Menu

Genova: la peggior sinistra e il PD

La “ricostruzione” della sinistra a Genova prende il nome di Rete a Sinistra. Questa coalizione comprende SEL, la pattuglia del Sindaco Doria (Lista Doria in Consiglio Comunale), i dirigenti dell'ARCI, alcune associazioni di volontariato che gestiscono pezzi di welfare attraverso le cooperative e una parte dei vari spezzoni dell'ex sinistra radicale.
Questa coalizione ha sostenuto da principio il Sindaco Doria, ne ha votato compattamente tutte le delibere (dalle privatizzazioni fino alla riproposizione delle grandi opere come gronda e terzo valico). Ha sostenuto il Sindaco quando i lavoratori delle partecipate, dell'ILVA e di altre fabbriche in crisi assediavano il palazzo dove il Sindaco era rintanato gridando all'arrivo dei barbari.
Questa coalizione ha gestito gli interessi di un gruppo di potere legato al partito di maggioranza PD che detta le politiche comunali imponendo tagli, privatizzazioni, lottizzazioni, speculazioni territoriali e immobiliari. Non ha mai pensato che il Governo di Genova stava facendo il lavoro sporco per un governo nazionale che ha inanellato jobs act e “buona scuola”, che prende in giro i pensionati, che taglia la sanità, che imbarca l'esercito in guerre illegali in giro per il mondo e che si appresta a rottamare la Carta Costituzionale.
Questo incubo di sinistra genovese continua a non vedere, non sentire e non capire. Per qualche tempo ci ha raccontato la favola che il Sindaco Doria era costretto a seguire il PD, poi ci ha raccontato che occorreva sostenerlo perché non tagliava il welfare in tempi difficili (in realtà tagliava e privatizzava ma occorreva far finta di niente), dopodiché ha pensato che sarebbe stato possibile ripartire da Doria ma intanto proponeva come nuovo sindaco il Presidente della Fondazione Palazzo Ducale Borzani, che è di area PD ma, molto più a sinistra….In difficoltà ha provato a lanciare Ignazio Marino come candidato (perché nato a Genova…); ora continua a sostenere che il sindaco uscente è la miglior scelta per incalzare il PD sui programmi. Dei quali, ovviamente, non si fa alcuna menzione.
Nel frattempo Genova si appresta alle elezioni del 2017 con una disoccupazione dilagante, con un territorio fragilissimo dal punto di vista idrogeologico, con attività produttive che continuano a chiudere, con la privatizzazione dell'AMIU in dirittura di arrivo, con gli speculatori che gongolano con i lavori dell'inutile Terzo Valico, con la promessa dell'altrettanto inutile Gronda di Ponente, con i lavori di uno scolmatore del Bisagno che servirà solo a far crescere i profitti di Salini-Impregilo permettendo a Renzi di far continui spot elettorali sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori.
Tutto questo la cosiddetta sinistra genovese non lo capisce e fa finta di non capirlo perché legata a un filo indissolubile con il Partito Democratico. Scambia i diritti dei lavoratori con gli assessorati nei municipi, considera chi lotta per la casa o contro le grandi opere come dei sognatori buoni solo per raccattare qualche voto con promesse da marinaio prima delle elezioni. Non commettono errori, agiscono di proposito per salvare se stessi lavorando scientificamente per sacrificare i diritti dei più deboli. Non sono incapaci, sono dei nemici dei lavoratori.
Se qualcuno volesse comprendere perché la parola sinistra è diventata un incubo per chi lavora può quindi tranquillamente passare da Genova dove qualche giorno fa, Renzi in persona ha fatto sapere che per il momento il Sindaco Doria va sostenuto in cambio del silenzio o dell'appoggio al referendum costituzionale.
Di questa sinistra non sappiamo che farcene. Non è solo inutile ma fa enormi danni. Chiunque voglia ricostruirla per davvero e sottrarre i lavoratori alla propaganda della destra razzista per prima cosa deve lavorare per farla sparire dalla faccia della politica e ricominciare dal basso con una coalizione di lavoratori e cittadini che in questi anni hanno fatto lotte, opposizione e sono stati dalla parte dei più deboli.
La via per la sinistra di classe e dei lavoratori a Genova è strettissima e non prevede scorciatoie di nessun tipo. L'alternativa che va praticata è fatta da quella parte di lavoratori e attivisti sociali che in questi anni non hanno avuto nulla a che spartire con le contorsioni delle fallimentari esperienze arancioni. Ripartire da qui è l'unica scelta percorribile. Tutto il resto è, per quel che ci riguarda, una perdita di tempo e una presa in giro per i lavoratori e le fasce più deboli.

