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Covid-19 e parassiti senza vergogna

Dunque dunque… con buona approssimazione possiamo dire che si rilevano tre categorie di atteggiamenti mentali e comportamentali nei confronti della pandemia ancora in corso, dei quali almeno due mirano a costruire una “egemonia culturale” (Sic!) con ritorno in termini elettorali, e il terzo è il sottoprodotto degli altri due.

La prima è quella di chi ha come esempio da seguire chi se ne va in giro ad annusare formaggi e a fare selfie senza mascherina, negando l’esistenza del virus salvo poi prendersela immancabilmente con gli immigrati untori.

Si sentono minacciati nelle loro libertà al dover indossare una mascherina, e questo restituisce la misura del loro concetto di libertà, ma non sembrano minimamente preoccupati del traballante riavvio dell’anno scolastico. Veicolano meme accostando foto di terapie intensive e immigrati palestrati con l’iPhone che non scappano dalla guerra, suggerendo nell’immaginario collettivo la definizione finale del piano Kalergi.

Si differenziano dai terrapiattisti solamente perché nel mantenere il famoso metro di distanza non hanno paura di cadere dal bordo della terra.

Alla seconda categoria appartiene invece la intellighenzia “di sinistra” (corrente Repubblica-famiglia Agnelli…), quella che condivide i post di Tosa e Delprete, per intenderci. Loro al virus ci credono, e ne approfittano per individuare una nuova categoria da demonizzare: i poveri. Che poi, dicono, molti di loro poveri non sono ma sono finti poveri che se ne sono andati due mesi in vacanza in località esclusive con i 600 euro del bonus partite Iva e ora tornano a casa a infettarci.

Per questa categoria esiste il diritto alle ferie, ma non alle vacanze, e trovano un po’ osceni i poveri (quelli veri) che si accalcano sulle spiagge. E visto che non puoi permetterti i resort esclusivi, devi stare a casa invece di assembrarti sulle spiagge rischiando di diventare un pericolo per la collettività.

Di costoro attendo con trepidazione i post contro i poveri ammassati sui mezzi pubblici quando dovranno tornare al lavoro. Anche per questa categoria il rientro nelle scuole e la crisi economica e sociale non sembra essere un grande problema, riportando la soluzione ai “corretti comportamenti individuali”.

La terza categoria è quella post-ideologica e interclassista, trasversale a destra e sinistra, che ha individuato nei giovani il nemico da colpire. Vomitano insulti nei loro confronti, si sentono da loro minacciati. Brucerebbero le discoteche e reagiscono alla vista di capannelli di ragazzi e ragazze come reagirebbero di fronte alla carica di una mandria di bufali.

Sui social postano ossessivamente foto di ragazzi e ragazze che ballano (anche loro un po’ osceni) e appelli di infermieri incazzati. Ogni volta che mi imbatto in uno di questi post non posso fare a meno di pensare al maestro De André “si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio“.

Anche per loro non sembra essere prioritario come riportare questi giovani nelle aule, nonostante insistano che questa generazione sia il frutto di una deriva culturale.

Ma sapete che c’è? Mo’ Ve lo buco ‘sto Covid!

* da Facebook

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