Cosa è stata la strategia della tensione nel nostro paese? Il tentativo (riuscito) di stabilizzare la situazione politico/sociale di una fase storica definita poi come “anni di piombo”. I prodromi di quegli anni sono rintracciabili nella “Rivolta di piazza Statuto” del 1962, quando migliaia di lavoratori inferociti assaltarono i sindacati complici di aver firmato un accordo a favore della FIAT di Gianni Agnelli e Valletta. Ben altro tipo di “assalto”, contro il quale non poté niente neppure il dirigente comunista Pajetta, lasciato in piazza da solo mentre i cortei operai procedevano verso la sede della UIL
Una fucina di conflitto operaio e proletario dalla quale uscì il successivo ’69 operaio, che si legò al ’68 studentesco avviando una fase di lotte organizzate che cambiarono il volto del paese, in favore dei settori popolari e contro gli interessi delle classi dominanti. Inutile qui elencare la serie di diritti sociali e civili conquistati in quegli anni.
A quel movimento lo Stato e gli apparati militari USA/NATO risposero con una serie di stragi e attentati, utilizzando la manovalanza fascista, reduce dalla “amnistia” post bellica voluta dall’allora Ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, approvato dal governo italiano, promulgata con decreto presidenziale 22 giugno 1946. Non erano ancora stati seppelliti i migliaia di morti per mano fascista che le bande dell’OVRA (servizi segreti del regime mussoliniano) e i tanti mazzieri in camicia nera uscivano di prigione. Molti di loro, e i loro epigoni, li ritroveremo tra le fila dei gruppi costruiti ad arte dai servizi segreti italiani e statunitensi per realizzare quella strategia di “guerra a bassa intensità” coniata dagli strateghi del Pentagono, tra cui rifulgeva Edward Luttwak, conosciuto per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e politica estera, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo degli Stati Uniti d’America, in seguito ospite di tante trasmissioni di tendenza della TV pubblica italiana.
Ebbene quella strategia, costata la vita a centinaia di persone innocenti e a militanti politici e sindacali comunisti del nostro paese, non aveva il compito di rovesciare il sistema “democratico” ed instaurare una dittatura come fu in Grecia e in tanti altri paesi del mondo. Non a caso vennero stoppati due tentativi di colo di Stato, il “piano solo” del 1964 architettato da Giovanni de Lorenzo durante il suo incarico di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, con il benestare del Presidente della Repubblica Antonio Segni.
In seguito venne fermato il golpe Borghese avvenuto durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970e organizzato da Junio Valerio Borghese, durante il fascismo comandante della X Flottiglia MAS e poi repubblichino a Salò.
Che c’entra questa lugubre storia con l’assalto dei fascisti alla CGIL di sabato 9 ottobre a Roma?
Vediamo brevemente i personaggi e i fatti. Come ricostruito dall’articolo di Contropiano https://contropiano.org/news/politica-news/2021/10/09/i-fascisti-assaltano-la-cgil-con-la-scusa-del-no-green-pass-0142891 ad organizzare l’assalto alla sede del più grande sindacato italiano erano presenti due personaggi che incarnano la stretta continuità tra l’epoca sommariamente ricostruita nelle note precedenti e l’oggi. Soprattutto uno: Roberto Fiore, uno dei fondatori di Terza Posizione; condannato dalla magistratura italiana per il reato di associazione sovversiva e banda armata nel 1985. Secondo un articolo del magazine antifascista inglese Searchlight, Fiore risulterebbe essere stato protetto durante gli anni della latitanza dall’MI6, in qualità di “agente del Servizio segreto britannico“. La Commissione europea d’inchiesta su razzismo e xenofobia del 1991 conferma la sua affiliazione all’MI6 fin dai primi anni ’80. Su Giuliano Castellino, braccio destro di Fiore anche nei momenti di organizzazione dell’assalto, basta leggere le cronache recenti per capire con chi abbiamo a che fare: una via di mezzo tra la criminalità in stile “banda della Magliana” e l’appartenenza alle frange nazi fasciste italiane ed europee.
Un altro tassello che ci fa pensare a quel “filo nero” che da il titolo a questo contributo è il video proposto dall’articolo di Contropiano (a quanto pare già rimosso), che mostra le forze dell’ordine scortare i fascisti sino alla porta della sede sindacale.
