Una sfida assolutamente non preconcetta ma rigorosamente attenta all’essenza vera dei provvedimenti che l’azione di governo di De Magistris sta iniziando a mettere in campo e, soprattutto, imperniata, per quanto ci riguarda, su una linea di lotta e di organizzazione attenta alla rigorosa difesa degli interessi e delle condizioni di vita dei lavoratori e dell’insieme dei ceti popolari.
A distanza di pochi mesi possiamo iniziare a delineare alcune prime (parziali) considerazioni sull’azione dell’esecutivo presieduto da Luigi De Magistris.
Lo faremo per punti ed in forma volutamente schematica (ci soffermiamo, per comodità di esposizione solo su alcune questioni) per evitare, anche inconsapevolmente, di tracciare un giudizio politicista verso questo avvio dell’esperienza amministrativa napoletana post/bassoliniana.
Non mancherà – infatti – il tempo e l’ambito politico adatto per una riflessione più argomentata e compiuta ma, al momento, considerando anche il (relativo) breve lasso temporale intercorso dall’insediamento della nuova amministrazione vogliamo limitarci ad indicare alcuni capitoli su cui già stiamo intravedendo e registrando linee d’intervento dissonanti e, spesso, contrapposte alle stesse premesse programmatiche agitate da De Magistris durante la passata campagna elettorale.
L’area metropolitana e la ristrutturazione urbanistico territoriale:
Avevamo già notato, nel corso delle ultime battute della campagna elettorale, la strana convergenza, nel gruppo di sostenitori di Luigi De Magistris, di Antonio D’Amato (l’ex presidente di Confindustria) il quale è sempre stato, negli anni passati, il nome che, periodicamente, Berlusconi indicava come il naturale antagonista di Antonio Bassolino.
D’Amato, il quale non esita a collocarsi tra i falchi di Viale dell’Astronomia (anche recentemente le sue critiche alla manovra di ferragosto del governo sono state del tipo che questo provvedimento non taglia con più determinazione ciò che residua del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e dell’Articolo 18) al momento del ballottaggio tra De Magistris e Gianni Lettieri si è schierato, a sorpresa, contro il candidato napoletano di Silvio Berlusconi.
A tale proposito, rifuggendo da ogni considerazione scandalistica, vogliamo esternare una preoccupazione politica che intendiamo porre pubblicamente ai movimenti sociali, alle avanguardie di lotta e a tutti gli attivisti politici e sociali.
Abbiamo il fondato sospetto che la improvvisa convergenza di Antonio D’Amato sul cavallo vincente di Palazzo San Giacomo sia il tentativo di preservare e rendere fattibili i progetti urbanistici, caldeggiati dagli industriali e dai palazzinari napoletani, riguardanti la vasta area di Napoli Est (la Zona Orientale della città).
Fino al ballottaggio elettorale questi cosiddetti piani di sviluppo territoriale delle ex aree industriali della città erano stati i punti forti del programma del candidato/flop del Partito Democratico, Mario Morcone, il quale si impegnava, nel caso di vittoria elettorale, a dare esecuzione alle vergognose delibere approvate, in tutta fretta, nelle ultime settimane di vigenza dell’amministrazione retta da Rosa Russo Jervolino.
I provvedimenti della Jervolino recepivano, sostanzialmente, le sollecitazioni maturate e richieste dall’insieme dei poteri forti economici della città i quali sono interessati ad una più efficace valorizzazione dell’enorme patrimonio di suoli esistente nell’ ex area industriale di Napoli.
A questo proposito da Maggio 2010 ha iniziato ad operare una cordata di imprenditori, raccolta nel Consorzio Naplést, la cui missione è la riqualificazione dell’area Est della città. La presidente di tale Consorzio è l’imprenditrice Marilù Faraone Mennella la quale è la moglie di Antonio D’Amato ed è storicamente una partner finanziaria ed economica molto abile nel tessere, come dimostra il suo curriculum, a Napoli come altrove, relazioni bipartizan ad ampio raggio.
