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Appello contro arresti di Roma davanti al Cipe

La tensione sociale che si sta generando intorno all’emergenza abitativa e all’indebolimento di meccanismi di welfare, di tutela dei diritti primari, di sostegno al reddito, rischia di produrre momenti difficili come quello registrato di fronte al CIPE lo scorso venerdì. Le necessità dei movimenti sociali, delle associazioni territoriali, dei comitati di quartiere, delle realtà sindacali e studentesche sempre più spesso non trovano riscontri adeguati nelle risposte che arrivano dal governo e di conseguenza dalle amministrazioni locali.

Sempre più spesso gli organismi istituzionali di prossimità sono ingabbiati dalle misure anti crisi gestite a livello centrale, misure che peggiorano continuamente le condizioni economiche di milioni di persone.
Gli strumenti di copertura sociale diventano sempre più inadeguati se non decisamente insufficienti.
A poco serve affermare che attraverso le grandi opere e il rilancio degli investimenti ad esse collegati si può uscire dalla crisi, se a questo non si accompagnano misure concrete di tutela sociale generalizzata.
La precarietà di vita che cresce tra strati sociali sempre più ampi non consente più a nessuno di avere dubbi: bisogna mettere mano a un rinnovato sistema di welfare che impegni risorse e patrimonio pubblico a tutela dei diritti.
La pressione che sale dal basso e che chiede casa, reddito, servizi, lavoro non precario, accoglienza non può essere trascurata e affrontata con un inasprimento delle misure di controllo e di gestione dura dell’ordine pubblico.
Il disagio sociale che monta non è frutto di strumentali operazioni di questa o quella fazione o parte politica, è lo stato reale della società italiana e non solo, in questo momento. Risolvere tutto con misure cautelari e rafforzamento degli apparati repressivi avrebbe le stesse caratteristiche di chi vuole svuotare il mare con un cucchiaino. Significa inoltre altre risorse impegnate impropriamente, togliendole di fatto a necessità più impellenti.
Per questo riteniamo che fino a quando la gestione delle risorse pubbliche non sarà chiaramente mirata verso un riconoscibile welfare di cittadinanza, noi saremo impegnati in una mobilitazione permanente che intende poter decidere sull’uso del denaro, del suolo, del nostro futuro, insieme ai fratelli e alle sorelle migranti, abitanti dei nostri territori, per un’emancipazione collettiva e solidale. Tanti uomini e tante donne che non consideriamo come numeri o come forza lavoro precaria, ma come cittadini e cittadine in lotta per i propri diritti.

Invitiamo tutti e tutte a sostenere questo appello e a partecipare alle mobilitazioni dei prossimi giorni:
lunedì 12 marzo ore 12 conferenza stampa davanti al CIPE, via della Mercede 9
giovedì 15 marzo ore 16.30 centro congressi di via Cavour assemblea pubblica per la libertà di movimento 
sabato 17 marzo ore 15 concentramento a piazza Vittorio per una manifestazione cittadina

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