E’ inaccettabile l’indifferenza e l’ipocrisia che hanno accolto la strage compiuta dalle bande di Settore Destro ad Odessa, dove 40 persone – per lo più militanti del Partito Comunista e delle organizzazioni dei lavoratori – sono state bruciate vive nella Casa dei Sindacati assaltata a colpi di arma da fuoco e di molotov dai paramilitari di estrema destra. La strage di Odessa dimostra che nel paese è in atto un’escalation da parte delle forze reazionarie sostenute da quegli stessi paesi – Ue, Usa, Nato – che hanno fomentato e appoggiato il golpe cruento che ha portato al rovesciamento del governo e del presidente invisi alle grandi potenze dopo il loro no al trattato di associazione con l’Ue.
Anche la sinistra italiana ed europea stanno dimostrando indifferenza e lontananza – quando non addirittura sostegno alle forze nazionaliste e alle cosiddette ‘piazze rivoluzionarie’ – nei confronti della crisi ucraina, sia nelle versioni più moderate sia in quelle più antagoniste che o sostengono un maggiore intervento nell’area dell’Unione Europea (considerata contro ogni evidenza una garanzia di libertà e democrazia) oppure leggono il contenzioso tra ‘filoccidentali’ e ‘filorussi’ come uno scontro di natura puramente geopolitica.
Ma dietro l’innegabile conflitto tra un occidente che mira alla destabilizzazione e al controllo di paesi sempre più ad est e un governo russo che non può non reagire ad un’aggressione giunta fin sotto le porte di casa, vi è anche uno scontro di tipo ideologico, culturale e politico. Da una parte una popolazione con un’identità di natura antifascista e progressista, dall’altra bande armate di ideologia neonazista, nostalgiche delle milizie che durante la seconda guerra mondiale compirono stragi al fianco delle truppe occupanti tedesche e che in questi mesi si sono dedicate alla caccia ai “russi” e alla devastazioni di sedi sindacali e politiche di sinistra.
Lo scenario di tensione creato in Ucraina dall’intervento dell’imperialismo occidentale non può e non deve essere sottovalutato.
La competizione tra potenze imperialiste a caccia di nuovi mercati, di nuove aree del globo da sfruttare, di risorse energetiche e di corridoi per le merci e le materie prime trasforma il pianeta in un immenso campo di battaglia dove impazza un conflitto di natura economica, diplomatica e tecnologica che sempre più acquisisce tratti bellici.
Stati Uniti ed Unione Europea hanno destabilizzato l’Ucraina sostenendo apertamente le opposizioni ultranazionaliste filoccidentali. Ma ora sono in aperto disaccordo sulle misure da adottare nei confronti della reazione di una Russia che percepisce lo schieramento delle truppe Nato ai suoi confini terrestri e marittimi come una minaccia diretta e potrebbe, come in Georgia nel 2008, passare alla controffensiva.
Per la prima volta in modo esplicito l’imperialismo europeo si è manifestato nelle forme classiche, utilizzando squadracce fasciste e mirando ad una propria espansione ad ovest, entrando così in conflitto con Mosca. Ma ora Washington sta cercando di utilizzare la contrapposizione con la Russia a proprio favore spingendo sulle sanzioni e sul rafforzamento dello scontro militare. Impedire una ricomposizione tra Bruxelles e Mosca significa per Washington minare l’indipendenza europea su più fronti.
Su quello economico: le sanzioni alla Russia non rappresentano una punizione solo nei confronti degli oligarchi e della aziende di Mosca, ma anche un impedimento nei confronti dei rapporti economici intrattenuti con queste dalle aziende continentali, a vantaggio dei concorrenti statunitensi la cui esposizione sul mercato russo è assai meno consistente.
Su quello militare: dopo aver perso il controllo assoluto della Nato – rivendicato a sé anche dall’asse franco-tedesco in particolare dopo il no alla disastrosa provocazione della Georgia contro Mosca – e aver assistito alla nascita di un esercito europeo già dispiegato anche in aree di crisi esterne ai confini dell’UE, Washington può ora approfittare della tensione con Mosca per aumentare e giustificare la propria presenza militare diretta nei Paesi Baltici, in Polonia e in altri territori di confine con la Russia, obbligando i suoi partner europei a seguire a ruota.
Sul piano energetico: lo scontro con la Russia, principale fornitore di idrocarburi ai paesi dell’Unione Europea, permette a Washington di insistere affinché i suoi ‘alleati’ si affidino ai rifornimenti di provenienza statunitense ed alle tecnologie dello shale gas.
Gli Stati Uniti vedono la propria supremazia economica tramontare per effetto della crisi economica internazionale e dell’ascesa di nuovi soggetti a livello internazionale – Cina, Unione Europea, Brics – e quindi ricorrono sempre più agli unici strumenti di cui dispongono per condizionare alleati, competitori e nemici: quelli militari.
Il nuovo clima bellico scatenato dalle ingerenze imperialiste di Stati Uniti ed Unione Europea hanno riportato il fascismo in auge in un paese europeo: i nazisti di Svoboda al governo a Kiev, i tagliagole di Settore Destro scatenati contro gli oppositori politici del nuovo regime, in particolare i comunisti.
Contro l’imperialismo e il suo braccio armato nazi-fascista occorre ricostruire al più presto un fronte antifascista libero dai condizionamenti politici e culturali dell’eurocentrismo.
Rifiutando ogni logica da tifoseria nei confronti dei contendenti internazionali protagonisti della competizione globale, esprimiamo la nostra più ferma e completa solidarietà internazionalista e di classe nei confronti di tutte le forze progressiste e antifasciste oggetto dell’aggressione in Ucraina.
Facciamo appello ad una rapida mobilitazione degli antifascisti a difesa dell’incolumità e dei diritti delle popolazioni dell’est ucraino animate da una volontà di resistenza alle mire dei nazisti e delle altre forze reazionarie di Kiev spalleggiate e manipolate dagli Usa e dall’Ue.
Denunciamo l’attacco frontale alle condizioni di vita e di lavoro di decine di milioni di ucraini rappresentato dal prestito della troika al governo fantoccio di Kiev che sottrae sovranità al paese e ai suoi popoli sul modello di quanto già imposto ai paesi dell’area Euro-Mediterranea.
Invitiamo al tempo stesso a non sostituire ad un punto di vista di classe ed internazionalista una visione di tipo geopolitico che identifica come proprio amico ‘il nemico del mio nemico’ glissando sulle caratteristiche politiche, sociali ed ideologiche degli attori in campo per quanto possa essere rassicurante la presenza nello scenario internazionale di forze che si oppongono allo strapotere delle potenze imperialiste.
Rete dei Comunisti
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