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La Rivoluzione Bolivariana e l’esperienza dei paesi dell’ALBA ritornano a lanciare un messaggio semplice e al tempo stesso dirompente: per cambiare la società e renderla più giusta, e per distribuire la ricchezza sociale prodotta, è necessario che il potere, il governo sia in mano alla classe lavoratrice, ai contadini, ai settori sociali impoveriti dal liberismo, ai ceti popolari, nei percorsi del Socialismo nel XXI secolo.
Milioni di persone hanno riempito le vie di Caracas, per rendere omaggio al Presidente Hugo Chavez Frias, Comandante di una rivoluzione socialista e popolare, quella bolivariana, che ha rimesso in moto la storia non solo del Venezuela e del continente latino-americano, ma del movimento operaio internazionale.
Con la sconfitta dei paesi socialisti, il movimento operaio internazionale ha conosciuto un periodo di obiettiva difficoltà, tanto che gli ideologi del capitalismo sono arrivati a teorizzare la fine del conflitto di classe, la supremazia del modo di produzione capitalista ed il conseguente dominio del pianeta da parte delle potenze imperialiste. Nell’arco di un decennio quello scenario è mutato, ancor prima della crisi sistemica; l’egemonia degli USA e dell’UE è stata messa in discussione dall’ascesa economica e politica dei BRICS, e si è aperta una fase di competizione globale e di tensione per il controllo di risorse ed aree strategiche. E’ in questo scenario internazionale che nel continente latino-americano si è affermata l’Alleanza Bolivariana dei popoli di Nuestra America, un fronte antimperialista e di transizione socialista a cui si affiancano governi progressisti o semplicemente democratici come Argentina, Uruguay e Brasile, che soffrono anch’essi del peso dell’imperialismo nord-americano. Questa affermazione è avvenuta in una situazione che vede la persistenza dei rapporti di forza a favore dei poli statunitensi ed europeo, che combinano l’enorme potenza militare e la forza egemonica delle strutture economiche.
Questo è il primo e rilevante contributo del Comandante Chavez e della rivoluzione bolivariana, che, insieme a Cuba socialista, alla Bolivia del “vivir bien” di Evo Morales, alla rivoluzione cittadina di Correa in Ecuador e alla democrazia partecipativa nicaraguense, hanno deciso di rompere con l’imperialismo statunitense e con le politiche di rapina del FMI e della BM. Una scelta che ha permesso ai popoli dell’ALBA di riappropriarsi delle ricchezze della loro terra, di avviare una pianificazione economica che consenta uno sviluppo solidale e di riaprire, nelle condizioni oggi possibili, la prospettiva della transizione socialista.
L’enorme folla che ha riempito le vie di Caracas per rendere omaggio al Presidente Hugo Chavez Frias, va oltre la dimostrazione d’affetto per un Rivoluzionario che entra di diritto e di forza nella storia, come ha rilevato Raul Castro.
A salutare il Comandante Chavez c’erano generazioni di uomini e di donne che hanno sperimentato sulla loro vita e su quella dei loro figli il peso della miseria imposta dalla borghesia compradora e dalle politiche del FMI, a cui si sono contrapposti i miglioramenti sociali e politici realizzati in tredici anni di governo del PSUV (Partito Socialista Unito del Venezuela) con il sostegno esterno del PCV (Partito Comunista del Venezuela).
La politica, con la rivoluzione bolivariana, è tornata ad essere lo strumento con cui la classe sfruttata cambia i rapporti e le relazioni sociali, promuovendo l’emancipazione e la crescita del benessere per milioni di venezuelani. I risultati raggiunti dal governo bolivariano , infatti non si fermano all’abbattimento dell’analfabetismo, alla sconfitta della fame, alla crescita di salari e pensioni, e più in generale all’innalzamento degli indici di benessere sociale.
Le riforme costituzionali e democratiche realizzate hanno coinciso con il protagonismo politico che si è espresso nei movimenti di lotta e con la partecipazione popolare che si è sviluppata anche grazie alla redistribuzione della ricchezza comune attraverso le radicali riforme di stampo socialista in campo economico e sociale.
Questa è la ragione per cui nelle ultime 16 tornate elettorali il Presidente Chavez ed il PSUV hanno ottenuto ben 15 vittorie. Le pressioni e le campagne mediatiche internazionali che miravano a screditarne il successo elettorale sono state smentite innanzitutto dalla straordinaria partecipazione popolare al voto e dalla trasparenza del meccanismo elettorale introdotto dalle istituzioni venezuelane e fortemente voluto dal Presidente Hugo Chavez .
Alla notizia della morte del suo Comandante la rivoluzione bolivariana a tutti i livelli ha risposto con grande determinazione e con la passione di chi sta costruendo una società più giusta, solidale e con la consapevolezza dei compiti che ha di fronte. Lo si è potuto vedere nel popolo sceso nelle piazze, nei militari bolivariani, nei dirigenti del PSUV, dei sindacati e del PCV, tutti stretti intorno alle istituzioni della rivoluzione bolivariana e al Presidente Maduro, e tutti determinati a difendere la riconquistata dignità contro i disegni dell’oligarchia reazionaria spalleggiata in primo luogo dagli Stati Uniti. L’imperialismo statunitense, tanto più in un contesto internazionale dominato dalla crisi sistemica, non accetta di perdere il dominio sul continente latino americano così ricco di risorse e per riprenderne possesso ricorre ai golpe come 2002 contro lo stesso Chavez in Venezuela, nel 2008 contro Morales in Bolivia, nel 2009 contro Zelaya in Honduras, nel 2010 contro Correa in Ecuador e più recentemente nel 2012 contro Fernando Lugo in Paraguay. In questo senso, appare vergognosa la campagna diffamatoria contro la rivoluzione bolivariana, contro il Comandante Chavez ed il compagno Maduro, lanciata dalle maggiori testate televisive e giornalistiche italiane. Tra questi media spiccano quelli legati al Partito Democratico; RAI news 24, la Repubblica e l’Unità, che esprimono le tesi e le argomentazioni di un partito compiutamente liberale legato al progetto del polo imperialista europeo.
“La lucha sigue”, la lotta continua; sarà il Presidente Nicolas Maduro, un uomo che viene dalla classe lavoratrice, che ha un passato di dirigente sindacale e che è cresciuto nelle file del PSUV e del Governo, il candidato alle prossime elezioni presidenziali del 14 aprile. La Rete dei Comunisti seguirà con attenzione la campagna elettorale, sostenendo le ragioni della rivoluzione bolivariana ed il suo candidato, il compagno Maduro, lo faremo attraverso i nostri siti, la nostra radio e con tutti gli strumenti di propaganda e di informazione a nostra disposizione.
La scomparsa del Presidente Chavez ha colpito la mente ed il cuore del popolo venezuelano, ma anche dei rivoluzionari e degli antimperialisti di tutto il mondo. Lo testimoniano le manifestazioni di solidarietà e sostegno che si sono svolte in ogni angolo del pianeta, in Haiti, nei Paesi Baschi, in Palestina, senza parlare ovviamente dei cortei e delle iniziative tenute in tutto il Continente Rebelde. In queste manifestazioni e nelle dichiarazioni dei maggiori esponenti politici, da Correa ad Evo Morales l’omaggio al valore di quello che è stato un compagno fraterno si accompagnano alla rivendicazione del comune cammino di dignità e di liberazione che va oltre il Venezuela e parla della Patria Grande dei popoli dell’America Latina nel segno di Simon Bolivar, di Tupac Amaru e di Josè Martì.
La nutrita presenza di capi di Stato e di governo alle esequie testimonia l’importanza della figura del Comandante Chavez e sottolinea il rilievo internazionale dell’azione politica svolta dalla Repubblica bolivariana del Venezuela insieme ai governi dell’ALBA.
E’ il riconoscimento ad un Rivoluzionario che non solo ha fatto la storia del suo paese e del continente, ma ha elevato la voce e messo in campo la forza contro l’imperialismo e il suo ingiusto dominio fatto di guerre, sfruttamento e spoliazione delle ricchezze dei popoli. Lo ha fatto scontrandosi duramente e ripetutamente con gli USA che continuano ad organizzare colpi di Stato contro i governi siano essi socialisti, progressisti o democratici che si sono sottratti al suo controllo. Il governo bolivariano, insieme a quello cubano, ha promosso all’interno del continente latino-americano una politica di integrazione e cooperazione solidale, in contrapposizione all’ALCA (zona di libero scambio sostenuta dagli USA).
