Questo contesto serve a far capire come l’arbitrarietà dei governanti di turno, di qualsiasi colore siano, ha come risultato le enormi differenze di prestazioni in un servizio basilare com’è l’assistenza sanitaria pubblica.
A Madrid, dal primo novembre 2012, si sta procedendo oltre. Il Governo ultra conservatore del PP, pochi giorni dopo le dimissioni per motivi personali della sua Leader assoluta Esperanza Aguirre, e per mano del suo secondo Ignacio González, ha elaborato un “Piano per garantire la sostenibilità dell’assistenza sanitaria nella Comunidad de Madrid” in cui si propone la privatizzazione o esternalizzazione (verbo, tra l’altro, inesistente nella lingua spagnola) della gestione integrale di 6 ospedali di nuova costruzione e di 27 centri di medicina generale. Altre proposte raccolte in questo documento prevedono la riconversione del Ospedale di La Princesa, storico centro di riferimento in diverse specialità riconosciuto a livello internazionale, in un centro specialistico delle malattie legate alla senilità, cioè in un centro geriatrico di tutto punto. E infine, l’ospedale Carlos III diventerà un centro di lunga degenza ospedaliera.
L’argomentazione principale del governo regionale, tirando in ballo la benedetta crisi, è l’esigenza di risparmiare le poche o nulle risorse economiche che ci sono e la necessità, da tutti riconosciuta, di ricondurre la gestione della sanità verso un modello coerente. La grossa domanda, la vera incognita è come questo verrà fatto (o come fare questo).
Fin dall’inizio il Governo, per mano del Consigliere della Sanità Fernández-Lasquetty (politico il cui unico merito riconoscibile è di essere affiliato al partito da sedici anni con l’assoluta inesperienza in materia sanitaria) ha disegnato questo ambizioso piano senza il concorso della comunità sanitaria, cioè senza nemmeno chiedere l’opinione a chi ha la conoscenza e l’esperienza per identificare dove il sistema presenta falle e soprattutto dove fare tagli e dove assolutamente non farli.
La comunità professionale sanitaria, come la maggioranza della popolazione, ha subito negli ultimi anni tagli degli stipendi, allungamento degli orari di lavoro, eliminazione dello stipendio straordinario di Natale, ecc. Nonostante questo non c’è mai stata una manifestazione contro tali misure, si capiva la situazione e si stava zitti. I medici giovani, quelli che dopo sei anni di Laurea e cinque di specialità prendono contratti ogni 6 mesi, situazione tra l’altro illegale dopo due anni di rinnovi, con uno stipendio molto più basso di quello di una volta, anche loro capivano, non manifestavano e stavano zitti…
La comunità professionale sanitaria ha dimostrato da sempre che la solidarietà legata al esercizio della loro professione è la cosa più importante da preservare al di là del colore politico, senz’altro variatissimo, che caratterizza le persone che la formano.
Ma dopo questa mossa del Governo Regionale, le regole che reggono il funzionamento della sanità pubblica a Madrid sono cambiate. La partecipazione unilaterale di aziende private nella gestione sanitaria introduce delle variabili che non fanno parte dei criteri economici usati per valorizzare l’efficienza e la qualità assistenziale della sanità pubblica. In poche parole, il costo delle visite e delle prove diagnostiche, dei medicinali, delle degenze,ecc. diventa il principale criterio di gestione focalizzato sul risparmio economico. Questo non era mai accaduto in Spagna, la cui sanità pubblica è riconosciuta internazionalmente come una delle migliori per qualità assistenziale e spesa economica relativamente contenuta.
È appunto questo argomento che ha messo in agitazione tutta la comunità professionale sanitaria di Madrid e non solo. Dal primo novembre dell’anno scorso il movimento chiamato “marea blanca” inonda ogni settimana di “batas blancas” (camici bianchi) le strade del centro della capitale spagnola.
Gli operatori della sanità sono preoccupati della scomparsa di un modello che finora ha funzionato più che accettabilmente, anche se riconoscono la necessità di un miglioramento che conduca ad un risparmio economico; vogliono essere ascoltati, vogliono partecipare al processo perché hanno tanto da dire. Una riforma così radicale non ha senso senza il concorso di coloro che lavorano nella sanità.
La “marea blanca” a Madrid è promossa dalle principali organizzazioni sindacali (SATSE, CCOO, AMYTS, CSIT-UP, UGT, USAE e AFEM) non ha colore politico e non è soltanto preoccupata delle loro condizioni di lavoro. Sono preoccupati innanzitutto delle conseguenze che provocherà il cambio di modello, di filosofia.
