Da tempo su questo sito – ma anche attraverso il quotidiano comunista on line Contropiano.org – stiamo sostenendo che il comporto aerospaziale italiano è attraversato da un poderoso ciclo di ristrutturazione che riflette, non solo, le abituali difficoltà del sistema industriale ed economico del capitalismo tricolore ma subisce anche i contraccolpi derivanti dall’inasprirsi dei fattori della competizione globale internazionale.
Nella recente Convention sul Sud, organizzata a Napoli dalla Regione Campania, alla presenza di numerosi ministri e del premier, Matteo Renzi, l’amministratore di Finmeccanica, Mauro Moretti, ha fatto chiaramente intendere che il futuro delle produzioni legate all’aereospaziale sarà, sempre più, proiettato verso i siti industriali di Marocco ed Arabia Saudita dove il costo del lavoro è molto inferiore a quello ancora vigente in Italia.
Moretti, nel corso del suo intervento, ha sostenuto che “Finmeccanica continuerà ad investire al Sud (Campania e Puglia) nonostante continuiamo a perdere un sacco di soldi” ma, nel contempo, ha posto – seppur indirettamente – un problema di sostenibilità economica, nel prossimo periodo, dei vari stabilimenti meridionali.
Si conferma – dunque – la volontà del management di Finmeccanica di accelerare il processo, già in atto, di ridimensionare la presenza industriale in Italia penalizzando, particolarmente, i siti meridionali ed il loro indotto.
Inoltre, ed è notizia di queste ore – con buona pace della demagogia diffusa a piene mani da Renzi e dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca sulla presunta volontà di “salvaguardare gli impianti nel Meridione” – c’è da registrare che nel recente accordo sottoscritto al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) che attiene alla collaborazione per progetti di ricerca tra i Politecnici e le aziende motoristiche del settore non compare nessun ateneo napoletano o campano.
Naturalmente, a fronte di questo scenario fortemente contraddittorio per la salvaguardia degli interessi dei lavoratori e dei territori in cui insistono queste produzioni, Fiom, Fim e Uilm restano in silenzio o balbettano confusamente quando gli echi di questi disegni antioperai fanno capolino sui mezzi d’informazione locali.
Lo stesso Movimento 5 Stelle che, nei mesi scorsi, si era fatto promotore di una interrogazione urgente al Presidente della Regione Campania non riesce, o non vuole, trarre le necessarie conseguenze politiche e programmatiche da una situazione di questo tipo e chiamare, quindi, alla mobilitazione sociale.
Da parte nostra rilanciamo l’allarme negli stabilimenti di Nola e Pomigliano d’Arco, nella filiera degli appalti e dell’indotto per organizzarsi, per tempo, contro una ulteriore mazzata che si sta preparando contro gli operai.
A questo proposito diventa importante e politicamente rilevante se i tanti compagni e delegati onesti e combattivi che ancora si attardano nel sostenere le direzioni collaborazioniste di Cgil, Cisl e Uil rompono con queste organizzazioni dando voce, forza e rappresentanza al sindacalismo conflittuale.
Una rottura sempre più necessaria non solo per organizzare adeguatamente la lotta operaia ma per interpretare correttamente il generale progetto di Finmeccanica anche nei suoi aspetti complessivi e di ricaduta economica e politica.
Rete dei Comunisti, Campania
Redazione di “Orme Rosse”, foglio d’intervento operaio della RdC
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