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Crisi, Stato, Sovranità

Prendo spunto da una parte dell’ottimo editoriale di Dante Barontini (www.https://contropiano.org/news/politica-news/2017/09/16/la-caduta-del-dio-carabiniere-095643) che condivido.

Dopo la caduta dell’URSS, la rendita di posizione che permetteva all’Italia, durante la guerra fredda, di avere dei margini di indipendenza, almeno nel business e nelle zone di influenza (Libia, M.O., paesi del terzo mondo) è cessata di brutto. L’operazione ‘Mani Pulite’e lo stragismo mafioso dei primi anni ’90 sono state le clave usate dai poteri multinazionali per ‘normalizzare’. Clave utilizzate a livello strutturale (distruzione dei partiti di massa) e a livello ideologico (l’insopportabile e ipocrita narrazione sull’onestà).

Esiste un’ampia documentazione e pubblicistica dalla quale si può ricavare un dato sicuro: l’una e l’altra operazione avevano una regia ‘atlantica’.

Pomicino, un ras della Prima Repubblica non privo di intelligenza e di onestà intellettuale (ebbene: si può essere dei Pomicini ed essere intellettualmente onesti, così come si può essere integerrimi moralisti e intellettualmente osceni), parla in un suo libro, molto interessante, di ‘manina d’oltreoceano’.

Quale era il problema da risolvere, in Italia? Lo smantellamento dei grossi monopoli pubblici, anomalia italiana con una lunga storia, che parte con Mussolini e continua con Mattei e con il primo centrosinistra.

Operazione definitivamente conclusa, si può dire.

E sappiamo quale parte politica e quali personaggi l’hanno gestita.

In trenta anni di privatizzazioni, svendite, regali a ‘capitani coraggiosi’, controriforme spacciate per riforme, siamo alla situazione attuale.

Dante Barontini dice molto bene: lo Stato Italiano non è più uno stato nel senso classico, ma un coacervo di interessi, la maggior parte ignobili, in perpetua lotta tra di loro.

Lotta che include soprattutto il dossieraggio, lo sputtanamento, l’evocazione della lotta del “BENE contro il MALE”.

In questo coacervo ci sono però dei punti fermi, delle lobby granitiche e di antico lignaggio: massonerie coperte, imprenditorie illegali (propongo di abolire i termini mafia/camorra/ndrangheta), servizi sempre deviati (deviati da dove?) e così via.

L’ineffabile e difficilmente catalogabile fascista Carminati parla di “mondo di sopra e mondo di sotto” legati dal canale di comunicazione del “mondo di mezzo” (i personaggi come lui). Mi pare una metafora indovinata e suggestiva!

In questo letamaio emergono personaggi e personaggetti che quasi dal nulla vengono imposti come grandi leader, addirittura i leader della”‘ripresa”.

In realtà sappiamo che di fronte al rigido comando delle tecno-strutture finanziarie sovranazionali costoro sono al massimo degli amministratori (spesso disonesti e incapaci) del “condominio Italia”.

Lo Stato, nel senso classico mediatore degli interessi e anche dei conflitti all’interno della classe dominante e con i dominati, in Italia, è questa roba qui: un costante flusso di scontro di interessi molto parziali, lobbistici e sicuramente vergognosi, da occultare.

Ritorniamo all’articolo di Dante Barontini: lo scontro sull’inchiesta CONSIP in realtà è solo una porzione di più vaste indagini che riguardano la criminalità ambientale, il sistema degli appalti e via discorrendo.

Barontini in modo molto corretto, da giornalista professionista, non si schiera, in assenza di informazioni.

Mi azzardo a dare una chiave di lettura:

la struttura di indagine, diretta dal PM napoletano Woodcock e a livello operativo da un ufficiale dei CC con una lunghissima storia professionale, il famoso capitano Ultimo, fino a poco tempo fa eroe nazionale, inizia a lavorare e punta i “microfoni” su vari personaggi, imprenditori o meglio rentiers, provenienti dal mondo della LegaCoop, massoni p2isti, politici.

