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Poteri forti e quant’altro

Questo intervento di Odradek, editore sicuramente controcorrente ma assolutamente attento all’uso delle categorie marxiane come all’evoluzione storica dei movimenti e dei concetti, smuove le acque. Non tanto sul terreno del “linguaggio”  di cui pure abbiamo pubblicato proprio oggi un altro intervento stimolante  quanto sull'”ideologia” – “falsa coscienza”, avrebbe detto Marx – che si manifesta attraverso un’adozione incontrollata di categorie altrui, stereotipi, luoghi comuni, espressioni da bar sport.

In particolare, centra l’attenzione sulla necessità – per il non marxista, ma “compagno” sans phrase e senza letture – di “personificare” i concetti. Come se il pensiero “astratto” fosse troppo faticoso e quindi ci si possa adattare a contrastare non un “organismo impersonale”, un insieme di meccanismi, “regole di mercato” abitudini sociali, sistemi di vita; ma “un gruppo di persone maligne”, animate da segrete intenzioni e “piani” purtroppo sempre inafferrabili. se non “dopo” che si sono manifestati o per via di immaginazione. Inventandoseli.

Un testo urticante quanto basta a svegliare il “critico critico” che è in ognuno di noi. Fatevi avanti, se potete…

www.odradek.it

 

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Poteri forti, e quant’altro

Se il «cretino è pieno d’idee», purtroppo gli fanno difetto i concetti. In compenso, fa grande uso di frasi fatte che aggiorna secondo la moda e la diffusione virale bocca a bocca. Dopo “un attimino”, “assolutamente sì” e “quant’altro”, tocca a “poteri forti”. O meglio, benché l’espressione suggerisca grovigli impegnativi, viene usata come un tic linguistico, un intercalare compulsivo, un tormentone.

Però, dopo l’intemerata di Domenico Scilipoti – che ha accusato Monti «di operare in nome dei poteri forti» – “poteri forti” mostra i segni dell’usura. Scilipoti non ha fatto altro che saltare a pié pari nella nuvola linguistica, nella ola, e la circostanza che sia un’orrenda macchietta di parlamentare ad usare l’espressione permette di abominarla definitivamente. Non prima però di avere notato che l’abuso c’è stato soprattutto a sinistra, quella dura e pura. Una sinistra che, alla fatica del concetto, preferisce la scorciatoia dell’immagine allusiva, ma perentoria.
Poteri forti, sì, ma quanto forti? Facciamo i nomi. Della Valle? Montezemolo? Maddài. Goldman Sachs, Bilderberg, Trilateral! Ci siamo!
Si rendono conto, costoro, che lo SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali) era meglio definito e determinato? Sì, lo SIM, che tanto faceva sbellicare gli imbecilli e i vili sul finire degli anni Settanta. Eppure, lo SIM – correva l’anno 1978 – veniva colto nel suo manifestarsi come fine del keynesismo, come superamento e riorganizzazione dello stato-nazione, come inedito sistema di comando che cominciava a materializzarsi e a surrogare la politica selezionando direttamente il proprio personale, munendosi di una propria burocrazia. Come pratica della delocalizzazione, come scelta delle tecniche, come controllo del sistema della circolazione delle merci e del denaro ormai mondializzato. E loro, ridevano come fosse la Spectre.
Ora invece si trovano d’accordo sulla riedizione del complotto “demo-plutocratico” ed “ebreo-massonico” tanto è vero che sui poteri forti convergono fascisti, rosso-bruni e anarcoidi vari. Un Potere non meglio specificato. Minaccioso, incombente, lucido. “Poteri forti”, no?, non v’è chi non veda!
Ma mentre lo SIM risultava una manifestazione inedita delle metamorfosi del capitale, ora i “poteri forti” risultano la caricatura dell’escrescenza finanziaria. I Black bloc della finanza, riedizione degli “gnomi di Zurigo”, tornano utili ad ogni crisi come spiegazione “ad hoc”.

Inutile dire, a quanti affollano l’arena dei socialnetwork, che l’unica cosa da spiegare è il capitalismo, che tutto è meno che un complotto, nei cui ingranaggi sono stritolati e grazie ai quali viene incessantemente riprodotta la loro futile e ridicola reazione.

Incuria, lassismo, vulgate e faciloneria assediano il pensiero di Marx, le sue nozioni. I suoi concetti vengono trasfigurati in parole evocatrici e allusive e abbiamo così un Das Kapital immaginario con personificazioni progressive a costituire una iconologia fantastica, sciatta, senza nemmeno la carica espressionista.
Marx non andava oltre Madame la Terre e Monsieur le Capital, loro hanno bisogno di fattezze umane, di profili grifagni, di mani adunche e di complotti planetari. Del Complotto. Hanno un disperato bisogno dei “savi anziani di Sion”, sennò non si orientano.
Ma così non colgono l’ingranaggio, le interdipendenze, i feed back, la non linearità del processo e soprattutto la circostanza inaggirabile per cui prima e comunque viene la concorrenza tra i capitali e che, al livello della circolazione, finanziaria per di più, non ci sono piani che non possano essere scompaginati da altri piani. cdb

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2 Commenti


  • codadilupo

    Da quando i simboli massonici si sono appalesati sulle banconote da un dollaro, le società segrete, iniziatiche e misteriche, hanno concluso definitivamente il loro corso storico. Da allora gli attori sociali generati dal modo di produzione capitalistico non hanno avuto più bisogno di cappucci e grembiuli…. Ma andarlo a spiegare in giro è impresa ardua, l’interesse diffuso per il folklore supera di gran lunga quello per l’economia politica.


  • odradek

    Al post, manca un commento. Eccolo: «Post scriptum. Ho conosciuto Umberto Terracini. Forbitissimo. Finiva ogni frase con “nevvero”. Un modo cortese di assicurarsi o per lo meno di sollecitare l’adesione dell’interlocutore. Un intercalare, magari compulsivo e irriflesso, che non entrava nella struttura del discorso.
    Alle Terme dei Papi, un cartello posto vicino alle docce invita “a non fare uso di shampoo, saponi, creme e quant’altro”. Qui siamo all’irruzione nella frase di elementi spurii, indizio di sciatteria se non fonte di confusione. Bastava un “ecc.”.
    Con “piuttosto che” – in frasi del tipo “mi piace il pesce piuttosto che la carne” – si deve registrare che è invalso il significato erroneo di “l’uno ‘e’ l’altro” piuttosto che “l’uno ‘o’ l’altro”, cosicché “piuttosto che” è ormai fonte di confusione.
    Ci sarebbe l’infettivo “non me ne può fregare di meno”. Anche in questo caso, occorrerebbe far notare al volgare interlocutore che l’espressione da lui usata non è affatto ultimativa; già, perché gli si potrebbe opporre un “non me ne può fregare di più”, costringendolo a una defatigante e inconcludente contesa.
    La viralità di “poteri forti” è molto più pericolosa. Una nozione così lasca e nebulosa è tipica dei mestatori fascisti. La circostanza per la quale ha infettato la sinistra dovrebbe far riflettere. »

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