La storia infinita della subalternità ai poteri forti speculativi degli amministratori regionali del Lazio, iniziata con Landi, Storace, Marrazzo e oggi proseguita dalla Polverini, è un ossessivo accanimento contro l’ambiente, la salute, i lavoratori agricoli e i pendolari. Si sta scrivendo l’ennesima puntata della brutta novella pontina. Difatti, il ministro Tremonti dovrebbe inserire nel prossimo decreto legge per la “crescita”, il finanziamento di otto infrastrutture tutte e solo stradali cui ripartire i 4.960 mln impegnati nella manovra del Luglio scorso. Il corridoio autostradale a pedaggio Roma – Latina e la bretella Cisterna-Valmontone (costo totale 2.728 mln) sono comprese in questo elenco.
Oltre all’opposizione eco resistente delle comunità locali, il percorso verso la pubblicazione del bando per l’assegnazione dei lavori di costruzione è incagliato su almeno tre scogli tecnico/giuridici.
Il primo e il più superabile, riguarda l’approvazione del progetto definitivo, ma con ulteriore lievitazione dei costi, relativo al collegamento A12-Roma (Tor de’ Cenci).
Il secondo riguarda “la preventiva e completa definizione di ogni forma di contenzioso in essere” cita testualmente dalla delibera CIPE 88/2010. Infatti, pendono due arbitrati con richieste di risarcimento da oltre 800 mln che sono stati intrapresi da due soci della Soc. ARCEA contro la Regione Lazio: rispettivamente il Consorzio Duemilacinquanta (socio al 10%) e Autostrade per l’Italia (socio con oltre il 30%). A risolvere la questione ci potrebbe aver pensato la SAT (Società Autostrada Tirrenica) che dovrebbe costruire il tratto nord, da Cecina a Civitavecchia del corridoio. Difatti la SAT ha saldato un’alleanza trasversale degli affari. I Benetton, con Autostrade per l’Italia, hanno dato le carte. In particolare hanno ceduto pacchetti azionari alle principali cooperative “rosse” di costruzione (Cmb, Cmc, Ccc e altre), Francesco Gaetano Caltagirone con la sua Vianini e il Monte dei Paschi di Siena. Non sappiamo se quest’operazione sazierà i rapaci dell’asfalto e del cemento, ma una cosa è certa: a rimetterci saranno l’ambiente, la salute e le tasche dei cittadini.
Il terzo fa riferimento all’indagine della Corte dei Conti per “distrazione di denaro pubblico” che ha portato al sequestro da parte della Guardia di Finanza della documentazione inerente al progetto del corridoio, il quale era stato approvato nella seduta del CIPE solo pochi giorni prima: il 18 novembre 2010.
Nella delibera del CIPE 88/2010, è confermato lo stanziamento di 468,4 mln (IVA inclusa) e si specifica che saranno oggetto della convenzione con l’aggiudicatario della gara “le tratte che saranno coperte finanziariamente, prima tra tutte la tratta centrale Tor de’ Cenci-Latina. Le tratte che saranno inizialmente tagliate fuori, potranno essere inserite in convenzione sulla base dei contributi pubblici eventualmente disponibili”. Le prescrizioni continuano con “ove tali contributi pubblici non si rendessero disponibili entro i tre anni successivi alla data di perfezionamento della convenzione, l’aggiudicatario non potrà rivendicare a nessun titolo nei confronti del concedente alcuna pretesa di natura economica relativa alla mancata assegnazione dei predetti successivi contributi pubblici”. Insomma, i fondi statali certi sono 468,4 milioni, per il futuro nulla è garantito.
Diversamente dalla tirrenica meridionale, con l’accordo bipartisan dei poteri forti, potrebbe partire la cantierizzazione del tratto Tarquinia – Civitavecchia per una lunghezza di 15 km. su un totale di 206. Difatti, si stanno tentando i primi espropri dei terreni, ma i lavori potranno cominciare entro l’anno solo se l’appalto sarà assegnato in house: poiché la SAT è una SpA a capitale privato, si potrebbero prospettare tempi più lunghi, anche con la speranza di un risveglio delle popolazioni, degli agricoltori, dei pendolari e degli ecologisti che vedranno deturpata la “Costa degli Etruschi”.
Mentre lor signori sono impegnati da oltre venti anni a voler costruire un’opera inutile e devastante, i pendolari della FR8 (Nettuno – Roma) percorrono il loro “binario triste e solitario” in condizioni da carro bestiame: 48 gradi d’agosto, finestrini bloccati, treni soppressi, porte guaste, servizi igienici inagibili, viaggiatori ammassati in piedi, carrozze sporche. Il futuro è sempre più nero perché anche quest’anno il governo ha fatto tagli per un mld e 635 mln di euro in particolare su sicurezza, trasporto regionale, manutenzione straordinaria e investimenti. Non si trovano in condizioni migliori i pendolari che percorrono la Via Pontina: tra incidenti mortali e file interminabili, vivono quotidianamente un calvario. Non scordiamo lo squartamento del Parco Regionale di Decima-Malafede, le decine di case e attività agricole chiuse e/o abbattute. Il Movimento autorganizzato nei Nodi del Comitato No Corridoio per la Metropolitana Leggera non ha mai smesso di denunciare tutto ciò, mobilitando le comunità locali contro la cattiva strada dell’asfalto e del cemento per la cura del ferro e della sicurezza. A dicembre dell’anno scorso a Pomezia, il Comitato No Corridoio, oltre all’adeguamento in sicurezza di tutta la Via Pontina da Roma a Terracina, al potenziamento della rete ferroviaria esistente, ha presentato il Progetto M3. La definizione completa è “Mobilità Metropolitana Meridionale”, trattasi di una rete di metropolitane leggere, come la tratta Roma-Pomezia-Ardea che riducendo i flussi di auto e mezzi privati, darebbe alti benefici e minor costi. Con queste “piccole opere” si porterebbe a soluzione la questione principale: entrare/uscire a/da Roma in tempi umani e sostenibili.
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ilario
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