A me sembra la stessa struttura che costrinse l’attuale sindaco di Napoli alle dimissioni dalla magistratura.

Anche nel caso di De Magistris la pugnalata alle spalle fu data dai colleghi magistrati. Evidentemente chi tocca sta roba deve essere distrutto.

Alla fine si lambisce il granduca (o meglio ex-granduca) Renzi.

Ecco che tutti quelli che si indignavano e girotondavano per le malefatte di Berlusconi, gridano addirittura al “colpo di stato”.

Le dichiarazioni della PM di Modena sono davvero incredibili: del già capitano De Caprio, ora colonnello, si può pensare quello che si vuole: eroe, sbirro, amico del popolo, fascista, ma una cosa è certa: non è un pazzo e nemmeno uno sprovveduto. Secondo la PM invece, si tratta di un “pazzo”.

Barontini fa, quindi, bene a non schierarsi, in mancanza di dati e informazioni, ma facciamo una ipotesi: se ci fosse, nello scontro tra bande e lobby mascherato dietro la retorica di “Repubblica italiana nata dalla Resistenza”, una frazione degli apparati dello stato che rivendicasse l’applicazione integrale della Costituzione (sulla quale tutti costoro hanno giurato), la sovranità nazionale, la difesa e nazionalizzazione dei settori strategici e così via, la posizione dei comunisti deve essere l’indifferenza tra i campi? Lo chiedo a me stesso, prima che ad altri.

Credo che innanzitutto dovremmo, in modo serio e professionale, fare inchiesta e acquisire informazioni, per quanto sia possibile a noi del “mondo di sotto”, per tornare al noto filosofo Carminati.

Capisco che parteggiare, anche solo in via ipotetica, per un ufficiale dei CC fa venire crisi di allergia ai compagni, (io ricorro al cortisone), ma ricordiamo una cosa: uno dei più grandi rivoluzionari della nostra epoca, il comandante Chavez, prima di schierarsi col popolo venezuelano, era un ufficiale dei corpi speciali antiguerriglia e credo che proprio in questo ruolo abbia maturato le sue scelte di campo.

Certo, si tratta di Indoamerica ma …

Grigia è, mio caro amico, ogni teoria,

verde l’albero d’oro della vita (Goethe)

Post scriptum:

Con ‘Ultimo’ condivido la nostalgia per un grande orgoglioso popolo genocidato dagli attuali padroni del pianeta.

 

