Ci sono molti modi per insultare una compagna. Pochi giorni fa anche io mi indignavo contro Libero, che ritraeva Nilde Iotti riducendola ad “angelo del focolare” in maniera piuttosto volgare. Ma da Libero, un giornale di fake news e simpatie neofasciste, meglio prendersi gli insulti che le lodi, così sappiamo tutti chi sta da quale parte.
C’è un altro modo però, ancora più subdolo, per insultare la storia di Nilde Iotti, partigiana, femminista, comunista: quello di non dire che era partigiana, femminista, comunista, e che questo suo essere non era una presa di posizione individuale, ma un impegno collettivo portato avanti nei Gruppi di difesa della donna, nell’Unione Donne Italiane e nel Partito Comunista Italiano.
Leggo che alcune compagne di Reggio Emilia accusano il video celebrativo voluto dal Comune di svuotare di tutto il portato politico la storia di Nilde: “Nessuna menzione al Comunismo e all’Udi, come se la sua fosse stata un’avventura solitaria”.
Il Comune di Reggio Emilia è uno di quelli considerati ancora un “feudo” del PD, lo stesso PD che due mesi fa al parlamento europeo votava una mozione per equiparare comunismo e nazismo, lo stesso PD il cui candidato regionale Bonaccini si vantava di essere stato il primo in Emilia Romagna a rompere con i partiti che si richiamano alla tradizione comunista.
Se c’è una cosa che invece ci insegna la storia di Nilde e di tante altre compagne che si sono battute per l’emancipazione femminile è che la lotta non è mai solitaria, ma è lotta insieme alle compagne e ai compagni, nella costruzione di organizzazioni adeguate, e che la lotta per i diritti di genere non può mai e poi mai essere slegata da quella per i diritti sociali: ecco perché in Italia così come in tanti altri paesi del mondo la storia del femminismo è legata a doppio filo con quella del movimento dei lavoratori.
Un grande grazie alle compagne reggiane, che ci insegnano che ancora oggi non si può e non si deve stare zitte!
* Candidata di Potere al Popolo! come Presidente della Regione Emilia Romagna
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E VOI, DA CHE PARTE STATE?
Non ci stupisce che Bonaccini difenda il candidato-padrone. Non ha scelto di candidare Carlo Fagioli per caso, è esattamente il suo modello di Emilia Romagna con l’eccellenza davanti e lo sfruttamento dietro. Noi di Potere al Popolo Emilia Romagna portiamo avanti un’idea semplice e diversa: nessun lavoratore deve lavorare per meno di 9€ all’ora, va smantellato il sistema di “cooperative” usato per abbattere stipendi e diritti.
Questo è esattamente il motivo per cui non possiamo sostenere il #PD e, anzi, dobbiamo rompere con tutto il suo mondo. La lista “coraggiosa” ha davvero un bel coraggio a presentarsi nella coalizione del presidente uscente. Vengono dette parole di opposizione al sistema di sfruttamento imbastito tramite le “cooperative”. Vengono dette belle parole di “patti per il lavoro” coi sindacati confederali o di “patti per l’ambiente”. Rimangono appunto parole perché i candidati che finiranno sicuramente in consiglio regionale sono del calibro di Carlo Fagioli.
In questi mesi di inizio campagna elettorale abbiamo incontrato lavoratrici lavoratori contenti di trovare una candidatura fuori e contro questo sistema. E abbiamo trovato anche alcune e alcuni membri dei ceti dirigenti della sinistra locale che ci invitano a “non dividerci”, qualcuno addirittura a sostenere il PD “per contare al tavolo della trattativa”.
Questa volta però la domanda glie la facciamo noi: “E voi, da che parte state? Con chi lavora o con chi sfrutta?”. E la facciamo in particolare a Guaitolini – ex sindacalista FIOM candidato con Emilia Romagna Coraggiosa – che è stato il primo a sollevare la candidatura di Fagioli come un problema: “Di fronte alla difesa totale di Bonaccini cosa intendi fare? Avrai il coraggio di ingoiare anche questo?”
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