Menu

A proposito dell’articolo di Roberto Saviano contro gli attivisti dei movimenti napoletani

Un libro di qualche anno fa di Alessandro Dal Lago su Saviano, “Eroe di carta”, lo definiva come un dispositivo: “il dispositivo Saviano”.
A partire da una descrizione morale di un gruppo sociale o di una popolazione oppure, come in questo caso, di un movimento e di gruppi della sinistra radicale, il dispositivo Saviano e’ capace di produrre narrazioni che si reggano su degli incubi, atavici per lo più. Incubi da cui guarire. Come? Attraverso un processo dicotomico: una lotta fra bene e male, inferno e paradiso, ossia fra realtà da sanare come problema antropologico (vuoi i napoletani, meridionali, vuoi i centri sociali e la sinistra estrema). quindi la realtà romanzata di Saviano diviene atto di fede, giornalismo come testimonianza esclusiva e autorevole (un po’ come un suo predecessore, Giorgio Bocca che additava i napoletani di essere un popolo inguaribile…ma da cosa, poi, chissà)

Aggiungo con Gramsci, ops, scusa Saviano, forse Gramsci é troppo vecchio, archeologico oppure troppo estremista? Comunque, Gramsci notava come funzionasse la formazione dell’opinione pubblica e del senso comune nei confronti dei meridionali e come agissero le forme di auto-inferiorizzazione. Funzione indispensabile e’ l’“intellettuale meridionale”: ossia quell’intellettuale che formatosi alla scuola crociana funge da “miglior agente del capitalismo industriale italiano”, esercitando “egemonia” proprio tra le “popolazioni” del Mezzogiorno, poiché da “burocrate” amministra il potere locale e da “giornalista” indirizza l’“opinione pubblica”.
Scrive Gramsci: “Il ceto di intellettuali riceve un’aspra avversione per il contadino lavoratore, considerato come macchina da lavoro che deve esser smunta fino all’osso e che può essere sostituita facilmente data la superpopolazione lavoratrice: ricavano anche il sentimento atavico e istintivo della folle paura del contadino e delle sue violenze distruggitrici e quindi un abito di ipocrisia raffinata e una raffinatissima arte di ingannare e addomesticare le masse contadine… Il suo unico scopo è di conservare lo statu quo. Nel suo interno non esiste nessuna luce intellettuale, nessun programma, nessuna spinta a miglioramenti e progressi”.
Ecco, mi pare che Saviano rappresenti proprio questo tipo di mentalità e incarni questo modello di intellettuale e, purtroppo, ancor oggi partecipi a pieno titolo della formazione del processo politico e del discorso pubblico nel Sud Italia.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Francesco Casuccio

    Saviano, ossia…il nulla.

    Francesco Festa, nel suo commento ai veleni del solito Saviano, commette un errore, secondo me.

    Gli attribuisce la patente di ‘intellettuale ‘.
    Naturalmente condivido la critica gramsciana agli intellettuali meridionali servi del colonialismo
    savoiardo.
    Ma la questione è appunto questa : Saviano è un intellettuale ?

    Il ‘nostro’ ha ricevuto varie condanne per plagio , relative al suo ‘Gomorra’.
    Plagio di cosa ? Articoli di giornali locali.
    Il ministero di grazia e giustizia e le forze dell’ordine dovrebbero anche loro rivendicare
    i diritti d’autore, incassati invece dal nostro eroe, visto che il materiale ‘grezzo’ di
    Gomorra è contenuto nelle dichiarazioni dei vari pentiti di mafia.

    Di suo il nostro bel (si fa per dire) tomo ci ha messo solo cazzate e ambigue fantasie .
    Trattasi di intellettuale ?
    Un copia-incollista non credo possa definirsi intellettuale.

    La sua confusione mentale lo fa sbandare dal sionismo all’amore per la DEA , da Ezra Pound
    e Junger al democraticismo di stile veltronian-renziano.

    Insomma una catastrofe.

    Francesco Festa fa bene a citare il libro di Dal Lago che smonta, sul piano critico – letterario
    e su quello etico-politico il ‘dispositivo Saviano’.
    Voglio solo ricordare che Dal Lago, persona professionalmente serissima, nonché attivista altrettanto serio,
    fu sottoposto a un autentico linciaggio da parte degli ambienti sponsor di Saviano , ma non solo.

    E’ opportuno ricordare a Valerio Evangelista, compagno e scrittore che stimo molto, le invettive
    contro Dal Lago sul sito Carmilla, sito che tra l’altro frequento e apprezzo molto.

    E sarebbe opportuno che proprio su questo sito , casa comune di tanti veri scrittori, noti e non noti,
    ci fosse una presa di posizione definitiva sul gomorrista Saviano .
    Nonché, pubbliche scuse nei confronti di Dal Lago.

    Ho conosciuto Saviano in un ambito di ‘movimento’ : in pieno bassolinismo trionfante a Napoli
    alcune realtà (redlink e rete dei comunisti) organizzarono un convegno critico della esperienza
    del governatore afragolese.

    Era presente l’ancora sconosciuto Saviano, allora in versione ‘no-global’.
    Il suo confuso intervento somigliava a una requisitoria di un pubblico ministero.
    Per quanto fosse una giustissima denuncia del malaffare bassoliniano, mi lasciò una impressione negativa, proprio
    per i toni.

    Dopo la ‘gloria’, la scorta, la fama (abusiva) e ovviamente i soldi,
    il nostro , in evidente crisi di ‘creatività’ (non gli passeranno + i verbali dei pentiti ?
    chissà) si e’ ridotto a fare il commentatore velenoso del ‘partito repubblica’.

    Gli mancano argomenti, gli manca lo stile, gli manca tutto.
    Mi sa che tra un po’ lo ‘licenziano’ .
    Poveraccio …..
    Noi , che siamo persone miti e di buon cuore, lo accoglieremo, ovviamente a braccia aperte, nel
    nostro antiquato e reazionario (ipse dixit) mondo di precari, lavoratori, disoccupati, migranti,
    dannati della terra.

    Robbè , pijat na pasticc.. sient a mmè.

    (traduco : ‘caro’ Roberto, prendi una pasticchetta di tranquillanti, te lo consiglio)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *