Shinzo Abe, vincitore delle elezioni oggi in Giappone, ha annunciato che non appena avrà assunto l’incarico di Primo Ministro intende recarsi in visita negli Stati Uniti per “rafforzare le relazioni” tra i due paesi. Il 58enne leader della Partito Liberaldemocratico (Ldp), che ritorna alla guida del governo dopo cinque anni, intende recarsi a Washington il prossimo gennaio “per ricostruire i rapporti” tra i due paesi, rovinati secondo lui dai precedenti premier.
Inoltre, sempre secondo il nuovo premier in pectore, il Giappone non intende rinunciare alla sovranità sulle isole Senkaku, che Pechino chiama Diaoyu e sulle quali esiste un contenzioso che ha alzato assai la tensione nell’area. Nella sua prima uscita dopo il voto Shinzo Abe non fa mistero dell’impostazione nazionalista della sua politica estera: “La Cina sta sfidando la realtà, ovvero che quelle isole appartengono al territorio del Giappone (…) Il nostro obiettivo”, ha aggiunto, “e’ fermare la sfida, ma non vogliamo peggiorare le relazioni con Pechino”.
Ex delfino del carismatico premier Junichiro Koizumi, Abe é l’ultimo esponente di una famiglia politica blasonata: il padre Shintaro è stato ministro degli Esteri, mentre suo nonno Nobusuke Kishi è stato primo ministro. Quest’ultimo, detenuto dalle Forze Alleate come criminale di guerra di Classe A dopo la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale, fu rilasciato nel 1948 e mai processato dal Tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente.
Secondo gli exit poll diffusi in queste ore, quello di oggi alle elezioni legislative giapponesi è stato un vero e proprio trionfo: i Liberademocratici – centrodestra, soprannominati Balena Gialla per le similitudini con la Balena Bianca italiana, la Democrazia Cristiana – conquisterebbero un minimo di 275 e un massimo di 310 seggi, mentre l’alleato centrista New Komeito otterrebbe da 27 a 36 eletti. E quindi insieme i due partiti potrebbero superare i due terzi dei 480 seggi che compongono la Camera Bassa, il che permetterebbe al nuovo governo, sostenuto dalle potenti lobby nazionaliste e militariste del paese, di rivedere l’art.9 della Costituzione che impedisce al paese di avere un esercito vero e proprio e limita l’uso delle forze armate solo in funzione di auto-difesa.
Per i Democratici, nati da una scissione di centrosinistra dell’Ldp, e saliti al potere 3 anni fa, si tratta di una vera e propria disfatta: appena 55-77 seggi contro gli oltre 310 del 2009, al punto che potrebbero essere battuti dal cosiddetto ‘terzo polo’ ultranazionalista e di destra (Partito della Restaurazione del Giappone) fondato dal sindaco di Osaka, Toru Hashimoto, e guidato dall’ex governatore di Tokyo, Shintatro Ishihara, accreditato al momento di 40-61 deputati.
Ma gli elettori di Tokyo hanno eletto Naoki Inose a governatore della prefettura della capitale per i prossimi quattro anni. Inose, sostenuto dal partito Liberal-Democratico ha ricoperto per alcuni mesi la carica ad interim dopo le improvvise dimissioni del predecessore Shintaro Ishihara. Inose ha posto l’accento sulla necessità di essere pronti ad affrontare eventuali eventi catastrofici simili a quelli di Fukushima, e difende una riforma del settore industriale dell’elettricità che però non metta in discussione una scelta nuclearista che evidentemente gli abitanti della capitale condividono. Dopo la vittoria Inose ha ribadito di voler confermare la candidatura della capitale giapponese per i Giochi Olimpici del 2020.
Da parte sua invece il premier uscente Yoshihiko Noda ha annunciato che si “dimetterà da leader del Partito Democratico”, assumendosi quindi la responsabilità della disfatta del suo partito. Il vincitore Abe ha assicurato che la riforma bipartisan sul raddoppio dell’Iva dal 5 al 10% e altre misure di austerity varate dal precedente governo verranno mantenute. Terza economia del mondo, il Giappone deve combattere con un debito pubblico record del 230% ed é ormai in recessione dopo il crollo del Pil del 3,5% registrato fra luglio e settembre di quest’anno.
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