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L’orrore classista della “buona scuola” genera apartheid sociale

Insegno italiano in un istituto professionale e mentre vi indignate delle parole di Michele Serra, vorrei segnalarvi una cosa. Grazie alla Buona Scuola di Matteo Renzi, dall’anno prossimo, nelle classi terze, quarte e quinte dei professionali, i ragazzi faranno un’ora settimanale di italiano in meno.

Che vuoi che sia dirà qualcuno.

Bene!

Allora sappiate che oggi, ne fanno 4 alla settimana, che il loro corso di studio non contiene discipline come filosofia, storia dell’arte, latino né tanto meno greco e che quelle attuali 4 ore settimanali sono l’unico luogo scolastico dove gli studenti dei professionali, portati alla ribalta delle stonzatine radical chic di Michele Serra, dovrebbero consolidare le loro capacità di scrivere, ascoltare, parlare, leggere e capire.

Il luogo dove conoscere la letteratura italiana e un po’ quella straniera, dove sviluppare il loro senso critico, dove apprendere, per fare pochi esempi, l’insegnamento degli illuministi francesi e di Machiavelli, di Dante e di Galilei, di Leopardi e degli avanguardisti, dell’umanesimo e del rinascimento e di tutto ciò che nei secoli, di bello e di brutto, di accettabile e di inaccettabile ha prodotto quella parte del pensiero che chiamiamo umanistico…

Quelle 4 ore settimanali, che dall’anno prossimo si ridurranno a 3, sono l’unico luogo, in cui possono appropriarsi di una parte importante di ciò che occorre per guardarsi attorno, tra le vicende umane, per osservarle e saperle capire.

Che sarà mai un’ora di meno a settimana dirà qualcuno.

Bene! Allora moltiplicate quell’ora per tutto l’anno e per tre anni e avrete idea di cosa gli si sta sottraendo.

Aggiungete che molte delle ore che rimangono saranno solo nominalmente di italiano, in realtà molte se ne andranno tra alternanza scuola-lavoro, corsi sulla sicurezza, patentini e contorno relativo.
Provate a leggerlo il decreto 61 attuativo della Buona Scuola, che disegna la riforma degli istituti professionali ed entrerà in vigore l’anno prossimo.

Sarete colpiti dal continuo, melenso e insopportabile ripetersi dell’espressione “le studentesse e gli studenti”, inutile ritornello messo li ad affermare, sulla carta, pari opportunità che non esistono nella realtà e ad emettere facili sentenze di autoassoluzione di coloro che, di tale assenza, sono i primi responsabili.

E poi, se volete, leggendo se è necessario anche tra le righe, andate al cuore dei provvedimenti e capirete che si vogliono formare lavoratori silenziosi ed ubbidienti, che sappiano svolgere bene le mansioni, e se non saranno in grado di guardare oltre, di inquadrare se stessi e la loro condizione in un mondo complesso, poco male sarà. Non indignatevi solo del classismo di Michele Serra che non è se non un dettaglio senza significato, indignatevi del classismo trasformato in decreto legge, indignatevi dei tagli all’istruzione e alla cultura per tutti, indignatevi di una scuola devastata dalla riforma renziana e da quelle precedenti berlusconiane, indignatevi delle condizioni di lavoro degli insegnanti italiani, delle scuole chiuse nei piccoli centri, dei 30 alunni per classe, degli edifici fatiscenti, delle biblioteche inesistenti…

E vi prego, non cadete mai dalle nuvole quando leggete che la massa dei giovani italiani non ha competenze linguistiche sufficienti a muoversi adeguatamente in questo mondo.

da Facebook

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