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2 Commenti


  • Redazione Contropiano

    Per quanto concerne il modo in cui, come comunista, percepirei la mia vicinanza ad un alto ufficiale delle forze armate dello Stato borghese, affermo che mi sentirei soltanto onorato di essere al fianco di generali come Nino Pasti e Fabio Mini o di un ammiraglio come Falco Accame. In effetti, formulare giudizi definitivi sulle strutture dello Stato borghese e sulle strategie necessarie al proletariato per abbatterlo può condurre ad astrazioni irresponsabili. Sennonché la questione della corretta linea di classe da seguire nei confronti degli apparati repressivi dello Stato borghese è un problema centrale della strategia rivoluzionaria. La teoria marxista individua come tipico della natura dello Stato borghese il fatto che, a ogni confronto decisivo, l’apparato armato del potere repressivo inesorabilmente si sostituisce agli apparati ideologici delle istituzioni elettive, per tornare ad occupare la posizione dominante nella struttura di potere della classe capitalistica. Per altro, in ogni processo rivoluzionario il compito dell’avanguardia proletaria, come insegna Lenin, non è semplicemente quello di combattere ‘contro’ le forze armate dello Stato borghese, ma di combattere per conquistare tali forze. Ciò implica, come lo stesso Lenin sottolinea, non solo un’azione tendente con le parole a persuadere il personale militare ad entrare in campo, ma una vera e propria “lotta fisica” delle masse per conquistare il personale degli apparati repressivi borghesi al partito della rivoluzione. Un’insurrezione, infatti, avrà successo solo se lo stesso apparato repressivo dello Stato si divide e si disintegra, come accadde in Russia, in Cina, a Cuba e in Portogallo. Fatta questa premessa storico-teorica, vediamo come si pone questo problema nella situazione italiana rispetto agli apparati repressivi dell’attuale Stato italiano e, segnatamente, rispetto all’Arma dei Carabinieri. Quest’ultima, pur non essendo sfuggita al processo generale di imputridimento che ha investito le strutture dello Stato italiano nell’epoca dell’imperialismo, ha, comunque, una storia importante, su cui la sinistra comunista dovrebbe condurre un’attenta riflessione, senza cedere a sterili pulsioni antimilitaristiche e a schematiche quanto generiche liquidazioni. Per limitarmi ai precedenti storici meno remoti, se è giusto sottolineare il ruolo repressivo antipopolare svolto dall’Arma in molte circostanze, è anche opportuno ricordare che Mussolini fu arrestato dai carabinieri (certo per conto della monarchia sabauda), che Ettore Muti, segretario del PNF, fu ucciso dagli stessi immediatamente dopo il suo arresto, che a Sigonella le forze speciali statunitensi che pretendevano di farsi consegnare i militanti dell’OLP furono circondate dai carabinieri che imposero, su ordine di Craxi (il quale per questo atto politico-militare pagherà successivamente un prezzo personale altissimo), il rispetto della sovranità nazionale del nostro Paese (oggetto misterioso di cui oggi sembra essersi persa ogni traccia). Le forze comuniste debbono pertanto elaborare e attuare un piano di lavoro verso le forze armate dello Stato borghese al fine di sostenere i settori patriottici e progressisti, per quanto esigui, che esistono al loro interno e al fine di paralizzare, per quanto possibile, la mobilitazione di tali forze in senso controrivoluzionario nel corso di una crisi generale, poiché un obiettivo chiave della lotta politica proletaria è sempre quello di agire sul personale militare con concrete azioni di classe, audaci e combattive, in modo da rompere l’unità dell’apparato repressivo dello Stato. In altri termini, una sollevazione proletaria è sempre un’operazione politica, il cui scopo fondamentale non è di infliggere perdite al nemico, ma di realizzare l’unità di tutte le masse sfruttate ed oppresse, siano esse in tuta da lavoro o in uniforme, uomini e donne, in vista della creazione di un nuovo potere popolare. Essa è tuttavia anche, necessariamente, un’operazione militare. Per quanto successo possa infatti avere il proletariato nel dividere l’apparato coercitivo dello Stato (esercito e polizia) staccandone porzioni rilevanti e conquistandole alla causa della rivoluzione, rimane pur sempre un nucleo irriducibile di forze controrivoluzionarie che non può essere conquistato, ma può essere soltanto sconfitto. La storia dell’Ottobre sovietico insegna, a questo proposito, che la guarnigione di Pietrogrado si unì al Comitato militare rivoluzionario, mentre gli junkers e i cosacchi continuarono a resistere nel Palazzo d’Inverno. Parimenti, la fanteria e l’artiglieria possono ben aver solidarizzato con la causa del socialismo in Portogallo, ma rimanevano intatti per schiacciarlo i reparti speciali e l’aeronautica. Infine, siccome la realtà è sempre più complessa di quanto possiamo immaginare e più semplice di quanto possiamo capire, occorre considerare che, nelle situazioni in cui gli apparati repressivi si disintegrano troppo repentinamente e troppo drasticamente, è l’intervento dall’esterno di apparati militari più forti, controllati da Stati borghesi più potenti, che verrà impiegato (gli esempi sono numerosi: qui basti citare la Comune di Parigi, la Russia, la Spagna, Cuba, il Vietnam e la Corea).
    Eros Barone


  • Francesco Casuccio

    Perfetto, Eros , apprezzo molto l’inclusione di Fabio Mini
    Francesco Casuccio

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