militanti e naturalmente danno diritto al voto.
L’assemblea costituente finale deve essere trasparente e libera, si voterà su tutto. Quella di settembre è ancora un passaggio che formalizza le regole democratiche e definisce alcuni punti di lotta immediata, in mezzo la mobilitazione, mentre alla fine dell’anno si dovranno prendere tutte le decisioni di fondo, anche quella elettorale, che comunque non dovrà in ogni caso essere la prima e la principale.
Nella assemblea costituente di fine anno, se la esperienza avrà la forza di marciare, si voterà per punti la piattaforma programmatica e con scrutinio segreto il gruppo dirigente. tutte le regole democratiche partecipative dovranno essere operative. In linea di massima Ross@ opera con una democrazia fisica e non virtuale. La rete è strumento fondamentale di comunicazione informazione proposta, ma le decisioni le prendono persone in carne ed ossa in luoghi fisici.
Le sedi territoriali, inizialmente su dimensione regionale, di Ross@ sono nodi autonomi, con una propria definizione organizzativa nell’ambito del progetto nazionale.
PERCORSO:
Riassumiamo allora il percorso costituente.
Costituzione formale associazione Ross@, con regole e statuto provvisori.
Giugno, luglio, settembre, assemblee e riunioni territoriali, almeno una per regione.
7 settembre.. nuovo seminario gruppo promotore.
(Indicativamente) 28 settembre… Assemblea nazionale che vara primo programma e regole.
Fine ottobre…. mobilitazione e manifestazione nazionale forze antagoniste.
Novembre… seminari di approfondimento teorico e programmatico
Dicembre… Assemblea nazionale costituente
Indietro non si torna!
La generazione dei sessantenni ha vissuto una parte rilevante della propria militanza, dagli anni 80 in poi, assieme a questa parola d’ordine. Essa ha segnato tutte le lotte e le sconfitte.
Ora bisogna dare nuovo e diverso senso a questa frase.
Il nostro progetto rivoluzionario si fonda sulla tesi che indietro non si torna perché indietro non si può tornare. Cioè il benessere e la sicurezza sociale persi, il lavoro quasi sicuro, non torneranno mai più. In questo senso, come disse Monicelli il nemico della rivoluzione è la falsa speranza. Cioè quel sentimento, alimentato da tutte le componenti del regime, che coltiva in chi soffre l’illusione della fine della nottata, della ripresa, del ritorno agli anni belli dopo i sacrifici. Quel sentimento traducibile in: “io speriamo che me la cavo”, che alla fine produce solo passività e rassegnazione, anche nella militanza.
Noi dobbiamo invece coltivare la fiducia nella necessità e nella possibilità del cambiamento. Coltivare questa fiducia come e con passione.
Se vogliamo che riparta davvero un movimento di lotta generale, deve diffondersi la consapevolezza che indietro non si torna e che solo cambiando la società e rovesciando il potere si ricomincia ad andare avanti.
Indietro non si torna vuol dire anche che non si torna alle vecchie certezze, spesso solo consolatorie. Le conquiste culturali e le pratiche del femminismo, dei movimenti antiautoritari, dell’ambientalismo sono oggi parte costituente di un punto di vista anticapitalista. Le lotte e le rivolte che scuotono il mondo che vogliamo abbattere possono cominciare anche dal “no” al l’abbattimento degli alberi in un parco di Istanbul….
Ha da finì a’ nottata? No, da sola non finisce… gridare questo è compito di ROSS@
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa