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L’antifascismo militante non è un “problema per vecchi”

Sono diventati tanti coloro che stanno cercando di riscrivere la storia del nostro paese e del nostro presente dandone una visione distorta, mistificatoria e opportunistica.
Si tenta in tutti i modi di far passare il messaggio che ormai non ci devono essere più differenze, che destra e sinistra sono categorie vecchie, che fascismo e antifascismo sono ormai sorpassati.
E’ una mistificazione talvolta dolorosa con cui fanno i conti gli studenti nelle scuole o i giovani nei quartieri popolari, dove i fascisti cercando di diventare egemoni proprio facendo leva sulla inutilità di una simile contrapposizione. Poi, appena possono, gli “scappa la mano” e partono pestaggi e intimidazioni che mandano un messaggio esplicito “Questo territorio è nostro, questa scuola è nostra” e guai a chi prova a fare altro, a proporre altri percorsi, a indicare alternative.

Che i fascisti e i comunisti siano roba del passato o una estrema e vetusta polarizzazione che ha prodotto tragedie, improduttiva e senza alcuna ragione di contrapposizione, trova – ad esempio – una smentita clamorosa in un documento ufficiale degli apparati dello Stato.

I servizi segreti nella loro relazione annuale al Parlamento, dedicano una sola paginetta e mezzo ai gruppi neofascisti (di cui una dedicata ai fascisti in altri paesi europei) e ben cinque pagine ai movimenti della sinistra. Un falso senso comune parla di “opposti estremismi” ma – ad esempio – gli apparati dello Stato sembrano molto più impegnati e preoccupati di uno solo di essi: quello della sinistra.
Scorrendo la relazione annuale dei servizi segreti sulla situazione del paese, colpisce anche ad occhio il “doppio standard” applicato nell’analisi sui movimenti di sinistra e su quelli neofascisti.
Ai primi sono dedicate ben cinque pagine dettagliate, in particolare quelle sugli anarchici, ma anche e soprattutto ai movimenti sociali e ai conflitti sul lavoro e nei territori. A cominciare dai movimenti che cercando di allearsi tra loro e che si battono per il non pagamento del debito, per i beni comuni o contro la Tav in Val di Susa e il Muos in Sicilia.

Ai gruppi neofascisti invece è dedicata solo una paginetta e mezzo di cui buona parte occupata da una scheda sui neofascisti… negli altri paesi europei. Non solo. Si afferma che ormai sono orientati soprattutto nel sociale e nell’uso del web “per allargare la loro base militante”. Anche i fascisti nelle tifoserie vengono ritenuti ormai innocui. Curioso. Se i gruppi comunisti o della sinistra si occupano del sociale sono pericolosi per il sistema, se lo fanno i fascisti no. Come a dire che i fascisti in Italia non sono un problema nè un fenomeno da monitorare con attenzione.
Qualcuno dira? Dov’è la sorpresa? Non c’è alcuna sorpresa infatti. La storia recente del nostro paese conferma che questa è stata sempre la diagnosi e la preoccupazione dei servizi segreti e degli apparati coercitivi dello Stato. Il linkage tra apparati dello Stato e fascisti è stato e rimane fortissimo, contiguo, coltivato, e – quando necessario – attivato come strumento di intimidazione e provocazione contro i movimenti e le lotte parallelo a quello ufficiale.

Non solo. Da quando i fascisti di governo sono al potere (cosa frequente negli ultimi venti anni e vigente tutt’oggi nel governo Letta), gli eredi post-moderni della Repubblica di Salò, i fascisti “militanti” si sono sentiti sempre più al sicuro e legittimati, l’attività di penetrazione dei fascisti e le aggressioni squadriste nel nostro paese si sono moltiplicate. Ma le azioni dei fascisti in doppiopetto non si limitano solo ad una legittimazione e ad una copertura politica dello squadrismo di strada.

A Roma ad esempio, Alemanno e la Polverini (ma potremmo parlare di Tosi a Verona o della situazione a Milano e in Lombardia) hanno dimostrato in questi anni di governo di essere assai riconoscenti, con i loro camerati che li hanno portati al potere ma che magari sono rimasti fuori dal banchetto. Gli hanno fatto arrivare finanziamenti pubblici, sostegno politico, coperture giudiziarie, sedi e luoghi dove svolgere attività economiche e avere così a disposizione gruppi di squadristi a tempo pieno per svolgere il “lavoro sporco” nelle strade, nelle scuole, nei quartieri.

Questo quadro dipinge esattamente un ruolo dei fascisti organico, che agisce in perfetta sinergia tra tutte le componenti della destra, in un sistema di regime dove ognuno svolge esattamente il proprio ruolo, mettendo in mano le nostre città agli squadristi da strada così come ad un potere politico locale “riconoscente” che opera in favore e in perfetta sintonia con quello economico e finanziario, anche transnazionale.

Per essere antifascisti oggi non serve andare con la memoria al ventennio del secolo scorso. L’orrore del fascismo non furono solo le leggi razziali o l’entrata in guerra come sembra indicare un devastante senso comune. Occorre per esempio avere ben chiaro l’obiettivo delle stragi degli anni ’70 e ’80, la strategia della tensione e la guerra a bassa intensità scatenata all’epoca contro i partiti di sinistra, i sindacati, i movimenti giovanili, come gli assassinii dei nostri compagni dimostrano. Lo dimostra il filo conduttore che lega quegli anni a quelli di oggi, ai “fascisti del terzo millennio” che ritroviamo sistematicamente connessi con le reti della criminalità organizzata.
Una forza d’urto che viene lasciata pascolare in pace nel mondo degli affari sporchi (dai quartieri alle curve) utilizzando anche questa leva per il controllo del territorio. Quando serve qualcuno per il “lavoro sporco”, le classi dominanti sanno dove andare a cercare e ad ottenere quello che serve.

In una situazione di crisi economica, sociale, morale, politica come quella in corso, la funzione dei fascisti può trovare delle accelerazioni improvvise ma non casuali. Se c’è il vuoto politico e ideologico nella società e stenta a delinearsi un conflitto sociale come fattore di emancipazione, aggregazione, identità, indicazione di alternative, questo vuoto può essere riempito da chi ha più soldi, uomini svelti a menare le mani, slogan semplici ed efficaci.

E’ per questo motivo che occorre oggi concentrarsi sul territorio e nelle scuole, nelle pieghe più incattivite dell’esclusione sociale e dagli effetti della crisi. Questo vuoto è uno spazio politico che va riempito dagli attivisti “rossi” per sottrarlo ai fascisti e trasformarlo in un progetto di emancipazione e non di regressione sociale e culturale.

La relazione dei servizi segreti dimostra che gli apparati coercitivi dello Stato e delle classi dominanti lo hanno compreso benissimo. Per questo perseguitano i “rossi” e ci raccontano che i fascisti non sono un problema.

* Rete dei Comunisti

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