L’elenco delle misure del nuovo pacchetto di austerità proposto dal governo Syriza è assolutamente depressiva. Gli effetti di quelle misure ammontano ad un totale di 8 miliardi per i prossimi due anni (2,7 per il 2015 e 5,2 per il 2016), distribuiti in tagli e aumento delle imposte e dei contributi sociali.
Gli aumenti delle imposte proposti includono un aumento dell’Iva, imposta indiretta “flat” che colpisce in modo sproporzionato le persone a basso reddito, che si prevede possa portare 0,7 miliardi di quest’anno, e il doppio il prossimo anno. Un totale di 1,8 miliardi in più dovrebbe entrare nei prossimi due anni da una “riforma” delle pensioni, con le restrizioni ai prepensionamenti e l’aumento dei contributi dei lavoratori dipendenti, sia per le loro pensioni che per la copertura sanitaria. L’aumento delle imposte include anche un aumento delle imposte sulle società, e la (leggermente modificato) “tassa speciale di solidarietà”, istituito dal precedente governo.
Le privatizzazioni andranno avanti come pianificato dal governo precedente, con alcune piccole modifiche nella procedura. Il governo sostiene che mantiene il diritto di modificare la legislazione del lavoro e aumentare il salario minimo, anche se questi punti non sono chiari nel non-paper distribuito ai media. Ci sono anche alcuni gesti simbolici – come un taglio ultra-minimale delle spese militari (200 milioni) – e una tassa su yacht di lusso.
Inutile dire che tutte le “linee rosse” sono state attraversate e che ben poco è rimasto del programma di Syriza.
Inutile anche dire che altri 8 miliardi di “purga” a un paese che aveva già perso il 25% del suo Pil non può che portare ad un ulteriore recessione, povertà e disoccupazione.
Ma, naturalmente, anche questo non è ancora sufficiente per la Troika. L’Unione europea segue rigorosamente la linea dei sessantottini italiani: “Vogliamo tutto”. E sembra funzionare, dal momento che ad ogni turno riescono ad ottenere ancora più concessioni senza fare il minimo sforzo!
Questa spirale verso il basso va fermata prima che sia troppo tardi!
E’ più che mai il momento, per i movimenti sociali e le forze combattive della sinistra, di svegliarsi e battersi!
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