Domenica era stata una bella giornata, con il pranzo insieme ai compagni di Faenza e il coordinamento regionale al pomeriggio.
Però tornati a casa abbiamo letto questa notizia. Morire a 66 anni, a pochi giorni dalla pensione. Mi sono venuti in mente quei libri e quei film antimilitaristi, in cui il soldato muore pochi giorni prima del congedo, o che finisca la guerra. Perché i numeri dei feriti e dei morti sul lavoro sono quelli di una guerra.
A ottobre (ultimi dati ANMIL) i morti sul lavoro erano 44 solo nella nostra regione, praticamente uno a settimana. Perché l’Emilia-Romagna è una di quelle regioni con il più alto tasso di infortuni e morti sul lavoro, insieme a Lombardia, Veneto e Campania. 3 su 4 delle peggiori regioni sono proprio quelle del “nord che produce”, quelle dell’autonomia differenziata, quelle che vorrebbero staccarsi dall’Italia per agganciarsi alla Germania.
Ci dicono che non ci si può fare niente, che dobbiamo accettarlo, e che quindi è normale. Perché non ci sono i soldi per fare andare i lavoratori in pensione a un’età decente, perché le aziende non possono permettersi i corsi e le attrezzature per la sicurezza del lavoro.
Ma per noi non sará mai normale, e non accetteremo mai che la morte sia normalizzata come una semplice statistica del lavoro. Non accettiamo che si vada a lavorare pensando di andare in guerra, senza sapere se tornerai a casa la sera. Non accettiamo che si mandino persone che hanno lavorato tutta la vita a farsi ammazzare a 66 anni da una pressa.
Contro chi spalleggia sfruttatori e leggi d’insicurezza: prima di tutto i lavoratori.
*candidata di Potere al Popolo alla presidenza dell’Emilia Romagna
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Carlo
I morti sul lavoro in Emilia Romagna sono 92, quelli che diffonde inail sono solo denunce che gli arrivano dal territorio e rappresentano solo gli assicurati di questo istituto http://cadutisullavoro.blogspot.it