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Unione Europea. Il nemico e lo spettro

Considerazioni per il dibattito del 14 giugno a Roma

Il prossimo primo luglio l’Italia si troverà alla guida della Commissione Europea per un intero semestre e diverse realtà sociali e politiche avanzano la proposta di costruire un’ampia coalizione che contrasti l’azione liberista ed antidemocratica del governo Renzi e dell’Unione Europea per tutta la durata del semestre italiano, realizzando una sorta di controsemestre ricco di lotte e di conflitti sociali.

Analizzare in profondità la natura dell’Unione Europea diventa pertanto una necessità. Siamo convinti che quel processo che sta portando alla formazione di un nuovo super Stato non sia neutrale e che rappresenti il vero nemico che si para davanti a qualsiasi esigenza o desiderio di liberazione e di giustizia sociale in Europa. Quello che vogliamo mettere a fuoco è innanzitutto il carattere delle trasformazioni strutturali che si stanno producendo nel sistema produttivo e finanziario dei paesi che partecipano all’UE, i processi di concentrazione e centralizzazione del capitale e la nuova divisione del lavoro che si sta imponendo su scala continentale. Vogliamo approfondire la natura delle modificazioni istituzionali, che riguardano tanto il sistema politico quanto il sistema giuridico nel suo complesso, che si sono prodotte con l’evoluzione del processo di formazione della UE. Vogliamo analizzare la nuova composizione sociale che si manifesta nei paesi dell’UE, tanto nella sua componente più debole come i PIGS, quanto nei paesi che si trovano in una posizione di vantaggio. Vogliamo centrare l’attenzione sulla propensione aggressiva che va assumendo l’UE sulla scena globale, anche sul piano prettamente militare, dentro una quadro di crescente conflittualità e competizione con gli altri poli imperialisti. Vogliamo infine capire le traiettorie dei movimenti sociali che operano sulla scena continentale, i loro tratti salienti e i punti di crisi, per disegnare una mappa dei conflitti in Europa.

L’individuazione del nemico costituisce il filo conduttore del ragionamento che proponiamo. Chi lotta per cambiare deve capire contro chi e contro cosa sta combattendo, sforzandosi di rintracciare la tendenza dominante, quella che influenza il corso generale degli avvenimenti e determina gli ostacoli decisivi contro cui vanno ad infrangersi le aspirazioni di cambiamento.

C’è però una seconda parte del discorso che riguarda il “noi”, lo spettro, i movimenti e le soggettività che tentano di costruire l’alternativa. Siamo convinti che per battere le politiche liberiste occorra innanzitutto un forte movimento popolare, dotato di una pluralità di forme stabili di organizzazione. La grande frantumazione sociale che si è prodotta accanto alla crisi verticale delle forme tradizionali di organizzazione ci consegnano una realtà contrassegnata da un basso di livello di conflittualità, mentre le contraddizioni sociali diventano sempre più esplosive. La discussione che vogliamo proporre ruota attorno alla ricerca di nuove forme di organizzazione sociale e di lotta capaci di superare la frammentazione. Forme adeguate di organizzazione sociale, territoriale e sindacale che rimettano al centro l’azione collettiva, la capacità di difendersi, di riconoscersi come parte, e promuovere orizzonti più ambiziosi per le lotte. Una discussione che pur guardando all’agenda del controsemestre si soffermi sul piano delle forme stabili dell’agire, mettendo al centro il progetto e non la contingenza. È il tema di come dar vita ad una nuova confederalità che sappia far convivere l’azione più tipicamente sindacale con la sperimentazione di forme nuove di aggregazione di lavoratori atipici; come comporre la relazione tra movimenti urbani o a carattere territoriale con le lotte sul lavoro; come costruire il nesso tra battaglia per il reddito e un nuovo welfare e quelle per l’occupazione e per il riconoscimento dei diritti e delle tutele. Come battersi contro le privatizzazioni e per la difesa dei beni comuni, costruendo una relazione stabile tra cittadini e lavoratori.

Con l’occhio al controsemestre ma la mente concentrata su un orizzonte più ampio.

 

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