Un chiaro segnale di arroganza, nel solco della svolta autoritaria indicata dall’Unione Europea e dai grandi capitali finanziari.
Strumenti di lotta, alleanze e prospettive generali della battaglia in difesa della sanità pubblica.
Le recenti schermaglie in Consiglio Regionale con la vergognosa modifica della Legge 28/2015 al solo fine di boicottare il referendum, è indicativa del contesto entro il quale le mobilitazioni popolari e antigovernative sono costrette a livello regionale, nazionale ed europeo.
Le manganellate contro i manifestanti che lo scorso 15 dicembre avevano tentato di portare le istanze dei comitati in difesa della sanità in Consiglio Regionale avevano chiarito il clima. Il ducetto Rossi e il suo partito intendono affossare uno dei pochi strumenti rimasti in mano ad una popolazione sempre più defraudata da ogni possibilità di protagonismo democratico, sociale e politico.
Del resto, le direttive del capitale finanziario internazionale e dell’Unione Europea sono molto chiare: La Jp Morgan, storica società finanziaria statunitense, ha indicato da tempo le “Costituzioni nate dalla Resistenza antifascista” come uno dei limiti da abbattere per integrare i paesi della UE. Il Governo Renzi e i suoi “sceriffi” locali sono tra i più solerti esecutori di queste indicazioni, realizzate attraverso una serie di controriforme devastanti, atte ad eliminare alla radice ogni possibile capacità di incidere nello scenario politico da parte delle forze di opposizione, più in generale dei movimenti sociali.
Piuttosto che rischiare una clamorosa bocciatura popolare, come avvenne per i referendum su acqua e privatizzazioni vinto con percentuali bulgare (responso poi totalmente disatteso), in questo caso si tenta di prevenire il rischio.
Alla luce di questa realtà di fatto, occorre che i movimenti sociali, i comitati, le forze politiche e sindacali impegnate nella lotta per la difesa e il rilancio della sanità pubblica, più in generale contro le politiche di guerra economica che caratterizzano l’operato del governo Renzi, riflettano sulle forme di lotta da adottare, sulle alleanze politiche e sociali da sviluppare nel corso del conflitto, sugli obiettivi intermedi e generali da indicare ai soggetti che s’intende coinvolgere.
Lo strumento referendario è ancora un importante mezzo di battaglia politica, sinché un futuro governo in carica non sarà in grado di formalizzare con norme ulteriormente restrittive un rapporto di forza che già ora si fa beffa della raccolta firme o, peggio ancora, dei risultati favorevoli eventualmente usciti dalle urne (referendum su acqua e privatizzazioni docet).
Coscienti dei limiti oggettivi di questo strumento, occorre maneggiarlo con attenzione, evitando di portare in un vicolo cieco aspettative e speranze di una popolazione poco incline alla mobilitazione ed al protagonismo, anche a causa delle ripetute giravolte di una “sinistra” che si alterna, quando al governo quando all’opposizione, a governare nelle stesse Amministrazioni che fanno scempio della Sanità e dello Stato Sociale.
I prossimi passaggi indicati dai comitati che hanno promosso il referendum dovranno innanzitutto fare il massimo d’informazione sull’operazione di deliberato sabotaggio portata avanti dalla Giunta Rossi, rilanciando una mobilitazione che, in corso d’opera, si liberi di falsi alleati che in questi mesi hanno sostenuto la stessa campagna referendaria, per fini ben diversi dalla difesa della sanità pubblica. Lega Nord, Nuovo Centro Destra, Forza Italia, Fratelli d’Italia si sono espressi e, in taluni casi, mobilitati a favore della campagna, cercando così di nascondere le loro responsabilità nelle politiche di devastazione della sanità pubblica nelle regioni dove governano e negli esecutivi nazionali di cui hanno fatto e continuano a far parte.
Allontanare risolutamente questi partiti dalla futura campagna referendaria è un’operazione di chiarezza e di salute per il movimento in difesa della sanità pubblica, che oltre ai seri rischi di non riuscire a portare in fondo la battaglia a causa del boicottaggio del PD, correrebbe altrimenti il pericolo di vedersi scippato l’eventuale risultato positivo che potrebbe uscire dalle urne da chi ha tutti gli strumenti – consiglieri regionali e comunali, mezzi economici, organizzazione di partito, strumenti di comunicazione di massa – di fregiarsene alla fine della corsa.
Nei prossimi mesi occorrerà lavorare per ricomporre un fronte di lotta unitario, nel quale comitati, sindacati di classe, forze politiche e sociali indipendenti, si riapproprino del referendum, indicando gli avversari politici contro i quali stiamo combattendo, quelli più vicini ma soprattutto quelli apparentemente “più lontani”. Partito Democratico in primis, il solerte esecutore delle politiche imposte dall’Unione Europea attraverso la declinazione locale di trattati, memorandum, patti di stabilità, spending review e tagli orizzontali ad ogni servizio sociale, salario, contratto di lavoro. I partiti “satelliti” e complici delle amministrazioni a guida PD, sino a pochi mesi fa interni alla Giunta Rossi, hanno dato prova di se – fallendo – per oltre quindici anni. La destra fascioleghista e post – berlusconiana, in competizione con il PD al solo scopo di tornare al governo del paese, per gestire identiche ricette economiche e sociali.
La battaglia in difesa della sanità pubblica per crescere deve operare una rottura totale con questi partiti. Gli unici alleati sui quali il movimento può e deve contare sono i lavoratori, i pensionati, gli utenti del Servizio Sanitario Regionale, i soggetti interessati per condizione materiale a questa battaglia.
Più in generale, intendiamo affermare un concetto sostanziale che riteniamo debba guidare tutti i movimenti che si pongono in opposizione alle politiche lacrime e sangue del governo Renzi e dei suoi governatori regionali. La lotta in difesa della sanità così come per ogni altra singola vertenza, anche la più nobile e giusta, se separata dalle altre e avulsa dall’orizzonte generale di lotta e di liberazione dal progetto reazionario e militarista rappresentato dall’Unione Europea è destinata a soccombere.
Per questo indichiamo come prospettiva la rottura dell’Unione Europea, la fuoriuscita dall’Euro, la costruzione di un percorso d’integrazione internazionalista con gli altri paesi europei e mediorientali colpiti dalle politiche recessive e di guerra del polo imperialista europeo. Un’alleanza di popoli e Stati che si sgancino dall’UE, costruendo un’area indipendente, basata su regole economiche, sociali e politiche emancipate dallo sfruttamento capitalistico dell’uomo sull’uomo e sulla natura.
Il progetto di coalizione sociale Eurostop nato lo scorso 21 novembre a Roma, di cui la Rete dei Comunisti è parte costituente, ha l’ambizione di rispondere a questo ineludibile bisogno di ricomposizione e di visione generale, da indicare come fuoriuscita dalla crisi e dal capitalismo. La lotta per la difesa e il rilancio della Sanità pubblica è, in questo percorso, una delle battaglie centrali.
Rete dei Comunisti – Pisa
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