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Piazza e Statuto, vista da Parigi

Come hanno rilevato altre compagne e compagni di Potere al Popolo (PaP), la discussione sullo statuto, che in queste settimane sta animando i dibattiti nelle assemblee di tutta Italia e dell’estero, non è un segno di debolezza ma un grande esempio di democrazia, partecipata e praticata sui territori, che non prova a celare le differenze in consultazioni sotterranee, né impone dall’alto a tutti i propri aderenti una scelta preconfezionata. Riteniamo che il mezzo (l’organizzazione) si debba adeguare al fine (la ripresa di un conflitto di massa in Italia), e siamo convinti che avere una vera discussione in cui si entra nel merito e si decida effettivamente sull’essenza della questione organizzativa sia un passaggio essenziale del nostro percorso.

Noi di Potere al Popolo Parigi siamo emigrate ed emigrati, giovani e meno giovani, studenti, lavoratori, disoccupati, persone con esperienze di vita e percorsi politici diversi, eppure ci siamo ritrovati e organizzati per cogliere tutti assieme la sfida lanciata ormai quasi un anno fa da Potere al Popolo, e poco a poco abbiamo stabilito relazioni e costruito una bella coesione interna. Questo è stato possibile perché Potere al Popolo ci ha dato una spinta nuova, uno spazio di elaborazione politica comune, una possibilità di riattivarci nelle lotte e nella solidarietà, e la prospettiva di costruzione di un percorso comune laddove prima c’era molta frammentazione, isolamento e rassegnazione.

Noi di PaP Parigi, come già abbiamo avuto modo di esprimere all’assemblea nazionale di Napoli a maggio, riteniamo molto importante, specialmente nel contesto attuale disastroso del nostro paese, che PaP si costituisca come un soggetto strutturato ‘dal basso’, indipendente e autonomo, che continui di mettere al centro il ruolo motore delle assemblee territoriali e della base militante e che garantisca a tutte e tutti di pesare allo stesso modo. Pensiamo inoltre che gli emigranti che continuano a mettere le loro energie in gioco per costruire un’alternativa di sinistra capace di cambiare davvero il nostro paese, che lottano anche dall’estero per dare respiro e visibilità a questo progetto devono avere voce nella struttura di PaP. Riteniamo quindi essenziale puntare su un nuovo modello organizzativo, più adatto ai tempi, più efficace nella lotta rispetto a quello che la sinistra ha sperimentato fino ad ora.

Le nostre riflessioni e discussioni collettive ci hanno portati a scegliere collettivamente lo statuto 1 (dal nome “Indietro non si torna ”), perché è quello più in linea con questa nostra visione, con il progetto che sosteniamo fin dall’inizio; perché individua una forma organizzativa nuova e alternativa a quelle esistenti.

Voteremo per lo statuto 1 perché permette ai territori e ai singoli di eleggere direttamente i membri del coordinamento nazionale e i portavoce, perché sburocratizza le strutture intermedie e perché la decisione a maggioranza semplice ci sembra indispensabile per avviare un soggetto politico agile, reattivo, efficiente nella costruzione di un movimento di massa.

Lo statuto 2 invece, a nostro avviso, incarna un progetto diverso, meno novativo, meno democratico e meno agile. Abbiamo particolari perplessità sulle decisioni prese con un quorum dei 2/3 che secondo noi paralizzerà il movimento e le assemblee territoriali. Siamo contrari all’Assemblea Nazionale per delegati, che creerà un distacco e un possibile scollegamento tra la base e “l’organo sovrano e direttivo dell’Associazione” e nega a nostro avviso uno dei principi fondativi di PaP, che è stato ribadito dalla grande maggioranza delle assemblee territoriali a maggio e ad agosto: “una testa, un voto”. Pensiamo infine che i portavoce debbano essere eletti da tutti gli aderenti a Potere al Popolo, e non dal coordinamento nazionale.

Ci è sembrato importante però notare che nelle nostre discussioni sono emerse alcune preoccupazioni rispetto al modo in cui entrambi gli statuti impostano le assemblee estere e il loro legame con il resto dell’organizzazione. Innanzitutto, siamo perplessi sul fatto che le assemblee territoriali debbano avere un minimo di 30 aderenti. Sebbene pensiamo che questa limitazione possa avere un senso nel contesto nazionale, riteniamo che all’estero, dove per ovvi motivi la partecipazione è più limitata e più fluttuante, avrebbe l’effetto di strozzare quasi tutte le assemblee.

Allo stesso modo, pensiamo che imporre un’assemblea al mese e la ritrasmissione in streaming rischi di avere un effetto vincolante e scoraggiante per le assemblee estere che spesso hanno difficoltà organizzative maggiori rispetto a quelle dell’Italia (trovare una sala con il wifi non è sempre facile). Pensiamo, inoltre, che, nello statuto 1, l’Estero debba essere considerato come una 21° regione d’Italia, e che debba quindi avere la possibilità, a seconda del numero di iscritti, di avere più di un delegato al coordinamento nazionale.

Abbiamo ritenuto importante esprimere la nostra scelta collettiva di sostenere lo statuto 1, fermo restando che sarà emendabile nella discussione dei territori dove le discussioni dovrebbero essere riportate e arricchite dal contributo di tante compagne e compagni dispersi sul territorio nazionale e all’estero. Perché questo statuto rappresenta, secondo noi, una scelta organizzativa più democratica, e a favore della partecipazione politica di tutte e tutti. Pensiamo che questo stauto possa dare una struttura efficiente, agile e fondata su un modello di democrazia diretta e trasparente, essenziale per garantire che il progetto di Pap continui ad esistere e per rendere possibile la partecipazione di tutte e tutti in Italia e all’estero, e per far sì che quello che ci siamo detti dall’inizio – cioè che Potere al Popolo non è un mero progetto elettorale – diventi realtà.

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