C’è – quindi – da suonare un campanello di allarme circa questa sorta di convitato di pietra il quale getta una pesante ombra su una immensa area della città dove, da sempre, gli appetiti affaristici e speculativi sono enormi (vedi l’affaire Inceneritore, il Palaponticelli, il porto di Viglena, la paventata costruzione della Centrale a Turbogas, l’utilizzo dell’ex Manifattura Tabacchi e dei suoli delle raffinerie..).
Infatti a tutt’oggi non ci sono prese di posizione dell’amministrazione comunale che – in qualsiasi forma – segnalino una inversione di tendenza, di metodo e di sostanza, verso i pericoli di un nuovo saccheggio del territorio che si paventa per Napoli Est.
Anzi – rimanendo alle cronache di queste ultime settimane – c’è da restare allibiti per la sintonia che si sta manifestando tra il Comune di Napoli, la Regione Campania, l’Unione Industriale e, ultima arrivata, la Provincia di Napoli a proposito dell’affaire America’s Cup.
Come è stato reso noto le fasi di qualificazione di questa kermesse internazionale, si svolgeranno nelle acque del Golfo di Bagnoli e su alcuni suoli dell’area ex Italsider (come quello della famigerata Colmata a mare che è un manufatto abusivo, altamente nocivo e che deve essere rimosso come sancito da numerosi provvedimenti).
Con una scelta politica e (culturale) che appare sconvolgente, anche nei confronti delle dichiarazioni esternate in campagne elettorale, la nuova amministrazione di Luigi De Magistris ha deciso di risuscitare il vecchio pallino del duo Jervolino/Bassolino consistente nel destinare l’ex area industriale di Bagnoli e l’intero territorio dei Campi Flegrei ad avvenimenti mondani internazionali i cui unici beneficiari saranno i grandi loghi delle griffe internazionali, l’imprenditoria del turismo d’alto bordo e, come al solito, la lobby (bipartizan) napoletana del mattone.
Che idea di città e che messaggio culturale ed ideale si vuole accreditare puntando tutto (non a caso assieme al Presidente della Regione, Stefano Caldoro e a Paolo Graziano, il Presidente dell’Unione Industriale di Napoli) su un avvenimento che, storicamente, in ogni latitudine, è la volgare espressione economica di segmenti finanziari e commerciali i quali non hanno nessuna ricaduta espansiva in termini occupazionali o di distribuzione del reddito?
E dove sono tutte le promesse, a cui, purtroppo, hanno dato credito, in campagna elettorale, molte associazioni ambientaliste e di difesa del territorio, circa l’accelerazione dei programmi di tutela dei vincoli paesaggistici e naturali di Bagnoli a fronte di una lunga stagione in cui l’operato del Comune, attraverso la Società Bagnoli Futura, ha rappresentato la negazione materiale di questi sacrosanti obiettivi?
A tale riguardo ci appaiono poco convincenti ma molto elusive le rassicurazioni espresse dal Vice Sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, il quale, nel rispondere da alcune obiezioni riguardanti la possibile cementificazione della linea di costa di Bagnoli, l’uso improprio della colmata e del pontile, assicurava che tutte le opere dell’America’s Cup saranno rimuovibili ed ecologicamente compatibili. Anzi, a detta del Comune di Napoli, il ritorno d’immagine di questa kermesse servirà a dare vigore ai programmi di rilancio di Bagnoli.
Al contrario riteniamo che la scelta di concorrere, ad ogni costo, all’assegnazione della America’s Cup sia una scelta scellerata per la città e per Bagnoli e che le conseguenze, immediate e prospettiche, che deriveranno dallo svolgimento di tale manifestazione saranno deleterie sul piano ambientale, economico, sociale.