Quale il contesto nel quale si determina la provocazione fascista?
Al di là della narrazione creata ad arte dal mass media di regime (inutile usare il plurale, vista la totale omologazione di tutti gli organi di stampa alle indicazioni dei burocrati di Bruxelles attraverso il governo Draghi), il quadro complessivo è di forte instabilità e di evidente crisi di egemonia delle attuali classi dominanti. I risultati delle ultime elezioni comunali lo testimoniano, con una astensione che ha superato il 50% a Milano, ma che ha rasentato lo stesso risultato negativo in tutte le città dove si è votato per il rinnovo dei consigli comunali. Epifenomeno che evidenzia la reazione di amplissimi settori sociali, soprattutto nei quartieri popolari, allo squallore di una classe politica che in pochi anni ha proposto e visto naufragare ipotesi di rappresentanza farlocche: prima Renzi, poi Grillo, infine Salvini. La Meloni è solo una patetica controfigura, schiacciata tra il suo passato (?) fascista e il disperato tentativo di togliersi di dosso quella identità scomoda per incarnare in futuro una possibile alternativa governativa agli occhi dei soliti burocrati UE.
Una situazione, quindi, nella quale si possono aprire varchi per una rappresentanza politica e sindacale rivoluzionaria, antagonista e comunque alternativa a questo putrescente scenario politico, come dimostrano le potenzialità emerse dalle urne con i risultati di Potere al Popolo! e dalla capacità del sindacalismo di classe di proporre momenti unitari di conflitto sociale, a fronte della funzione subalterna e concertativa di CGIL CISL UIL, che solo tre mesi fa hanno suggellato un accordo con governo e confindustria per lo sblocco dei licenziamenti. Per non parlare dei disastrosi accordi degli ultimi 30 anni, che hanno determinato un formidabile arretramento dei rapporti di forza tra lavoro e capitale, tutto a favore di quest’ultimo.
Lunedì 11 ottobre si terrà, dopo tanti anni di divisioni, uno sciopero generale unitario che mette al centro tutte le contraddizioni prodotte da una gestione della crisi economica disastrosa, peggiorata dalla pandemia, che ha messo in luce come non mai la ferocia, l’irrazionalità e l’inumanità del capitalismo, ma su tutti gli organi di informazione è il movimento “no green pass” che la fa da padrone, dando spazio non alle giuste rivendicazioni sindacali contro un provvedimento (il green pass) discriminatorio e ingiusto, ma a tutto l’irrazionalismo antiscientifico nel quale da sempre sguazzano reazionari di ogni risma e fascisti doc, a partire dal rifiuto del vaccino, unico strumento salvifico che non a caso non viene imposto per legge da un governo criminale.
Chi deve “governare” questo travagliato passaggio politico / sociale, nel quale le vittime sacrificali saranno ancora le maggioranze, come emerge con cinica chiarezza dai provvedimenti del PNRR? Forze politiche, sociali e sindacali entusiasticamente filo europeiste e concertative, come vuole l’Unione Europea, già in imbarazzo per il sostegno al governo neo nazista ucraino e per le intemperanze fascistoidi del governo ungherese e di altri paesi dell’Est europeo.
Nei prossimi mesi assisteremo probabilmente al siluramento definitivo della macchietta Salvini e al ridimensionamento del non ancora sbocciato progetto meloniano.
Manca solo un tassello alla quadratura del cerchio di questa strategia di “stabilizzazione forzata”: la riproposizione degli “opposti estremismi”, per emarginare e criminalizzare chi, come noi, lavora alacremente per il rovesciamento del capitalismo e la costruzione di un percorso di riscatto delle classi sociali oggi subalterne, verso il Socialismo del XXI secolo.
Anche nel nostro campo gli strateghi del terrore e della manipolazione sono sempre in agguato, come dimostrano le costanti infiltrazioni nei movimenti politici e sociali antagonisti e rivoluzionari di spie e agenti provocatori. A noi il compito di guidare il percorso di ricostruzione di un soggetto comunista e di classe senza cadere nelle trappole del nostro nemico di classe. A partire dallo sciopero di lunedì 11 ottobre
* Rete dei Comunisti
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