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Livorno 29.10.15: un processo contro la città, in un clima di recrudescenza repressiva

Solidarietà, organizzazione, unità, resistenza contro le politiche poliziesche del governo Renzi e dell’Unione Europea

Giovedì 29 ottobre il tribunale di Livorno si esprimerà sulle pesantissime richieste della PM Fiorenza Marrara contro venti militanti politici, sociali e sindacali livornesi, inquisiti per le mobilitazioni di tre anni fa, che culminarono il 3 dicembre 2012 nella legittima contestazione di fronte alla Prefettura.

I fatti che hanno portato al processo furono determinati da un atteggiamento aggressivo fuori misura da parte delle forze dell’ordine, che prima (30 novembre 2012) repressero con durezza una piccola contestazione all’allora segretario del PD Bersani. Il giorno successivo, durante una manifestazione di protesta contro l’atteggiamento delle forze dell’ordine, l’aggressività della celere invece di scemare aumentò, portando al ferimento di alcuni manifestanti e cittadini. A quel punto la reazione si espresse ai livelli che caratterizzano da sempre la città labronica. I numeri delle prime due iniziative si moltiplicarono, e oltre mille persone attraversarono il centro storico, richiamate da un tam tam popolare passato attraverso il tessuto connettivo di solidarietà sociale, lotte e organizzazione che fa di Livorno un “avamposto di resistenza” pericoloso per chi, come il PD di Renzi, intende normalizzare in tutti i modi il paese. Il passaggio di fronte alla Prefettura fu un episodio di legittima protesta contro chi aveva ordinato alle forze dell’ordine l’atteggiamento dei giorni precedenti.

Le durissime richieste di condanna per i militanti livornesi (si va da un minimo di 10 mesi a un massimo di 3 anni e quattro mesi, per un totale di 38 anni) s’inseriscono in una serie di azioni repressive che in queste settimane caratterizzano la cronaca nazionale. A Bologna, Roma, in Sardegna e a Pisa le forze dell’ordine sono utilizzate armi alla mano contro occupanti di case, lavoratori, disoccupati, militanti contro la guerra, studenti. Spazi culturali, centri sociali e di aggregazione afferenti alla sinistra di classe sono chiusi con la forza. Si moltiplicano provvedimenti restrittivi contro dirigenti sociali, politici e sindacali attraverso fogli di via, arresti domiciliari, obbligo di firma, sanzioni amministrative salatissime. 

La diffusione e la simultaneità di queste azioni poliziesche evidenziano una chiara strategia, orientata alla normalizzazione violenta del conflitto. L’incedere della crisi sistemica del capitalismo, che nonostante la propaganda in stile “goebbelsiano” di Renzi investe duramente il nostro paese, spinge l’esecutivo a usare la mano forte.

Di fronte a questa potente offensiva repressiva occorre un cambio di passo da parte di tutte le realtà politiche, sociali e sindacali di classe ancora attive nel paese.

Il comune nemico di tutte le lotte in corso nel paese e a livello continentale lavora da tempo coordinando le proprie strategie.

Non esiste provvedimento economico, sociale, legislativo o repressivo che non passi attraverso la pianificazione della troika europea. Il governo Renzi è, in questo senso, un entusiasta esecutore delle politiche di Bruxelles e dell’Unione Europea. Non a caso la Gendarmeria Europea, che ha sede a Vicenza, è diretta da alti ufficiali dei Carabinieri coinvolti sia nell’omicidio di Ilaria Alpi sia in quello di Carlo Giuliani, come denuncia con dovizia di particolari il libro “La madre dell’uovo” di Giulio Laurenti.

Di fronte a questo tipo d’interazione e condivisione delle politiche autoritarie e repressive a livello continentale, è fondamentale sostenere e affiancare tutti i compagni attaccati, ma ipotizzare una resistenza che non individua la strategia del nemico di classe adeguandola a essa, equivarrebbe all’idea di svuotare il mare con una paletta. Questo principio vale più in generale per ogni tipo di conflitto politico, sindacale e sociale.

 È necessario ricostruire livelli di unità, coordinamento delle lotte, quantità e qualità di mobilitazione all’altezza dello scontro imposto all’attuale sistema di potere gerarchico europeo, di cui il governo Renzi e le sue forze dell’ordine sono parte integrante e costituente.

CON QUESTO SPIRITO E OBIETTIVI GIOVEDÌ 29 OTTOBRE 
LA RETE DEI COMUNISTI SARÀ AL FIANCO DEI COMPAGNI CHE A LIVORNO SI MOBILITERANNO DURANTE IL PROCESSO.

Rete dei Comunisti, Pisa

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