Inoltre, come ha persino notato il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Marco De Marco, tutto l’iter formale che sta accompagnando la costruzione di questo avvenimento si sta compiendo in forme molto blindate e fuori dai consessi istituzionali deputati alla discussione ed alle decisioni. Ciò configura, inevitabilmente, un duro colpo alla tenuta democratica dei tanto evocati processi di democrazia partecipata che caratterizzano la propaganda dell’Amministrazione De Magistris.
Proprio nella giornata di Domenica 21 Agosto il Sindaco, con una lettera al Corriere del Mezzogiorno ha dichiarato che intende dare vita ad una relazione comunicativa con la città sul tema dell’America’s Cup ma solo dopo che si sarà conclusa la trattativa con i partener internazionali.
Emerge, dunque, ancora una volta un profilo politico tutto imperniato alla tenuta degli equilibri con i poteri forti e che riserva, come orpello propagandistico e formale, il dialogo con la città e con le Assisi democratiche dei cittadini.
La gestione dell’affaire rifiuti:
Tralasciamo, per carità di patria, la dichiarazione, in pieno stile belusconiano, di Luigi de Magistris, il quale ad una settimana dalla sua elezione a Sindaco, dichiarò che in cinque giorni avrebbe risolto il problema dei rifiuti e cerchiamo di capire l’attuale linea di condotta dell’Amministrazione a proposito di questa dirimente questione.
In premessa va dato atto a De Magistris, almeno fino ad ora, di continuare ad opporsi alla costruzione dell’Inceneritore a Ponticelli in dissonanza con i passati deliberati della Jervolino e della Regione Campania. Detto ciò, però, tutti gli atti prodotti, al momento, sono opinabili, suscettibili di evolvere nelle direzioni più disparate e presentano molti interrogativi che non si indirizzano ad impedire che l’uso antisociale dell’emergenza/rifiuti continui a penalizzare le popolazioni dell’area metropolitana napoletana e l’insieme del già martoriato territorio.
A tale proposito ricapitoliamo, schematicamente, i punti dell’operato dell’Amministrazione che ci appaiono superficiali e – ancora una volta – siamo costretti a prendere atto che questi provvedimenti ci sembrano in forte contraddizione con quanto affermato in campagna elettorale e nelle prime dichiarazioni programmatiche della Giunta.
Il superamento dell’emergenza: riteniamo che la modalità usata dall’Amministrazione di superare l’emergenza/monnezza nella città di Napoli sia stata una scelta poco felice e politicamente errata. Imporre, con la forza delle Ordinanze Regionali e con quella dei blindati dei carabinieri, alle comunità delle altre zone della Campania (le province di Caserta, Avellino e Benevento) di prendersi, obbligatoriamente, la monnezza di Napoli è stata una decisione (più volte reiterata nell’arco di tre mesi) che gronda autoritarismo ed è foriera della diffusione di sentimenti popolari ostili contro la città di Napoli.
Queste Ordinanze, per stile e contenuto, poco si discostano dall’essenza giuridica e politica del famigerato Decreto Rifiuti (Luglio 2008) del Governo Berlusconi il quale utilizzando lo stato di eccezione calpestò leggi, procedure e percorsi di democrazia. Un Decreto che, in quel periodo, fu contestato da molti degli attuali supporters di Luigi De Magistris i quali oggi tacciono con imbarazzo.
Per quale motivo i cittadini di aree della Campania, i quali, magari vantano anche cifre virtuose in materia di differenziazione dei propri rifiuti, devono ingoiare centinaia di migliaia di tonnellate di monnezza (di pessima qualità e senza nessun trattamento), proveniente da Napoli, mentre avrebbero bisogno di programmi di messa in sicurezza e di bonifica dei propri territori già devastati da decenni di sversamenti (legali ed illegali) di ogni tipo?
E per quale motivo l’Amministrazione ha scelto questa assurda procedura mentre non ha esplorato, fin da subito, altre soluzioni possibili le quali non avrebbero colpito le altre popolazioni della Regione?