Ma vediamo i particolari di questo nuovo modello. La privatizzazione della gestione della sanità pubblica non è una cosa nuova ne a Madrid ne in Spagna. Abbiamo due precedenti che possiamo descrivere come il “modello britannico” e il cosiddetto “modello Alzira”.
Il “modello britannico” prevede un concorso pubblico per costruire un ospedale, l’azienda edilizia che vince il concorso prende anche la concessione della gestione durante 30 anni dei servizi non sanitari (pulizia, cucina, amministrazione, eccetera). Sotto questo modello, il governo regionale madrileno di Esperanza Aguirre, fece costruire sei ospedali di circa 250 posti letti, cioè, ospedali con dimensioni medie dedicati a pazienti “economici” e cioè con malattie non complesse e degenze brevi. L’ente pubblico rimborsa in egual misura tutti i pazienti indipendentemente dal tipo, gravità e durata della malattia, di conseguenza all’azienda privata conviene trattare solo i pazienti “economici” ; infatti qualora la loro malattia dovesse aggravarsi vengono trasferiti in alcuni dei grandi ospedali specialistici pubblici di Madrid.
Il “modello Alzira” prende nome della località dove venne costruito il primo ospedale con queste premesse: non solo i servizi non sanitari sono gestiti dalle aziende concessionarie ma anche quelli sanitari. Loro decidono quanti medici, infermieri, ausiliari, eccetera sono necessari per garantire il buon funzionamento del servizio. Decidono anche chi va ad occupare questi posti. Senza sottovalutare i logici dubbi rispetto a questo procedere con un servizio pubblico, la realtà è ormai possibile perfino toccarla: il fenomeno da noi chiamato “porta girevole” è al ordine del giorno. L’uomo politico dapprima è al servizio del pubblico e in quel ruolo favorisce gli appalti dell’azienda privata e in seguito entra a far parte del consiglio di amministrazione della stessa azienda che ha favorito. Non pochi responsabili politici della sanità, consiglieri regionali a Madrid come il signor Jaime Guemes, tra gli altri, entrano nel consiglio d’amministrazione delle aziende che concorrono all’appalto della gestione sanitaria. Il conflitto d’interessi è chiaro. Le aziende sono innanzitutto tre: Capio,Ribera Salud e Sanitas. La prima di esse, la Capio, ha nel consiglio d’amministrazione e come azionisti non pochi familiari e persone legate direttamente al partito del governo regionale, il PP. Il fatto denunciato è dalla sinistra mentre è negato dalla destra e dall’azienda stessa, ma i legami con il complesso imprenditoriale, che cerca l’occultazione delle persone che ci sono dentro, sono evidenti.
L’argomentazione economica a sostegno di queste scelte non è nemmeno bassata su dati reali. Il governo afferma che il costo annuo a persona, secondo la situazione attuale, è più alto di come sarebbe applicando il nuovo modello e che la privatizzazione porterà ad un considerabile risparmio economico. Invece, dopo un’analisi dei bilanci, confrontando i costi della Sanità del 2012 con quelli preventivati per il 2013, si arriva ad una delle tante incongruenze, forse la più grossa. Nel 2012 la spesa annua prevista per paziente è stata di 347€, mentre nel bilancio del 2013 viene incrementata di 94€, portando la spesa a 441€ paziente/anno. L’aumento di questa “capita”, così si chiama, va soltanto spiegata sulla base del corrispondente beneficio che le aziende private responsabili della gestione sanitaria devono ottenere per l’esercizio della loro attività.
Riassumendo: il cambio di modello non solo avrà un costo economico più elevato, ma comporta anche una diminuzione della qualità assistenziale; la cosa più grave è che si pagherà con le tasse di tutti i cittadini. Tasse pubbliche, infrastrutture pubbliche, servizio pubblico che diventano, senza chiedere l’opinione di nessuno, beneficio privato per aziende private grazie al partito al governo regionale e nazionale in una situazione di probabile conflitto d’interessi.
La “Marea Blanca” continua, sempre più attiva, ma il governo non parla più del conflitto sanitario, visto che ha problemi molto più complicati da risolvere come la corruzione finanziarie che ondeggia sopra i suoi propri bilanci.
Prevedo un lungo periodo conflittuale per un problema di difficile soluzione.
* Usuario della Sanità Pubblica
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