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Pisa: verso la costituzione di un coordinamento contro la guerra

Il lusinghiero esito del dibattito tenutosi giovedì 11 giugno al Circolo Agorà, sia in termini di partecipazione, sia per la qualità degli interventi, ci dice che la proposta emersa durante la serata di costituzione di un Coordinamento pisano contro la guerra ha tutti i numeri per potersi realizzare.

La sala dell’incontro, nonostante il clima estivo e il caldo, è stata piena dall’inizio alla fine degli interventi, a seguire una trama di riflessioni, analisi, informazioni e proposte che ci hanno permesso di comprendere i processi materiali alla base della recrudescenza bellicista in atto a livello mondiale.

Marco Santopadre, esponente della Rete dei Comunisti e giornalista di www.contropiano.org, ci ha parlato del ruolo centrale dell’Unione Europea in tutti i fronti di conflitto, dall’Ucraina sino alla Libia, in un “arco di guerra” che ormai da anni circonda il continente europeo. Una centralità che si compenetra e si misura all’interno dell’Alleanza Atlantica (NATO), retaggio di una guerra fredda che sulla frontiera ucraina riprende vigore come e forse più dei tempi nei quali l’imperialismo statunitense doveva confrontarsi con l’URSS.

Oggi gli Stati Uniti, ridimensionati in termini economici dalla crisi sistemica del capitalismo e da una competizione globale sempre più feroce, usano la loro forza militare per condizionare e costringere l’emergente polo imperialista europeo negli ambiti di un’alleanza che più di una volta ha “mostrato la corda”, a dimostrazione dei crescenti conflitti d’interesse tra economie alla conquista degli stessi spazi di mercato, risorse umane e materiali, territori e aree geografiche. Il conflitto in Ucraina, dove gli scontri armati tra l’esercito del governo golpista di Poroshenko e le popolazioni russofone non si sono mai fermati, è il banco di prova di questa dura dialettica interna alla NATO, perché fa emergere una divaricazione d’interessi irriducibile tra i paesi europei naturalmente portati al commercio con la Russia e gli USA, che spingono invece per bloccarli. In un secondo passaggio del suo intervento, Marco ci ha parlato dello scenario ucraino e del conflitto nelle regioni del Sud Est con dovizia di particolari, perché reduce dalla Brigata antifascista organizzata dalla Banda Bassoti allo scopo di portare solidarietà materiale e morale a popolazioni prostrate da più di un anno di aggressine militare per mano di battaglioni nazisti inquadrati nelle debolissime forze armate ucraine. Nella conclusione del suo intervento, forte è stato l’appello dell’esponente della Rete dei Comunisti a riprendere il cammino dell’opposizione organizzata contro i venti di guerra, a partire dal pericolo di  una nuova aggressione militare dell’Unione Europea contro la Libia.

Franco Dinelli, dirigente di Pax Crhisti, ha centrato il suo intervento soprattutto sull’analisi di quella parte del mondo cattolico una volta impegnato nel movimento pacifista. Analisi a tratti impietosa la sua, che ci ha dato modo di capire una causa (non certo la sola) della progressiva scomparsa di un movimento che, per anni, ha caratterizzato il nostro paese a livello mondiale per dinamismo e capacità mobilitativa. Conformismo, silenzi colpevoli, collateralità con i meccanismi di mistificazione e orientamento dell’opinione pubblica da parte d’importanti testate afferenti al cattolicesimo ufficiale, hanno contribuito, secondo Franco, ad annichilire progressivamente quella spinta politica e morale che spingeva tanti cattolici ad unirsi ed incarnare le oceaniche manifestazione che riempivano piazze e strade contro l’invasione dell’Iraq nel 2003, e che per anni ha ingrossato le fila di tanti comitati locali che si battevano contro la militarizzazione e la guerra. Una crisi d’impegno e motivazioni grave, ma secondo Franco non irreversibile, che va contrastata con la ripresa del dibattito, del confronto e della mobilitazione.

