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Tortorici, uno su 10 ce la fa

Uno dei sindaci di Itaca è stato comunista. Era iscritto al partito, era cresciuto con l'etica che il progresso del Paese dovesse necessariamente passare per l'emancipazione dei lavoratori, per l'affermazione ed il rispetto dei loro diritti.

Poi è diventato Sindaco più volte (il sito ufficiale del comune recita che è "… stato eletto il 25 maggio 2014 e torna a guidare per la quarta volta il Comune di Tortorici, dopo averlo già fatto dal 1995 al 2004 e dal 2009 al 2014"). Quindi, per circa un ventennio, ha governato uno dei paesi di Itaca virando su posizioni sempre più concilianti al "sistema paese" (il lessico neo-liberista si esprime così, abbiate pazienza).

Io però, nonostante tutto, per quel paese coltivo un affetto incondizionato. Il paese del panino alla mortadella più buono di sempre, il Paese di Rifondazione Comunista a 550 tesserati, del compagno Gino Armeli (con tutte le sue follie e le sue tenerezze), il paese della Musica della maestra di pianoforte, la valle dell'ingegno, dell'intelligenza popolare, del truce brigante Molano e della sua storia fatta di angherie e tentavi di riscatto finiti, a loro volta, in ulteriori angherie e vessazioni. Il Paese che mio nonno continuava a chiamare u Paisi (ogni 20 e 21 Gennaio).
Un paese fatto da una miriade di contrade ognuna con tradizioni definite e vive, popolato da personaggi quasi mitologici (esiste anche un "
dio" da quelle parti, giuro).

Certo, Tortorici è stato anche il paese ingiustamente identificato tout court con la mafia, un marchio ignobile che è servito a qualche politicante da strapazzo per costruirsi un'immacolata coscienza di antimafiosità, cancellando di colpo tutta la bellezza umana e paesaggistica custodita come un diamante al centro di una valle.

Ora, in quel paese, sta accadendo qualcosa di aberrante per quella che sarebbe la storica cultura progressista del sindaco: i lavoratori del comune sono senza stipendio da 10 mesi e, ovviamente, stanno protestando in assemblea permanente dal 16 Febbraio.

Non mi dilungo sulle ragioni del dissesto ma vi invito a scommetere con me che la situazione sia uno dei frutti più indecorosi di anni di malgoverno della Regione e di quel famoso "Sistema Paese" verso il quale, col tempo, anche il sindaco ha iniziato ad avere posizioni concilianti.

Qualcosa la voglio dire, invece, a proposito del comizio che il primo cittadino si è sentito in dovere di tenere e nel corso del quale ha avuto modo di dichiarare :

  1. Che lui non c'entra nulla;

  2. Che la protesta è illegittima;

  3. Che la colpa della mancata erogazione dello stipendio dei lavoratori è degli stessi lavoratori (nominati ad uno ad uno in pubblica piazza, come un bando che elenca banditi);

  4. Che ringrazia i lavoratori che non stanno protestando perchè, grazie a loro, almeno lo stipendio di gennaio (uno su 10) sarà erogato.

Molti di quei lavoratori li conosco, mi hanno visto crescere anche perchè mio padre ci lavorava in quel Comune. Tra loro ci sono amici straordinari, persone care che faccio fatica ad immaginare come pericolosi sovversivi. Vedo invece famiglie (anche mono reddito) che non possono più sopportare di lavorare gratis. Vedo cittadini giustamente INCAZZATI che chiedono il rispetto dell'articolo 1 della Costituzione.

La sortita del Sindaco (cresciuto con l'etica che il progresso del Paese dovesse necessariamente passare per l'emancipazione dei lavoratori), la ritengo invece indegna e, in tutta franchezza, politicamente prossima al fascismo di bassa lega.

Io non riesco a nascondere l'impressione che di fronte al disagio, innanzi ad un gravissimo problema, il pluri primo cittadino, voglia far dimenticare che Tortorici fa parte della Repubblica Italiana fondata sul Lavoro e non sul volontariato. Ho come l'impressione che il pluri primo cittadino, attaccando, voglia far dimenticare quell'improvvisa virata su posizioni concilianti che lo ha portato dal PCI al disastroso centrosinistra siciliano dominato dall'attuale Presidente Crocetta e dal sempre verde senatore Lumia (peraltro omaggiato, a Tortorici, da una stele che ne incensa l'impegno civile).
Davvero si vuole ritenere che la politica del governo regionale (e i politici che l'hanno sostenuta) non c'entri nulla?

Ergo, mentre il comiziante comiziava, i lavoratori gli hanno girato le spalle.

Ecco, oggi, Itaca la guardo così, voltando le spalle al palco del sindaco e guardando fiero la spalla del compagno accanto. Da questa parte Itaca è meno sola, più forte e, soprattutto, magnificamente ribelle. Grazie Itaca.

 

Da http://smemoriedaitaca.blogspot.it/.

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