Dante è morto non distante da casa mia, in Via San Bernardino, quasi angolo quella che è oggi Via Di Nanni. Quartiere operaio San Paolo, Torino, dove vivo. Per me è facile, andare a trovarlo.
Stamattina, il garofano rosso che aveva messo mio figlio Stefano, nei giorni del 25 aprile, ho visto, si è un po’ seccato. E’ – nella foto qui sopra – l’unico fiore non finto, un po’ sfiorito, che gira verso il basso. Accidenti. Non va bene.
Nella foto qui sotto, com’era, invece, in quei giorni: quello più in alto. Ancora una volta, come accade spesso – ad esempio quando guardo la foto di Dante negli occhi, o penso al Comandante Giovanni Pesce – mi sono sentito inadeguato.
Ma alla fine non l’ho cambiato, il fiore. Lasciamo lì quello del 25 aprile ancora per un po’, come se il tempo scorresse un po’ meno velocemente di come invece scorre. Sfiorisci pure, bel fiore. Dante, intanto, non invecchia: ha vent’anni per sempre.
Dante. Hai popolato i miei incubi e i miei sogni. Son caduto anch'io da quel balcone, tante volte. E tante sere, con il cane, son venuto a trovarti in Via San Bernardino, per raccontarti cosa succedeva. Va sempre peggio, Dante: sempre peggio.
Lasciami stare Dante, faccio fatica a sopportare il tuo sguardo, ormai: ti voglio molto bene, quasi da far male. E non riesco ad esser come te. Riposa, compagno.
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Daniele
Onore e gloria ai Martiri Rivoluzionari della Resistenza, Onore e Gloria.