La Raccolta Differenziata: anche su questo punto non ci dilunghiamo sulle cifre iperboliche sparate da De Magistris il quale ha, più volte, osato affermare che in breve tempo la città di Napoli avrebbe tagliato il fantasmagorico traguardo del 70% di raccolta differenziata dei rifiuti.
In questi giorni (fine Agosto) Raphael Rossi (il nuovo manager dell’ASIA nominato da De Magistris) ha reso noto che la Raccolta Differenziata è di molto al di sotto della misera soglia del 20% e che – se tutto procederà nel verso giusto e senza ulteriori intoppi – in alcuni anni si arriverà alla soglia del 50%.
Infatti, fin dalla prima delibera dell’Amministrazione, che anche sul piano simbolico il Comune ha scelto di predisporla in materia di rifiuti, non è sancita – per davvero – l’avvio della Raccolta Differenziata in tutta la città ma c’è, unicamente, l’indicazione generica di una volontà e un cronoprogramma molto raffazzonato il quale non indica date precise, coperture finanziarie certe, strumenti operativi e le risorse umane su cui tale rivoluzione ambientale dovrebbe, a questo punto, già essere in opera.
Del resto non solo la Raccolta Differenziata è confinata solo in alcuni quartieri ma ciò che manca è l’esistenza di una articolata filiera di riciclaggio dei vari materiali come dimostra l’assenza di impianti di compostaggio i quali sono un tassello fondamentale per far decollare una qualificata raccolta differenziata. Certo il Comune sta stringendo accordi con vari soggetti (tra cui l’imprenditrice/verde, Carla Poli, del Comune di Vedelago) ma siamo ancora lontano da quell’idea di gestione dei rifiuti che, a detta dei De Magistris, era a portata di mano.
I rifiuti all’estero: questa soluzione che inizierà ad essere operativa a partire da Settembre ci appare come la più bizzarra. E’ veramente sconcertante (per alcuni aspetti questa vicenda ci mostra il parossismo antisociale cui è arrivata la società capitalistica globalizzata) spedire, in Inceneritori, a migliaia di kilometri la monnezza napoletana senza affrontare i nodi strutturali che, ancora oggi, impediscono una soluzione di questo problema.
Il rifiuto di inserire nella prima Delibera di Giunta l’obbligo della separazione secco/umido in tutta la città è stato esiziale per avviare significativamente una diminuzione netta della mole dei rifiuti prodotti. Si è preferito, al di là delle roboanti sparate propagandistiche, un approccio soft al tema della Differenziata con intere aree della città (guarda caso i quartieri popolari del centro) che non saranno investiti dall’avvio della raccolta differenziata.
Le politiche per il lavoro, la vicenda Bros e l’imposizione della logica d’impresa nell’azienda/Comune e in tutte le società partecipate:
Esistono decine di dichiarazioni di Luigi De Magistris il quale, ogni volta che veniva interpellato in argomento, affermava che nel caso della sua elezione a Sindaco di Napoli avrebbe utilizzato la forza lavoro e le competenze professionali dei Precari Bros per concretizzare, per davvero, una grande filiera di raccolta differenziata dei rifiuti (con il metodo porta a porta e con la definizione del Trattamento Meccanico Biologico) che, finalmente, mettese fine all’infernale circuito delle discariche, degli inceneritori e della monnezza per le strade.
Non è un caso che i Precari Bros hanno – oggettivamente – festeggiato l’elezione a Sindaco di Luigi De Magistris individuandolo come una possibile sponda autorevole per incanalare la loro decennale Vertenza verso uno sbocco occupazionale serio e duraturo dopo un decennio di imbrogli, false promesse e di continui raggiri alla dignità dei disoccupati.
A questo proposito vogliamo ricordare un episodio accaduto pochi giorni dopo la proclamazione a Sindaco di Luigi De Magistris il quale riteniamo sia stato profetico di quanto accaduto successivamente.
