Menu

Oggi lo sciopero per il clima, “Ue e governo, insostenibilmente ipocriti”.

Ancora una volta, le piogge torrenziali degli ultimi giorni, con il corollario ormai consueto di danni, morti e sfollati ci restituiscono l’immagine nitida del collasso del nostro paese e del nostro pianeta.

Un disastro che, lungi dall’essere l’imprevedibile calamità che i media di consueto dipingono ad arte, è il frutto avvelenato dell’insanabile contraddizione tra profitto e ambiente. Laddove il capitale divora sempre più ferocemente risorse umane ed ambientali per perpetuare la sua esistenza, ciò che resta ai popoli è soltanto una scia di morte e distruzione.

La stessa pandemia globale, che ha già raggiunto la cifra spaventosa di un milione di morti, ci parla di questo: da una parte, virus sempre più aggressivi e mutazioni sempre più rapide causate dalla distruzione degli habitat, dall’altra sistemi sanitari al collasso, piegati da decenni di tagli indiscriminati alla spesa sociale, quella spesa che dovrebbe servire a mettere in sicurezza il territorio e le vite delle persone e che invece va a tutto vantaggio di un sistema finanziario sempre più insaziabile.

Messi di fronte alla catastrofe, i governanti si dipingono il volto di verde per continuare a speculare sulle nostre vite, ed ecco l’UE che sfodera dal cilindro la sua ultima trovata: “Next Generation Europe”, il famigerato “Recovery fund” che dovrebbe liberarci da ogni male avviandoci ad un futuro green e smart. Qui la truffa si fa spudorata: si vuole arruolare anche il lessico tra i ranghi del nemico.

Si parla genericamente di “sostenibilità”, ma ci si guarda bene dal dire che l’unica sostenibilità che hanno in mente è quella finanziaria, che significa tagli indiscriminati alla salute, all’istruzione, alla messa in sicurezza del territorio, per ripagare interessi sul debito che invece continuano a crescere e con questo fondo cresceranno ancora di più.

Si ciancia di “transizione ecologica” mentre si finanziano opere faraoniche come il TAV Torino-Lione che, oltre ad essere platealmente inutile, porta alla devastazione dei territori che attraversa, per di più sottraendo risorse che sarebbero ben più utili nella messa in sicurezza del territorio e della salute.

L’unico orizzonte possibile per il Governo Conte e l’Unione europea sembra essere quello della Green economy, un modello di sviluppo pensato per mettere in salvo il capitalismo dalle sue contraddizioni interne e costruito su un sistema di incentivi e sgravi per le imprese che scelgono di impegnarsi per la riconversione ecologica. 

Non cadremo in questo inganno: la crisi sanitaria da Covid-19 ha dimostrato la superiorità dei sistemi a pianificazione pubblica e la crisi ambientale necessariamente richiede di abbandonare il terreno dei regali ai privati per immaginare un’inversione di rotta delle priorità politiche che metta al centro le esigenze della collettività. 

Con insopportabile (e ipocrita) paternalismo si vorrebbe far credere che tutto ciò sia a vantaggio dei “giovani”, di quella “next generation” che paga fin dalla nascita un prezzo altissimo in termini di prospettive di vita, di futuro.

Ed ecco che gli utili idioti del potere, nella veste di sindacati filo-governativi e della loro fitta rete di sigle studentesche, si prestano laddove la repressione e l’imposizione dall’alto non arrivano: accodandosi alla fanfara dei media mainstream, spingono per l’accettazione supina di queste politiche, per soffocare sul nascere qualsiasi possibilità di un’alternativa radicale.

Non si illudano: sappiamo benissimo quanto vasta e profonda sia la loro complicità con questo sistema, sappiamo benissimo quali sono le conseguenze del sistema malato al quale ora si vorrebbe dare una maschera verde, perché sono quelle che proviamo ogni giorno sulla nostra pelle, nella nostra quotidianità fatta di disoccupazione, di distruzione dello stato sociale, di disprezzo individualista per i più deboli e di devastazione ambientale.

Noi Restiamo scenderà in piazza il 9 ottobre in occasione dello sciopero per il clima perché la misura è colma, un cambiamento radicale è necessario qui ed ora e sarà possibile soltanto costruendo l’organizzazione degli sfruttati e il protagonismo consapevole di una generazione che ha tutto da conquistare, l’unica alleanza in grado di dare il colpo di grazia ad un modello di sviluppo tanto feroce quanto fragile fin nelle sue fondamenta.

Non abbiamo più tempo, non abbiamo più pazienza, il futuro è nostro e ce lo riprendiamo pezzo per pezzo.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa
Argomenti:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *