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Da Monaco a Nizza, smettetela di citare Oriana Fallaci (che aveva torto)

E’ quasi imbarazzante dover riconoscere che, davanti alla spaventosa quantità di cervelli portati all’ammasso in nome della “guerra di civiltà” che dovremmo semplicemente decidere di combattere, uno dei non molti presidi di razionalità è rappresentato dal settimanale cattolico Famiglia Cristiana.

Naturalmente non ci sfuggono le innumerevoli motivazioni che inducono questo settimanale a prendere in mano la bandiera della Ragione, certo non tutte altrettanto commendevoli. Quello che imbarazzo è l’inesistenza di un pensiero laico altrettanto lucido e attento ai processi storici. E’ insomma un marker molto attendibile dell’abisso in cui la cultura dominante si è infilata a partire dalla guerra infinita dichiarata da “Dabliu” Bush nel 2001 e variamente declinata nei 15 anni successivi (“guerra umanitaria“, comunque, resta un capolavoro insuperabile dell’infamia imperialista).

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Subito dopo ogni attentato, senza sapere se si tratta di Isis o di qualche folle omicida come nel caso di Monaco, sui social network si tirano fuori le tesi dell’ autrice sullo scontro di civiltà tra l’ Occidente cristiano e i musulmani assassini in nome di Allah ed è tutto un fiorire di “scusaci, Oriana”. Ma di che cosa? La sua tesi, che non ha senso confutare oggi, l’ abbiamo vista all’ opera nella sciagurata politica anglo-americana di Bush e Blair in Medio Oriente. Ecco perché, una volta per tutte, bisognerebbe smetterla di citare la scrittrice.

Uno dei danni collaterali degli attacchi terroristici che stanno insanguinando questi mesi uccidendo vittime innocenti in ogni parte del globo è l’ idiozia che dobbiamo puntualmente sorbirci da parte di chi, bontà sua, tre minuti tre dopo l’ attacco, senza che ovviamente la polizia e gli inquirenti sappiano ancora nulla di preciso, intasa i social network, Facebook e Twitter in particolare, con citazioni del pamphlet La rabbia e l’ orgoglio di Oriana Fallaci e la sua teoria sulla guerra di civiltà: noi occidentali e cristiani vittime dei musulmani tagliagole e assassini in nome di Allah. La Fallaci è stata tirata fuori nel novembre scorso dopo la strage di Parigi e l’ assalto al Bataclan, poi dopo l’ attentato a Bruxelles di marzo, poi di nuovo a giugno dopo l’ assalto di Omar Mateen in un club gay di Orlando, in Florida, salvo poi scoprire pochi giorni dopo che Mateen era a sua volta un gay con la mente disturbata e il suo presunto legame col Califfato era tutto da dimostrare. Per stare alle ultime settimane, la Fallaci è stata tirata fuori di nuovo dopo la strage sul lungomare di Nizza («Molte persone hanno in odio la #Fallaci semplicemente perché ha predetto quello che sarebbe successo #Nizza», ha cinguettato un’ utente su Twitter) e, adesso, dopo l’ attacco al centro commerciale Olympia di Monaco di Baviera dove, come appurato finora dagli inquirenti, la matrice islamista non c’ entra e il killer è un diciottenne tedesco-iraniano, Ali Sonboly, in cura per  depressione e forse vittima di bullismo che si sarebbe ispirato al killer norvegese Anders Breivik autore, cinque anni fa, della strage di Utoya dove furono uccise 77 persone.

Pochissimi minuti dopo gli spari nella città bavarese, però, Oriana Fallaci su Twitter era già nei trend (le parole che segnalano gli argomenti più discussi dagli utenti) con analisti da strapazzo a commentare e beccarsi tra di loro. Per fortuna con qualche spiraglio d’ ironia come quella di Francesca che scrive: «Ma fatemi capire, Oriana Fallaci la tenete salvata nelle bozze che appena succede qualcosa pubblicate qualche sua frase?». Eh sì, è proprio così.

Citare la Fallaci, come una sorta di risarcimento postumo perché lei aveva capito tutto e noi niente, perché lei sì che aveva ragione e noi torto, per molti è diventato un riflesso quasi pavloviano. Si va in automatico ormai: un folle o un terrorista spara, a Monaco o a Bruxelles, a Nizza, a Dacca o a Istanbul e si tira fuori dall’ armadio la Fallaci e il suo pamphlet scritto di getto qualche giorno dopo gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle dell’ 11 settembre 2001 nel quale riversava tutto il suo senso di frustrazione e rabbia per quanto appena accaduto. Ma davvero la scrittrice aveva individuato le soluzioni giuste per combattere il terrore islamista?

La tesi della Fallaci è insostenibile e oggi non ha senso nemmeno confutarla

Quel libro aveva una tesi, abbastanza insostenibile per la sua mancanza di flessibilità e di pragmatismo: la superiorità dell’ Occidente cristiano e la violenza religiosa della cultura islamica, a tutti i suoi livelli, che prepara l’ attacco agli Usa e all’ Europa e vuole ucciderci tutti. Una tesi assoluta, da “noi contro loro”, da “bene contro male”, che non ha senso provare a confutare quattordici anni dopo. Una tesi avanzata peraltro quando il mondo era completamente diverso da com’ è oggi. Nel 2001, per stare solo al Medio Oriente, c’ erano Saddam Hussein in Iraq, Gheddafi in Libia, in Tunisia Ben Ali, in Israele il primo ministro era Ariel Sharon.

E poi – ma questa è materia di analisti e studiosi – in questi quattordici anni le tesi della Fallaci hanno avuto largo seguito nella politica anglo-americana come ad esempio la guerra, basata su prove false costruite a tavolino, contro l’ Iraq di Saddam Hussein condotta dall’ accoppiata Bush-Blair e altre che hanno messo a soqquadro il Medio Oriente. Non è colpa della Fallaci, ovviamente, se sono state fatte queste guerre illegali, inutili e dannose se l’ obiettivo era quello di combattere il terrorismo. Ma la strategia politico-militare (più militare che politica, forse) di questi anni ricalca abbastanza bene le sue teorie. Abbiamo risolto qualcosa? Il terrore è stato vinto? Il Medio Oriente è stato pacificato? No, purtroppo. E allora perché citare la Fallaci? Non sarebbe meglio dire una volta per tutte: “Cara Oriana avevi torto” e non citarla più?

da http://m.famigliacristiana.it

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1 Commento


  • Manlio Padovan

    Io, molto modestamente e per quanto ho letto, ho l’impressione che tutto l’ambaradan sia cominciato con la pretesa illogica, perchè non giustificata da alcun elemento di razionalità, di fondare in Palestina lo Stato di Israele.
    Nussuno però lo ricorda.

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