Visto da Sud, in Italia c’è un Partito che dietro la maschera mistificatrice di forza laica, democratica, progressista e, di recente, anche meridionalista, cela, in realtà, il “cuore di tenebra” delle sue politiche inique e discriminatorie nei confronti dei 21 milioni di cittadini italiani che risiedono al di sotto della linea del Garigliano.
È il Partito democratico (Pd), che, insieme agli altri cosiddetti partiti nazionali, in primis, Lega (Nord), Forza Italia e M5S, forma il Grande Partito Trasversale del Nord, che, a sua volta, prende voti sull’intero territorio nazionale, e dunque, pure dai cittadini meridionali, per poi (s)governare il Paese a Costituzione rovesciata, non solo razziando il “povero” Sud a vantaggio del “ricco” Nord, ma proponendo addirittura l’istituzionalizzazione dello scippo permanente, sistematico e reiterato di risorse, che dura da almeno venti anni, tramite l’attuazione dell’autonomia differenziata richiesta dalle Regioni Lombardia e Veneto, a guida leghista, e dalla Regione Emilia-Romagna, a guida Pd.
Ma come è possibile che, visto da Sud, il Pd, che nel gennaio scorso in Emilia Romagna ha fermato l’avanzata delle destre sovraniste guidate dal “Capitano”, possa essere considerato come una forza politica iniqua e discriminatoria?
Purtroppo lo è e lo è per precise ed enormi responsabilità che ne hanno caratterizzato nelle sue diverse mutazioni “teatrali” l’operato politico dal 2001 sino ad oggi:
1. Il vulnus micidiale della riforma del Titolo V della Costituzione (2001);
2. L’abolizione del Mezzogiorno dal dettato costituzionale (2001);
3. La firma delle Pre-Intese sull’autonomia differenziata (2018);
4. La Regione a guida dem richiedente maggiori poteri, funzioni e soldi, l’Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini (2018-2020);
5. La bozza di legge quadro sul regionalismo differenziato (2019-2020);
6. La corresponsabilità nello scippo di Stato di 840 miliardi di euro netti di spesa pubblica allargata che tanti zeri ha assegnato al Sud a tutto vantaggio del Nord (2001-2017).
Innanzitutto, sul fronte delle riforme istituzionali, è responsabile della riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001 a colpi di maggioranza proprio per volontà del centrosinistra nella speranza di potere “recuperare il Nord nel voto oramai prossimo”. (Massimo Villone, Italia divisa e diseguale, 2019, p. 25). Una riforma che non solo ridimensiona i poteri dello Stato a tutto vantaggio delle Regioni ma che cancella anche il concetto di interesse nazionale insieme al richiamo esplicito al Mezzogiorno contenuto nel testo costituzionale del 1948.
Successivamente, 28 febbraio 2018, a soli quattro giorni dalle elezioni, la firma delle Pre-Intese della “vergogna” sull’attuazione dell’autonomia differenziata con le Regioni Veneto e Lombardia, a guida leghista, e la Regione Emilia-Romagna, a guida Pd, da parte del Governo Gentiloni, rimasto in carica per la gestione dei soli affari correnti. Pre-Intese firmate sempre nella speranza nutrita dal Pd di recuperare consensi elettorali al Nord, alimentandone, così, i suoi appetiti bulimici, beceri ed egoisti: sempre più poteri, funzioni e soprattutto soldi, il fantomatico “residuo fiscale”, al “virtuoso” Nord e sempre di meno allo Stato e alla sua appendice residuale, il “povero” Sud, ridotto a condizione conclamata di “colonia estrattiva interna”.
Infine, sempre sul piano delle riforme istituzionali, la bozza del disegno legge sul regionalismo differenziato proposto dal Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie, il dem Francesco Boccia, che da un lato prevede la perequazione territoriale e dall’altro, in mancanza della definizione dei livelli essenziali di prestazione, ad un anno dall’approvazione della stessa legge, il ricorso alla “leva di porco” spesa storica. Spesa storica che, come un “Robin Hood alla rovescia”, ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Insomma, Boccia e il Pd prima riconoscono la sperequazione di trattamento ed il conseguente divario Nord/Sud e poi danno la stura al proseguo del saccheggio del Meridione a tutto vantaggio del Settentrione. Di fatto, un mix esplosivo di ideologie etnico-territoriali e di politiche liberiste, che si concretizza nel paradigma della “locomotiva” del “virtuoso” Nord, che deve trainare le carrozze del “parassitario” Sud, se non sganciarsi da esse, per lanciarsi, in modo del tutto subalterno, all’inseguimento delle “locomotive” del Nord Europa, in primis la Germania.
Infatti, sul piano delle politiche sociali, economiche e fiscali, il Pd nelle diverse “maschere” storiche da esso assunte per vendersi al meglio sul mercato elettorale, è corresponsabile dei continui, reiterati e sistematici furti di Stato perpetrati ai danni dei bisogni e dei diritti dei 21 milioni di cittadini del Sud Italia dal 2001 ad oggi.
Un arco temporale in cui il Sud, prima “normalizzato” sul piano culturale, poi “cancellato” su quello costituzionale, è stato depredato di circa 1.000 miliardi di euro di spesa pubblica allargata nello stesso periodo in cui il centrosinistra ha avuto responsabilità dirette ed indirette di Governo per ben dieci volte su quattordici esecutivi: Governi Prodi, D’Alema, D’Alema II, Amato II dal 1996 al 2001; Governo Prodi II dal 2006 al 2008; Governo Monti dal 2008 al 2012; Governi Letta, Renzi, Gentiloni dal 2013 al 2018; Governo Conte II dal 2019 ad oggi.
All’interno questo contesto, le continue dichiarazioni rassicuranti sul e per il Mezzogiorno rilasciate dall’attuale Ministro per il Sud, il dem Giuseppe Provenzano, oltre ad essere in contraddizione con i documenti ufficiali del Governo Conte bis, Decreto aprile, Decreto rilancio e DEF 2020, appaiono adempiere alla funzione ideologica di buttare il fumo negli occhi, ossia, alla funzione di arma di distrazione di massa che deve simulare il volto meridionalista del Pd per dissimularne il suo vero “cuore di tenebra”: la perpetuazione delle politiche di spoliazione del Sud in ossequio al totem etno-liberista della “locomotiva” Nord. In tutta continuità con le sue politiche dell’ultimo ventennio, il Pd è il cuore pulsante del Grande Partito Trasversale del Nord.
*da Vesuviano News
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