In questa direzione va la costituzione di iniziative di partenariato solidale come Petrocaribe, ECOALBA, l’istituzione del Banco dell’ALBA e del sistema unico di compensazione regionale (Sucre), che permette le operazioni commerciali con un sistema di regolazione interna delle valute, senza dover utilizzare la valuta estera. Nel 2011, fortemente voluta dal Presidente Huogo Chavez, è nata la CELAC (Comunità Economica dell’’America Latina e dei Caraibi), che riunisce 33 Paesi, con governi tra loro molto diversi. La CELAC si propone di promuovere l’identità e gli interessi del continente latino-americano costituendosi come un blocco regionale unico in grado di interloquire e di competere con altri blocchi regionali a livello mondiale, primo fra tutti quello legato agli USA. La prossima presidenza della CELAC è stata assegnata all’unanimità a Cuba; questo è un risultato che concretamente rompe l’ingiusto e infame embargo, voluto dalle amministrazioni USA e confermato da Obama contro il popolo cubano.
La Rete dei Comunisti è sempre stata al fianco della Rivoluzione Bolivariana: siamo stati ospiti del governo durante le due ultime elezioni presidenziali e, prima ancora, ai referendum costituzionali; nel corso degli anni abbiamo potuto stringere e rinsaldare i rapporti con il PSUV e con i compagni del PCV.
Come RdC abbiamo promosso in tutta Italia iniziative di solidarietà, di sostegno alla Rivoluzione Bolivariana, al PSUV, al Presidente Maduro; lo abbiamo fatto insieme alle strutture politiche, internazionaliste e del sindacalismo di base e conflittuale, come i compagni di Militant e dell‘USB.
A Bologna, Napoli, Roma, Pisa e in Calabria una serie di iniziative ha visto e vedrà coinvolti i compagni della RdC a fianco della rivoluzione bolivariana e per ricordare il Comandante Hugo Chavez e il suo contributo rivoluzionario.
Il 14 marzo a Roma nella sede de “Lottantuno”, uno spazio militante nel cuore del quartiere popolare di Cinecittà, si è svolto un incontro, promosso dalla RdC, in collaborazione con l’Associazione Nuestra America e Lottantuno. L’incontro, molto partecipato, ha visto la presenza delle rappresentanze diplomatiche dei paesi dell’ALBA; oltre all’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela presso lo Stato italiano e presso la Santa Sede, erano presenti le rappresentanze diplomatiche della Repubblica Plurinazionale della Bolivia , dell’Ecuador, mentre hanno fatto pervenire i loro saluti le Ambasciate del Nicaragua e di Cuba.
La Rivoluzione Bolivariana e l’esperienza dei paesi dell’ALBA ritornano a lanciare un messaggio semplice e al tempo stesso dirompente: per cambiare la società e renderla più giusta, e per distribuire la ricchezza sociale prodotta, è necessario che il potere, il governo sia in mano alla classe lavoratrice, ai contadini, ai settori sociali impoveriti dal liberismo, ai ceti popolari, i cui interessi sono in antitesi rispetto a quelli della borghesia e delle oligarchie reazionarie. Il concetto dell’immutabilità del potere in mano alle classi dominanti e del predominio delle multinazionali è stato spezzato dai movimenti sociali e politici di classe, che dopo una lunga stagione di lotte e di accumulazione di forze sono andati al governo. Questa è l’esperienza che ci consegnano i governi dell’ALBA, in cui, intorno alla necessità di ricostruire paesi e società impoveriti e mortificati dai meccanismi del profitto capitalista, si è ricostruito, grazie all’azione delle forze di classe, un blocco sociale che è la testa e le gambe del cambiamento e sta realizzando una concreta alternativa al capitalismo che porta il nome di socialismo possibile del XXI secolo con gli attuali rapporti di forza, nell’attuale fase storica di crisi sistemica del capitalismo.
Un’esperienza concreta che siamo chiamati a sostenere e da cui possiamo trarre importanti indicazioni e lezioni politiche.
Rete dei Comunisti , e Capitolo italiano della Rete delle Reti di intellettuali, artisti e movimenti sociali in difesa dell’Umanità
16 MARZO 2013 .
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