A Roma mercoledi 23 aprile si è svolta una partecipata assemblea che ha cominciato a discutere le proposte di mobilitazione sul semestre europeo a guida italiana che comincerà il 1 luglio.
Sedici interventi di realtà sindacali, politiche e sociali, hanno dato vita ad un confronto interessante sulla costruzione di una agenda comune nei prossimi mesi.
Una agenda comune di mobilitazione e appuntamenti presuppone un rapporto chiaro e duraturo anche tra realtà e sensibilità diverse. In questo senso non sono mancati spunti critici sulle recenti mobilitazioni, ma anche autocritici per non essere stati capaci, negli ultimi due anni, di consolidare le coalizioni costruite intorno a mobilitazioni pure riuscite come il no Monti Day o le giornate del 18 e 19 ottobre e poi disperse all’indomani delle manifestazioni.
Il semestre europeo guidato da Renzi offre l’occasione per dare già da adesso una prospettiva di lavoro comune di convergenza nell’azione per le forze che intendono opporsi in modo chiaro alle misure politiche e sociali del governo Renzi e ai diktat dell’Unione Europea.
La discussione si è misurata con alcune proposte sul tappeto: una manifestazione nazionale a Roma nella seconda metà di giugno che lanci la sfida e un vero e proprio controsemestre popolare e di lotta rispetto ai sei mesi nei quali l’Italia sarà l’ospite dei vertici ministeriali e dei capi di stato dell’Unione Europea.
La proposta di costruzione del controsemestre indica già ora un dopomanifestazione attivo e una prospettiva di lavoro comune. Ma una mobilitazione convergente e coordinata nell’arco di sei mesi che preveda appuntamenti centrali e locali sui vari temi in questione (es: lavoro, guerra e militarismo, immigrazione, istruzione, trattato di libero scambio Usa-Ue; struttura e trattati europei etc:), richiederà una capacità di inclusione e gestione comune che va costruita e sperimentata concretamente già dalle prossime settimane.
Si tratta di un confronto propositivo che investe sia le organizzazioni del sindacalismo conflittuale, sia le reti e i movimenti sociali che le forze politiche antagoniste. Il problema rilevato non è solo quella dell’unità sulle scadenze ma quella della messa in campo di tutte le energie e le interlocuzioni sociali capaci di rompere il consenso e la subalternità verso il governo Renzi e l’egemonia delle classi dominanti sulle priorità sociali nella dimensione europea, egemonia che viene imposta dallo strumento dell’Unione Europea e dei suoi istituti. La dimensione popolare e di massa di questa contestazione è decisiva e questioni come il lavoro non possono non assumere il dovuto rilievo nelle piattaforme e nella composizione sociale della mobilitazione.
Sul tappeto già ci sono alcune scadenze che vedranno comunque presenti le realtà che hanno partecipato all’assemblea del 23 aprile: le manifestazioni locali per il 1 maggio,la partecipazione convinta e unitaria alla manifestazione sull’acqua, i beni comuni e contro i diktat del governo Renzi e dell’Unione Europea convocata per il 17 maggio a Roma, alle mobilitazioni che contesteranno il vertice europeo sulla disoccupazione previsto a Torino per l’11 luglio. Alcune voci da Bruxelles parlano anche di un possibile vertice inaugurale del semestre europeo a guida italiana a Firenze negli stessi giorni. Si tratta di verificarne l’attendibilità e semmai rimodulare tempi e luoghi della mobilitazione. La manifestazione di giugno ovviamente va ritenuta complementare e propedeutica a questi appuntamenti.
Si è deciso di rivedersi martedi 20 maggio con un incontro ampio e pubblico per definire la manifestazione di giugno e le proposte concrete sul controsemestre europeo.
All’assemblea del 23 aprile sono intervenute le seguenti realtà: Ross@, rete“Noi saremo tutto”,Cobas, Usb,campagna“Noi restiamo”, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista, Opposizione Cgil/Il sindacato che vogliamo, Rete No War, Clash City Workers, Prc, Pcl, Carc, più alcuni interventi sindacali a titolo individuale.
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