La prima immagine è quella della signora Clara Booth Luce, ambasciatrice USA in Italia negli anni 50. Accanto a lei Mario Scelba, destra democristiana, presidente del consiglio e soprattutto ministro di polizia, famigerato per il regime del manganello celerino che impose in tutta Italia. Regime che sembra sempre più tornare di attualità, viste le bastonate poliziesche che accolgono i tanti che in tutta Italia vogliono far sapere a Renzi cosa pensano di lui.
E con il manganello torna di moda anche l'ordinanza dell'ambasciatore americano su come si deve votare. John Philips ha affermato che la vittoria del NO al referendum sarebbe un ritorno al passato, gravido di conseguenze negative per il paese.
Questa sfacciata ingerenza dell'ambasciatore USA in quello che dovrebbe essere uno stato sovrano, non ha ricevuto alcuna protesta da parte di chi istituzionalmente dovrebbe tutelare questa sovranità. Anzi immaginiamo Renzi felice dell'appoggio, mentre Mattarella si conferma come figura inutile e penosa. Nè vediamo nel fronte del SI qualche barlume di vergogna per l'intervento coloniale della superpotenza sulla nostra Costituzione.
Siamo quindi tornati ai tempi dell'ambasciatrice Luce, che non perdeva occasione per dire alle autorità e al popolo italiano cosa dovessero fare nel nome della lotta al comunismo. E lo faceva in modo così maniacale e ingombrante che alla fine una parte della stessa nomenklatura democristiana fece capire che la signora aveva esagerato.
È così dimostrato ancora una volta che la controriforma costituzionale di Renzi e Napolitano non solo non è il nuovo, ma riassume e istituzionalizza il peggio del vecchio nella storia del nostro paese.
Per questo serve più che mai la vittoria del NO, per spazzare via questa fetida aria da anni 50 che comincia ad avvolgerci.
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