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La rimozione degli anni ‘70 sulla pelle delle vittime delle stragi (di Stato)

La frase che più ricorre nei servizi che stanno andando su alcuni media(altri non ne fanno alcuna menzione) è la seguente: “La strage di piazza Fontana segnò l’inizio della stagione più buia del dopoguerra: gli anni settanta segnati dal terrorismo”.

Ora, che si usi la “strage di Stato” per antonomasia, ovvero, quella di Piazza Fontana, a Milano,  per criminalizzare quegli anni settanta che molti, troppi, continuano a chiamare “anni di piombo” è, forse, il punto di arrivo più raffinato e subdolo del negazionismo storico di un certo apparato statale e parastatale che ha costruito il proprio sistema di potere sulla rimozione di quanto avvenne in quegli anni.

È proprio in quegli anni che affondano le radici della deriva attuale e della morte di ciò che un tempo chiamavano “sinistra”.

In quegli anni il più grande partito comunista di tutto l’occidente insieme al più grande sindacato italiano(che pure aveva combattuto contro i Valletta e gli Scelba) decisero di affiancare lo Stato stragista ed i fascisti nella repressione feroce del più grande e longevo movimento di classe di tutto l’Occidente in cambio di potere, poltrone, privilegi e della partecipazione alla megatorta della corruzione che esplose, non a caso, negli anni ottanta.

Quel tradimento di una storia grandissima nobile e che era stata fatta con il sangue di tanti compagni, lavoratori e partigiani,  decretò la fine di un fantastico periodo in cui in molti tentarono l’assalto a cielo. E persero.

Eppure quegli anni- gli anni settanta – segnarono il punto più alto nella storia della lotta di classe di questo paese e, per ciò stesso, per chi ha costruito una rendita di potere enorme sulla base di quel così lontano ma così vicino tradimento, vanno cancellati dalla memoria collettiva e trasfigurati in un incubo mentre sappiamo che furono proprio quegli anni a levare il sonno ai padroni.

Vogliono cancellare a tutti costi gli anni settanta per cancellare anche solo l’idea che quanto successe allora possa ripetersi un’altra volta.

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