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Lotta agli abusi, è necessaria una seria riforma

Cioè di stroncare con la più brutale violenza e le montature, una protesta che stava diventando troppo popolare e che i potenti non volevano più tollerare. Tant’è che i responsabili (tranne chi mostrò palese disappunto se non dissenso – vedi Andreassi, Micalizzi e altri ancora) sono stati ultra-premiati con carriere inimmaginabili in qualsiasi altro paese anche «democratico d’apparenza». Ma in Italia ci si può permettere di fregarsene anche delle apparenze. Prevalgono l’arroganza, la protervia e soprattutto la possibilità di fare e disfare quello che si vuole, basta che alcuni capi e capetti delle forze di polizia come delle forze armate e di altre istituzioni accumulino abbastanza relazioni di amicizia-protezione magari ammassando scheletri nell’armadio di tutti. Ricordiamoci che dalla vittoria del dopoguerra questo è il paese dei molteplici tentativi di colpi di stato, delle trame nere e dei servizi deviati. Dove e da chi hanno appreso la loro professionalità i vari dirigenti delle forze di polizia e anche di altre istituzioni che hanno difeso a oltranza l’onorabilità e la carriera dei responsabili del massacro e delle torture alla Diaz e a Bolzaneto? Ben altro che sul campo della lotta alla criminalità, ai terrorismi o alla corruzione, alle economie sommerse e per la difesa rigorosa della res publica. Hanno imparato da chi per decenni ha praticato l’opposto di quanto raccomandato dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa nel «Codice Europeo di Etica per la Polizia» per i 45 paesi membri e che vale anche per le polizie locali.

Per questi undici anni di protervia dobbiamo ringraziare non solo la maggioranza berlusconiana, ma anche il centro-sinistra, da Prodi a Di Pietro (il cui partito è uno dei principali rifugi di ex-membri delle polizie e delle forze armate) e soprattutto Giuliano Amato che scelse De Gennaro come capo della polizia e il senatore Violante che oggi trova il suo migliore imitatore nell’onorevole Minniti con la sua Fondazione Icsa.

In qualsiasi altro paese dopo quanto appariva evidente sin dalle immagini e reportage del G8, tutti i dirigenti e agenti avrebbero dovuto essere sospesi. Pagheranno, quantomeno politicamente, tutti i politici che da destra a sinistra hanno avallato questo dominio della protervia? Avrà il capo del governo Monti il coraggio della dignità dimettendo il sottosegretario De Gennaro? Difficile immaginarlo visto che non si capisce (pubblicamente) in virtù di quale valutazione lo abbia nominato. È difficile sperare in un risanamento effettivamente democratico delle polizie e in generale della pubblica amministrazione vista la pervasività delle pratiche di abusi di potere dilagate grazie all’accresciuta erosione delle possibilità di agire politico da parte della maggioranza degli abitanti di questo paese e soprattutto da parte di chi dissente. Basta pensare alla criminalizzazione che colpisce i No Tav.

Quanto al «momento delle scuse» di cui ora si sovviene il capo Manganelli, purtroppo viene da pensare alle stesse parole con le quali uno dei condannati per la morte di Aldrovandi ha preteso riscattare il lurido insulto alla madre di quest’altra vittima delle violenze poliziesche. Se ci sono dei democratici in parlamento perché non chiedono di programmare una commissione per una nuova ed effettivamente democratica riforma delle polizie a cominciare dalla lotta agli abusi, la corruzione, le violenze e le torture che quotidianamente sono praticati da tanti a danno di persone deboli che non hanno alcuna possibilità di tutela. Perché non si generalizza una vera possibilità di difesa di queste vittime che assai spesso sono rom, immigrati e marginali anche italiani. Non è anche in questo che la Costituzione non è mai stata applicata?

* Docente di sociologia all’Università di Genova

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