Emanuela Grifoni, esponente di Ross@ Pisa, ci ha parlato del complesso meccanismo d’interazione tra militare e civile esistente sui nostri territori, o meglio tra “il polo della guerra”, rappresentato dalla base militare USA di Camp Darby, dall’Hub all’aeroporto militare dall’Oro, dalla caserma dei paracadutisti Gamerra, che recentemente è stata scelta per l’insediamento del ComFoSe (Comando delle Forze Speciali), da produzioni militari a esso dedicato (IDS – Industria dei Sistemi S.p.A. di Pisa produce mini droni per le truppe speciali) e “il polo della pace”, incarnato dalla scuola superiore Sant’Anna, dalla Giunta PD che regge il Comune di Pisa e da alcuni ambiti “pacifisti” in stretta relazione con i primi due soggetti. Un’interazione all’opera da tempo, in grado di sviluppare sinergicamente capacità operative “sui campi di battaglia” (peacekeeping, peace building, copri civili di pace) e nella battaglia ideologica in patria, attraverso una complessa opera di penetrazione sui territori, a partire dalla “giornata della solidarietà”, che da alcuni anni vede i paracadutisti entrare nelle scuole elementari e medie inferiori ad insegnare la “cultura della difesa” ai bambini.  Motivi validi per tornare a occuparsi con urgenza, come giustamente ha concluso Emanuela, dei temi della pace e della guerra su un territorio sicuramente all’avanguardia sia in termini di sperimentazioni, sia in termini di proiezione bellica verso i tanti fronti di guerra accesi dalla volontà di potenza dell’Unione Europea e della NATO

Infine l’intervento di Manlio Dinucci, che nell’incipit ha focalizzato l’attenzione su un tema dirimente per lo sviluppo delle mobilitazioni contro la guerra: quello del linguaggio e della capacità di interlocuzione dei militanti nowar oltre gli ambiti classici rappresentati dalla parte più sensibile e cosciente della popolazione. A modello negativo, Manlio ha fatto alcuni esempi di “metodo” sullo stare in piazza, dove talvolta si fa prevalere più il dato identitario delle realtà politiche presenti rispetto ai contenuti da comunicare per conquistare il comune cittadino che passa in quel momento di fronte al picchetto, al presidio o al volantinaggio. Occorre, come ha più di una volta chiosato Manlio, usare strumenti comunicativi in grado di intercettare aree vaste di opinione pubblica, sia con adeguati strumenti tecnici (video, mostre esemplificative) sia di contenuti. Elemento principale di agitazione e propaganda in questa fase può essere – nella riflessione di  Manlio – quello delle spese militari, in costante aumento a fronte dei terribili tagli alla spesa sociale che penalizzano fasce sempre più ampie di popolazione. L’altra parte dell’intervento di Dinucci si è invece incentrata sul ruolo centrale che continuano a giocare gli Stati Uniti in ogni fronte di guerra, soprattutto nel confronto contro Russia e Cina, rispetto alle quali l’amministrazione Obama usa toni da guerra fredda, anche per costringere gli alleati a mantenere una posizione subalterna entro la NATO. Infine, Manlio ha ricordato l’appello No Guerra No NATO, che nel giro di pochi mesi ha raggiunto e superato le 10mila firme di adesione, a dimostrazione del fatto che nel nostro paese esiste ancora un tessuto connettivo di resistenza alle politiche di guerra. Il prossimo obiettivo sarà la contestazione di Trident Juncture 2015, la piu’ grande esercitazione Nato dopo il crollo del muro di Berlino. L’esercitazione si terrà da settembre a novembre di quest’anno con base a Trapani, dopo che i vertici dell’Aeronautica Militare hanno giudicato la base sarda di Decimomannu insicura per le costanti mobilitazioni antimilitariste della popolazione.

L’incontro si è concluso con la proposta di costituzione di un Comitato contro la guerra cittadino, al termine di un percorso di confronto con tutte le realtà che a Pisa e in provincia sono interessate. Su questo obiettivo il circolo agorà si sente impegnato sin da ora, mettendo a disposizione la propria sede e le proprie risorse materiali ed intellettuali.

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