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Sicilia: una TAV sui Nebrodi? No grazie!

 

Fonte: www.officinarebelde.org

Pensate che in Sicilia dove abbiamo una linea ferroviaria a dir poco vecchia, dove in molti tratti non esiste il doppio binario, dove molti paesi non hanno alcun collegamento ferroviario, dove i Nebrodi rappresentano un’area ad altissimo rischio di dissesto idreogeologico (come dimostrano le catastrofi degli ultimi anni), ebbene anche qui stanno progettando una linea ad alta velocità che dovrebbe collegare Palermo a Catania attraverso un tunnel sotterraneo (pensate un po’ proprio sotto i Nebrodi). Leggendo i quotidiani locali apprendiamo della decisione delle Rfi di realizzare un traforo sotto i Nebrodi, che, per chi non lo sapesse, sono una delle catene montuose siciliane. Il progetto delle Rfi è quello di rendere più veloci i collegamenti Catania-Palermo che, come tutti sappiamo, in treno sono di una lunghezza estenuante. Secondo quanto comunicato dalle stesse Fs, il nuovo corridoio partirà dalla stazione di Bicocca, a Catania, attraverso un tracciato a doppio binario fino ad Enna sud, da dove poi si diramerà un lungo tunnel attraverso i Nebrodi che giungerà a Pollina Castelbuono, nel palermitano. Quindi, per adesso, le Fs stanno terminando la progettazione del raddoppio della tratta Bicocca-Enna, effettuato il raddoppio del binario sarà possibile raggiungere Palermo in due ore e spiccioli di viaggio. A quel punto si comincerà a studiare e progettare come trivellare alacremente nel tratto Enna-Castelbuono, e chiedere le relative autorizzazioni, con l’obiettivo di portare ad un ora e mezza il tempo di percorrenza della tratta. Ora, posto che tra di noi rebeldi non ne abbiamo ancora parlato diffusamente e che probabilmente scambieremo qualche battuta a riguardo a Pasquetta, quando proprio sui Nebrodi ci incontreremo con gli altri gruppi di nostri compagni per confrontarci sullo stato dell’arte delle rivolte in Sicilia e nell’universo. Premesso che non siamo un gruppo “primitivista”, che per noi il treno e le infrastrutture rappresentano il progresso e che abbiamo fatto anche iniziative pubbliche per denunciare l’infame decisione di Trenitalia di tagliare i treni notturni che facevano servizio da Nord a Sud. (Qui il Link: http://www.officinarebelde.org/spip.php?article656 ). Tutto ciò premesso e considerato, insomma, mi sento di fare qualche considerazione personale su questo progetto di trivellazione. La prima considerazione è quella che i luoghi in cui si dovrebbe realizzare il tunnel sono quelli protetti dal Parco dei Nebrodi, che copre un comprensorio territoriale vasto e particolarmente prezioso, dal punto di vista sia della biodiversità che delle coltivazioni e culture contadine e che sul versante messinese presenta numerosi problemi di dissesto idrogeologico. Io non conosco la situazione specifica del versante Ennese e non sono un esperto, ma ho i miei dubbi che un tunnel sotto le montagne della lunghezza di trentotto chilometri (tre volte il tunnel del Frejus) possa esser fatto senza arrecare danno al territorio. La seconda considerazione è che questo progetto non è affatto nuovo e che è stato presentato già nel 2006 dall’allora Governatore della Sicilia Cuffaro, dopo che era stato concepito dal Ministro Lunardi del Governo Berlusconi; il ministro che più di ogni altro ha rappresentato l’idea che con le grandi opere si dovesse rilanciare la nostra economia nazionale. Al tempo, mentre il costo del raddoppio della linea ferroviaria tra Enna e Catania era valutato in ottocento milioni di euro, il costo del tunnel era valutato (piuttosto ottimisticamente) in tre miliardi di euro e duecento milioni. Se riportiamo i costi a quello che è il periodo attuale ed a quella che sarà la loro reale consistenza in fase di attuazione, è facile immaginare come essi lieviteranno ben oltre la previsione iniziale e ci sembra difficile che possano essere riassorbiti, in termini di costi benefici, dal traffico ferroviario che c’è sulla tratta Catania-Palermo. Quanti biglietti bisognerà staccare per andare in pareggio con una spesa di miliardi di euro? Quanto dovrà costare il biglietto di questa alta velocità a livello locale per compensare la spesa? La mia impressione è quella che di migliorare il servizio ferroviario, in realtà, non freghi niente a nessuno, ma che per qualcuno sia importante mettere in moto l’industria del cemento per far lavorare gli amici degli amici ad un opera che non sarà mai completata. E poi, ovviamente, farla pagare salatissima a chi si serve del treno con la scusa che un servizio efficiente costa. La terza considerazione è che quei soldi potrebbero essere spesi in altro modo. Recentemente Trenitalia ha licenziato circa ottocento dipendenti in tutta Italia, per il taglio dei treni a lunga percorrenza, come ho già detto sopra. E poi buttano soldi in un tunnel? E, se la proporzione è la stessa che risulta dai dati del 2006, visto che il raddoppio della linea Enna Catania verrebbe a costare ottocento milioni di euro e la Tav dei Nebrodi costerebbe quattro volte tanto, perché Rfi non pensa a quante centinaia di chilometri di linee ferroviarie si potrebbero ammodernare, raddoppiare, o porre dove non esistono al posto della costruzione di trentacinque tinti chilometri di galleria? A quante persone si potrebbe dare un lavoro stabile? Per quel che riguarda me, dunque, la Tav è una truffa, in Sicilia come in Val di Susa e che ben venga la modernizzazione delle tratte esistenti, che il treno finalmente arrivi in due ore da Catania a Palermo, ma se per risparmiare un altra mezz’ora devo pagare un servizio rincarato e contribuire ad avviare l’ennesima enorme speculazione e ad uno stupro ambientale mi tengo stretto il mio biglietto dell’autobus.

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