Bruxelles e la dominazione dell’euro rappresenta una tipologia di impero, un tipo di impero coloniale che detta la politica di ciascun paese fissando il bilancio, le spese e gli investimenti. Dunque, rompere con questo impero centrato a Bruxelles è la precondizione per lanciare qualsiasi politica sociale.
La destra nazionalista riconosce questo e lo capitalizza. E anche i popoli lo riconoscono, poiché comprendono che la politica dell’Unione Europea è la responsabile della disoccupazione, dell’insicurezza e della chiusura di imprese che delocalizzano in altri paesi. […]
La destra [nazionalista] è molto contradditoria, poiché gli stessi capitalisti da un lato vogliono essere protetti e dall’altro lato hanno legami con le banche internazionali.
La piattaforma [della destra] anti-Europa, o meglio anti-Bruxelles è demagogica, nel senso che dietro a questo discorso anti-euro c’è una politica capitalista ugualmente reazionaria legata a politiche antipopolari nel campo sindacale e sociale. […]
La vecchia socialdemocrazia si è convertita in una nuova faccia della destra tradizionale. E in questo vuoto c’è competizione fra la destra nazionalista e settori di sinistra. Fintanto che la sinistra continuna a fornire appoggio critico alla socialdemocrazia, sarà compromessa.
La sinistra continua a pensare di poter riformare l’Unione Europea, costruire l’Europa socialista. Ma questo discorso manca di realismo.
Il progetto nazionale non è contrario a una politica socialista. Si deve uscire dall’Unione Europea in modo da avere l’indipendenza nazionale per poter formulare una strategia economica anti-austerità.
Non si può cambiare l’Unione Europea: è come pensare che si possa cambiare la Deutsche Bank mettendosi a comprare azioni. I fatti vanno in un’altra direzione.
La sinistra ha permesso alla destra di sfruttare e manipolare legittime e forti rivendicazioni nazionali. […]
La lotta per l’indipendenza nazionale, per la rottura dell’Unione Europea è essenziale alla lotta per la democrazia e per l’ampliamento della lotta di classe per il lavoro e per lo stato sociale. La lotta di classe è più forte ed efficace sul familiare terreno nazionale – piuttosto che nell’affrontare distanti sorveglianti a Bruxelles.
Una sinistra impegnata e ancorata nel terreno nazionale, orgogliosa delle proprie tradizioni nazionali e di classe e in grado di unificare i lavoratori al di là delle “identità” etniche e religiose, può riconquistare sostenitori e riemergere come una reale alternativa alle due facce della destra – quella neoliberale e la nuova destra “nazionalista”.
I neoliberisti non hanno soluzioni da offrire per i disastri e i problemi da loro stessi creati; i nazionalisti della nuova destra hanno la risposta sbagliata: reazionaria. La sinistra ha la soluzione?
La sinistra deve rettificare la sua politica e non parlare in termini internazionalisti quando non ha alcun fondamento nazionale. La politica passa per lo smantellamento dell’Unione Europea. »
Traduzione da http://www.lahaine.org
* James Petras, studioso marxista statunitense, docente emerito dell’università di Binghampton, è autore di innumerevoli libri e saggi sull’imperialismo. In Italia vedi “Clash. Scontro tra potenze”, insieme a L. Vasapollo, M. Casadio e “Competizione globale” insieme a R: Veltmeyer, L. Vasapollo, M. Casadio. edizioni Jaca Book
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