Mentre, in maniera sconsiderata e demagogica, il buon Luigi ancora affermava che avrebbe utilizzato i Precari Bros un consigliere della sua maggioranza, Vittorio Vasquez, mise in guardia il Sindaco da esternare promesse da marinaio ricordandogli che il comparto dei rifiuti, a suo dire, già vanta molti addetti.
In quell’occasione De Magistris zittì Vasquez ricordandogli che chi dettava le direttive era lui tranne poi smentire tutti, ed i primis i Precari Bros, attraverso il varo della prima delibera approvata in materia di rifiuti nella quale non c’è traccia né di utilizzo di nuovo personale e né, tantomeno, c’è qualsivoglia accenno alle qualifiche e alle competenze che vantano i Precari Bros.
Infatti, dopo qualche giorno, nonostante la formalizzazione di numerose richieste di incontro, i Precari Bros sono stati costretti ad occupare la sala del Consiglio Comunale in Via Verdi ed hanno conosciuto la repressione in salsa arancione con due arresti e decine di fermati e denunciati.
Come se non bastasse, in un incontro poi svoltosi tra i Precari Bros e il Sindaco, dopo ancora una settimana di tira e molla, i disoccupati sono stati costretti a sorbirsi, oltre alla rituale lezioncina sui comportamenti democratici da rispettare, la decisone che, nell’eventualità di nuove assunzioni, l’Ente/Comune, anche nel comparto dell’ambiente, non si rivolgerà alla platea certificata dei Precari Bros ma varerà un non meglio precisato bando pubblico.
In tal modo Luigi De Magistris si è rimangiato, volgarmente, tutto quanto dichiarato in campagna elettorale ed ha, di fatto, negato la fruibilità delle competenze maturate dai Precari Bros in molti anni di orientamento, formazione professionale ed esperienze lavorative messe in atto dal Governo nazionale, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Napoli e dallo stesso Comune di Napoli attraverso progetti concordati interistituzionalmente.
Abbiamo citato, come primo esempio, la vicenda Bros a causa della negativa notorietà che questa Vertenza ha assunto negli organi di stampa cittadini interessati, unicamente, a criminalizzare e delegittimare i protagonisti e le ragioni sociali di questa esperienza di autorganizzazione popolare.
Questi stessi operatori dell’informazione (o meglio della dis/informazione e della manipolazione delle coscienze) hanno, però, taciuto in occasione delle recenti assunzioni di alcune decine di stagisti e tecnici effettuate dall’Assessore al Personale, Bernardino Tuccillo, il quale non solo ha utilizzato il metodo della chiamata diretta a scapito dell’universalità dei concorsi ma ha calpestato i diritti acquisiti di alcune centinaia di vincitori di concorso che sono, legittimamente, in attesa dello scorrimento delle graduatorie.
Ma se questi episodi sono quelli che, apparentemente, presentano elementi di forte, quanto palese, contraddizione la vera questione riguarda la ristrutturazione dell’intera macchina comunale la quale sta virando, in barba alla ricorrente demagogia attinente la cosiddetta lotta agli sprechi, verso una gestione autoritaria ed imperniata alla pura logica d’impresa e del mercato.
L’Assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzio, sta dispiegando alcune linee d’intervento le quali procedono con l’obiettivo dell’accorpamento delle funzioni di alcune aziende partecipiate (ASIA e Napoli Servizi in primis ma sotto tiro c’è anche il settore trasporti con l’ANM sotto tiro).
Un lavorio il quale non punta solo a snellire i Consigli di Amministrazione (i quali sono composti da uomini provenienti dalla vecchia cricca bassoliniana assieme ad ex democristiani) ma anche ad utilizzare la forza/lavoro delle singole aziende per lavori che comportano, necessariamente, un’altra tabella contrattuale la quale, al momento, non viene riconosciuta, né in termini normativi e né in quelli salariali, ai lavoratori coinvolti.
Inoltre – anche stavolta in barba agli immaginifici fuochi propagandistici della passata campagna elettorale – si stanno diradando tutti i proponimenti circa una diffusione più capillare del trasporto pubblico, dei servizi sociali, dell’assistenza alle persone e del sostegno alle politiche culturali.
E non basta, come stiamo ascoltando in queste ore, trincerarsi dietro l’immanenza della crisi economica e degli ulteriori tagli dei trasferimenti dal Governo ai Comuni a seguito delle varie manovre economiche e Leggi Finanziarie.
Questa dinamica di riduzione dei servizi e del complesso delle politiche del welfare cittadino è in corso, da tanti anni, ed è uno dei motivi costitutivi per cui una sinistra degna di tale nome non può aspirare, pena trasformarsi in qualcosa di geneticamente diverso dalle ragioni sociali che esprime e/o vuole rappresentare, ad una azione di governo che, di fatto, penalizza i ceti sociali subalterni.
Immigrazione e politiche securitarie:
Napoli citta dell’accoglienza e della tolleranza? Oppure l’introduzione anche nell’area napoletana di una governance della questione/immigrati tutta orientata verso nuove soglie di differenziazione razziale e di esclusione sociale?
Proviamo a rileggere alcuni episodi intercorsi nelle relazioni tra la nuova Amministrazione comunale e gli immigrati e valutiamo se, sulla scorta dei fatti accaduti e delle decisioni ufficiali assunte, a Napoli sono migliorate o peggiorate le condizioni di vita e di lavoro (…leggi: super sfruttamento) dei migranti.
Nel mese di Giugno, Luglio ed Agosto si sono succeduti decine di blitz, ordinati dal Comune di Napoli, contro gli immigrati. Fogli di via, sgomberi di luoghi occupati, perquisizioni notturne fin dentro le abitazioni, persecuzioni contro gli ambulanti, manganellate ed uso dello spray urticante (come nella vergognosa vicenda di Via Brin).
Non c’è quartiere della città che non sia stato interessato dall’azione squadristica dei pattuglioni dei Vigili Urbani i quali, con modalità tipicamente militare, hanno dato un assaggio di cosa s’intende per legalità, secondo i dettami della nuova Amministrazione, nella città di Napoli.
Non è indifferente ricordare che contro questa linea di condotta del Comune si sono levate non solo le voci delle associazioni antirazziste ma anche quelle delle organizzazioni sindacali – dalla CGIL Immigrati all’Unione Sindacale di Base – di Padre Alex Zanotelli, di operatori sociali e di settori dello stesso Assessorato alle Politiche Sociali.
Già la riconferma del generale Luigi Sementa a capo del corpo dei Vigili Urbani (dopo che lo stesso si è macchiato, per anni, di decine di episodi di gratuita violenza contro giornalisti, immigrati e ultimi della classe….), assieme alla nomina (con lautissimo stipendio) ad alcune funzioni particolari del Colonnello dei Carabinieri, Attilio Auricchio, sono stati chiari segnali di come l’amministrazione comunale sta facendo della questione/sicurezza e della conseguente campagna d’ordine scatenata un distintivo cavallo di battaglia per accreditarsi verso quei settori della borghesia cittadina e dei poteri economici che, in forme plebiscitarie nei quartieri bene della città, hanno sostenuto e votato per Luigi De Magistris.
Inoltre la nomina ad Assessore alla Sicurezza del Magistrato, in servizio presso la Procura di Napoli, Giuseppe Narducci – in spregio, persino, ad ogni deontologia etica e professionale – è stato un atto tipicamente liberticida ed arrogante. Proviamo ad immaginare se una tale nomina sarebbe stata fatta da un Sindaco di centrodestra come minimo si sarebbe gridato, da parte dell’intero arco delle forze politiche di sinistra, al golpe istituzionale!
Ebbene rispetto a questo vero e proprio vulnus democratico non abbiamo ascoltato nessuna critica forte se non quella del Laboratorio Insurgencia il quale non ha potuto tacere considerato che proprio Narducci ha istruito alcuni processi penali contro cittadini ed attivisti impegnati nelle mobilitazioni contro la discarica di Chiaiano.
Ma, come era prevedibile, questo mal di pancia da parte di Insurgencia è subito rientrato dopo i severi strali di De Magistris che ha ricordato a tutti i suoi sostenitori che le scelte di nomina degli assessori sono di sua esclusiva competenza.
Per concludere (provvisoriamente):
Queste note non vogliono essere uno spocchioso esercizio, con la matita rosso/bleu, per evidenziare questo o quell’errore di Luigi De Magistris e della sua Amministrazione.
Concepiamo la dinamica della lotta di classe e il compito della soggettività comunista non come un esercizio declamatorio e propagandistico ma come ruolo e funzione agente nel vivo del conflitto, dei suoi problemi e delle necessarie tattiche che occorre interpretare di volta in volta.
Con tale premessa approcciamo alla composizione sociale metropolitana e agli snodi teorico/politici ad essa correlati e definiamo il nostro agire politico globale.
Questa volta abbiamo voluto segnalare che, particolarmente negli ultimi mesi, nei movimenti sociali e tra tanti attivisti politici e sindacali, sull’onda di una legittima battaglia contro la destra e contro gli epigoni del bassolinismo, è venuto meno il sacrosanto principio politico e programmatico dell’autonomia e dell’indipendenza dalle compatibilità e dalle istituzioni.
In molte vicende e in tante vertenze si è fatta strada una posizione politica – che riteniamo suicida per la tenuta e lo sviluppo delle mobilitazioni – che accredita, apriori, alla nuova Giunta comunale di Napoli uno status di amministrazione amica verso cui occorre essere comprensivi, accondiscendenti e persino concedere una sorta di tregua.
Su questo punto ci si consenta di non essere d’accordo con questi compagni ed amici e di continuare a ritenere che l’autonomia culturale e politica delle mobilitazioni e delle lotte sia l’antidoto naturale per la loro tenuta ben oltre i vincoli e le alchimie del Palazzo.
Michele Franco – Rete dei Comunisti, Napoli
Napoli, 21 Agosto, 2011
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Francesco
Quest’articolo mi piace, ma si dovrebbe cercare di essere più ATTENTI STRATEGICAMENTE.
Mi spiego: riportare gli annunci originali fatti durante la campagna elettorale. Quelli chiari e raffrontarli con i fatti accaduti. Dopo gli scontri al Comune di Napoli e il trattamento “particolare” agli immigrati,personalmente ho avuto un incontro con l’assessore alle pari opportunità, alle politiche giovanili e allo sport, la dottoressa Tommasielli. Alla quale ho fatto un discorso sull’illegalità in cui vasti strati popolari di questa città sono costretti ad attuare per vivere. Di conseguenza ho richiesto di colpire in alto e ho fatto l’esempio della “ROMEO IMMOBILIARE”. Questo è il mio piccolo contributo.
tina
c’è da aggiungere inoltre la clamorosa notizia relativa all’assunzione di decine di dirigenti esterni pagati profumatamente che ha aumentato lo STAFF senza sfruttare l’esperrienza degli impiegati comunali già attivi presso palazzo S.Giacomo! Questo non è clienterismo bello e buono? non li paghiamo noi cittadini tutto quanto?
tina
c’è da aggiungere inoltre la clamorosa notizia relativa all’assunzione di decine di dirigenti esterni pagati profumatamente che ha aumentato lo STAFF senza sfruttare l’esperrienza degli impiegati comunali già attivi presso palazzo S.Giacomo! Questo non è clienterismo bello e buono? non li paghiamo noi cittadini tutto quanto?
giggino
bell’articolo, michè!