 
 
Collettivo Comunista Genova City Strike/NST-Genova

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

3 Commenti


  • Franco Astengo

    Condivido l'impostazione dell'articolo. Sinceramente a cosa serva questa sinistra in Liguria non si capisce. Fra l'altro totalmente priva di iniziativa politica. Qualcosa di meglio si intravvede nel NO nel referendum, ma si tratta comnque di una triste situazione


  • Zippo

    Bravissimi, articolo ineccepibile che condivido al 100% . Una "cosa" sedicente di sinistra che sostiene le lobbies più facinorose, destrorse, clericalfasciste che da sempre tengono una zampa nei palazzi per curare i loro affari a tutti i livelli. Basta guardare da chi  è composta la giunta.


  • Eros Barone

    Per capire con che razza di sinistra abbiamo a che fare a Genova può essere utile riferire il dibattito sul referendum costituzionale del 4 dicembre, che si è svolto venerdì 7 ottobre al Palazzo Ducale per iniziativa della Comunità di San Benedetto e del Comitato per lo Stato di diritto, con l’introduzione dell’avvocato Vincenzo Paolillo, la partecipazione del ministro della Giustizia Andrea Orlando per il SÌ, del presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick per il NO e la regia di Alessandro Cassinis per “Il Secolo XIX”: dibattito interessante per più motivi. Ne vorrei indicare almeno uno, che mi ha particolarmente colpito, e cioè l’impostazione strettamente tecnica che il rappresentante del NO ha dato ai suoi interventi, ad esempio con critiche minute attinenti alla ripartizione delle materie e dei procedimenti legislativi prefigurata nel prolisso art. 70 della legge di riforma costituzionale.

    È così accaduto che Flick, a causa dell’impostazione politicamente acefala che ha seguito, non solo si è trovato costantemente a rimorchio del ministro Orlando e della sua apologia della semplificazione e dell’accelerazione dell’attività di governo attraverso l’eliminazione del bicameralismo perfetto, ma ha anche omesso di porre in risalto la sostanza della posta che è al centro del referendum, vale a dire l’attribuzione di maggiori poteri al Presidente del Consiglio attraverso il controllo della maggioranza del parlamento, del governo e degli organi di garanzia costituzionale (Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale e Consiglio Superiore della Magistratura). Né avrebbe potuto farlo, avendo teorizzato autolesionisticamente la netta separazione tra la legge elettorale, il cosiddetto Italicum con il suo sproporzionato premio di maggioranza, e la riforma del Senato, che invece sono del tutto complementari avendo lo stesso scopo: far passare un progetto di forma-Stato bonapartista con tratti esplicitamente fascisti, come ha giustamente affermato nel suo intervento introduttivo l’avvocato Paolillo suscitando le proteste di una parte del pubblico.

    In realtà, se si guarda all’essenziale, e cioè al progetto efficientista ed autoritario di forma-Stato che è sotteso alla riforma del Senato, così vivamente sostenuto e caldeggiato dai poteri forti interni ed internazionali che, dalla Confindustria all’Unione Europea e ad importanti esponenti dell’amministrazione degli Stati Uniti, hanno preso posizione a favore di questa riforma costituzionale, non può sfuggire che essa non risulta dissimile dall’opera di quei “selvaggi della Louisiana”, evocati da Montesquieu nello “Spirito delle leggi”, i quali, per cogliere dall’albero il frutto del dispotismo, non esitavano ad abbatterne il tronco.

     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *