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L’Usb o l’insidia dei piccoli sindacati

Oggi ho avuto la prova provata che un sindacato relativamente piccolo ma che muove i lavoratori e riempie le piazze possa incutere un qualche tipo di apprensione all’illustre testata on line di repubblica.it
Non sono stato il solo a notare, infatti,  che nella tarda mattinata di oggi vi erano foto di bandiere e striscioni, al primo pomeriggio “solo”, una foto, per così dire generica, ed una (doverosa) citazione dell’USB che ha organizzato e indetto lo sciopero generale di oggi.

Vedrete domani che grancassa ci faranno sentire per una manifestazione e non uno sciopero, sia chiaro indetto, al sabato, da un sindacato che ha tante di quelle affinità elettive col governo da rendere difficile individuare chi governi e chi contesti e quindi distinguere il sindacato da chi è oggetto e il vero target di una manifestazione. Una vera contraddizione in termini.

Una manifestazione quindi e non uno sciopero generale. Praticamente una gita fuori porta chiesta a gran voce da quei lavoratori che non arrivano a fine mese come tanti, che sono massacrati di tasse e ticket sanitari ma che hanno il solo torto di aver sbagliato qualcosa. Lo dico con forza. Chi segue CGIL e la Troika sbaglia. Sbaglia perchè il loro modo di fare sindacato è vetusto, è antico ed antistorico. Non più i sindacati degli autunni caldi e del costi quel che costi, ma i sindacati dei compromessi, dei si può fare, i sindacati del se ne può parlare. I sindacati che non hanno a cuore gli iscritti ma la gestione dei fondi pensionistici. I sindacati che si allarmano quando Renzi ne annuncia un aggravamento in termini di imposizione fiscale. Perchè quei sindacati e quel modo di fare sindacato, morto da tempo, è tramontato da tempo. L’altro giorno sono stato ospite di una società che offre corsi di studi universitari a pagamento, una università privata insomma. All’offerta che mi veniva proposta ho ribattuto con qualche perplessità. Chi mi riceveva, allora mi ha chiesto: “a che sindacato è iscritto?” Capite? Il Sindacato offre convenzioni, ricorsi legali, benefit e Dio sa cos’altro. Una sorta di campagna di fidelizzazione che usa Auchan, Iperocoop e il mio farmacista sotto casa ma che non t’aspetti da un sindacato. Eppure sono realtà che esistono e puoi toccare. Poi ti accorgi che quando ti siedi a un tavolo per trattare, manca nerbo e quella giusta dose di aggressività che ti faccia rendere conto da che parte sta il padrone e dove sieda il lavoratore. Credetemi non è propaganda la mia, ma una sensazione che ho sentito in modo palpabile.

Molti di questi sindacati in passato si sono seduti al tavolo per concludere accordi che successivamente rimettevano in discussione – dopo averli accettati, e sottoscritti – mediante una serie di ricorsi legali. Ai lavoratori veniva detto: “hai ragione, questo provvedimento è ingiusto, vieni da noi ti offriamo il patrocinio legale e fai ricorso”. Praticamente una campagna di assistenza legale che ha mascherato più volte una campagna di tesseramenti. Chapeau. Bravi. Peccato che prima o poi i lavoratori si accorgeranno come tanti stanno già facendo che qualcosa non torni in termini di atteggiamenti, che il quadro sta lì sotto i tuoi occhi ma non è nitido, presenta molti spazi in cui l’immagine è sfuocata. E’ per questo che tanti cambiano. Tanti cambiano perchè si rendono conto perfettamente che vi è modo di vedere tutto a fuoco senza passare dall’oculista. E’ semplice. Come bere il proverbiale bicchier d’acqua. Chi semina male raccoglie peggio è legge di vita ma è anche legge politico-sindacale. Domani fate pure la vostra scampagnata. I media vi daranno visibilità e sostegno, siete ancora tanto rappresentativi e chi lo nega. Ma non è quella la strada giusta. Il Lavoratore ha bisogno di essere affiancato e sostenuto, ha bisogno di sentirsi rassicurato e Voi semplicemente non lo state facendo. Tutto qui. Semplice. Come bere un bicchier d’acqua.

* http://scrivegiovanni.com/

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