La Repubblica esalta come “Waterloo del nazionalismo” il dolore senza frontiere che si manifesta di fronte all’incendio. Il Giornale invece paragona questa catastrofe all’11 settembre. Da un lato l’uso “europeista” del disastro, dall’altro quello sovranista: chi esalta l’Europa liberale e liberista contro chi evoca le minacce alla cristianità e le invasioni musulmane. Due idiozie strumentali parallele e convergenti.
Io invece sentirei gli stessi sentimenti se fossero state colpite le Piramidi: mi sentirei africano, come europeo, come cittadino del mondo. Perché i patrimoni dell’umanità appartengono all’umanità tutta e non solo ad una parte di essa e invece la contesa tra europeisti e sovranisti, attorno alle rovine fumanti di Notre Dame, rappresenta solo differenti versioni del peggiore sciovinismo bianco, occidentale ed europeo.
L’incendio della cattedrale ci mostra quanto sia fragile ciò che chiamiamo patrimonio dell’umanità e quanto l’umanità debba darsi da fare se davvero vuole conservare e tramandare questo suo patrimonio. In Italia abbiamo un quinto dei beni culturali mondiali, quindi dobbiamo imparare dal dramma di Parigi tutto quello che si deve fare perché esso non si ripeta. Bisogna spendere MONTAGNE DI SOLDI PUBBLICI per salvare il nostro patrimonio, in Francia, in Italia, in Europa e nel mondo. Queste sono le Grandi Opere da fare. E bisogna farle con tanto lavoro, con accuratezza e passione. E senza cedere ai meccanismi del mercato o alla solita frase: non ci sono i soldi…
I soldi ci sono, basta prenderli dove oggi si buttano o si perdono, ad esempio nelle spese militari, nelle opere inutili, nell’evasione fiscale, nei privilegi dei ricchi.
Invece trionfa l’esaltazione di quei super ricchi che hanno subito donato trecento milioni di euro, senza chiedersi che società sia quella dove alcuni possano tranquillamente donare cifre colossali, mentre mancano i fondi per le spese pubbliche indispensabili.
Di fronte al dolore sincero di tante persone normali, le reazioni dei palazzi del potere e dell’informazione mostrano tutta la regressione di un’Europa, che tanto più si autoesalta litigando sul suo passato, tanto più si priva di un vero futuro.
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Eliana
In effetti avevo avvertito un certo fastidio nel leggere di tutti quei soldi elargiti dai potenti e dai ricchi. Ora Cremaschi dà un senso politico a quel fastidio, mi aiuta a comprenderne le ragioni. Soldi a montagne, ci vorrebbero, certamente, per salvare il patrimonio artistico e anche quello ambientale, aggiungerei.