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Il virus Covindustria

Solita stancante premessa obbligatoria, ho 59 anni e tre dosi di vaccino in corpo: ritengo il vaccino al momento l’unico argine efficace al dilagare del Covid, intendendo per argine non l’immunizzazione dal virus, ma la riduzione dei danni che provoca a partire dal rischio di morte.

Proprio perché mi è chiara la gravità di una situazione che va avanti da due anni e che sta tornando a peggiorare mi chiedo: che senso ha mettere regole diverse per un unico problema?

Che differenza c’è, dal punto di vista del virus e della sua diffusione, tra chi ha 49 anni 11 mesi e 30 giorni e chi ha 50 anni?

Che differenza c’è tra un cinquantenne che lavora e un altro disoccupato dal punto di vista del virus?

Che differenza esiste fra una classe di bambini dove vigono regole di un tipo per chi è positivo e una classe di adolescenti con regole diverse?

Che differenza fra un parrucchiere dove puoi entrare con il “green pass base” e un’altra attività commerciale?

La risposta è ovvia ma non banale: nessuna.

Perché l’ultimo dispositivo anticovid del governo non è mirato a tenere in vita i cittadini, ma a tenere in vita il governo Draghi.

Garantire la produzione e impedire l’interruzione del processo economico recependo le indicazioni del padronato. Soltanto a questo e non alla salute pubblica sono ispirati gli ultimi provvedimenti del governo Draghi, mentre il virus sta tornando a uccidere un numero di persone pari a quello dell’aprile scorso, quando ancora la prima dose del vaccino doveva essere completata.

Leggendo con attenzione l’ultimo delirante comunicato di Palazzo Chigi la conferma a quanto scrivo si trova nel capitolo sanzioni, previste solo per i lavoratori, non per disoccupati e pensionati.

Cioè gli unici controlli possibili, a meno di non organizzare retate di massa per strada, saranno per coloro che, dovendo recarsi tutti i giorni in un posto fisso in cui esibire il “super green pass”, non possono sfuggire al monitoraggio.

Gli altri che si fottano, che si ammucchino sui mezzi pubblici dove nessuno controlla, che vadano a fare acquisti nei centri commerciali e nei supermercati finché sarà rimasto qualche euro in tasca prima di crepare di fame e non solo di covid.

Il principio secondo cui “la legge è uguale per tutti” – lo sapevamo da tempo – è andato a farsi benedire, infatti quelle varate non sono leggi da discutere in Parlamento, ma come sempre decreti che esautorano ulteriormente il Parlamento, in questo caso in vigore fino al 15 giugno, perché il governo, durante incontri riservati con il covid, ha ricevuto da questo ampie assicurazioni che non colpirà durante la stagione estiva.

A conferma che l’interesse del governo non è contrastare il virus ma garantire le imprese (quelle confindustriali, non certo le piccole imprese che ormai stanno fallendo o sono già fallite) c’è il meccanismo di “riabilitazione sociale” per chi contrae il virus.

Innanzitutto facendo passare la vulgata sulla “bassa intensità” della variante Omicron, minimizzandola mentre in realtà ha bucato alla grande i vaccini proposti fin qua, aumentando in maniera enorme il numero dei vaccinati positivi al covid.

Come dire: “sì, va bene, non era vero che il vaccino immunizza totalmente, anche i vaccinati contraggono il virus e lo trasmettono ma – a differenza dei non vaccinati – non muoiono e questo ci basta”.

E quando il vaccinato contrae il virus può tornare al lavoro in breve tempo, perché il problema di governo e Confindustria è il lavoro non la salute, grazie al primo tampone negativo anche a distanza di pochi giorni dalla positività, accorciando la quarantena che in precedenza prevedeva tempi molto più lunghi.

Questa è politica e con la scienza non ha niente a che fare.

In tantissimi, durante questi due anni abbiamo accettato restrizioni, lockdown, separazioni, isolamento in nome di un bene superiore, cioè la nostra vita soprattutto e di riflesso quella dei nostri simili.

Il bene superiore di questo governo è invece garantire i profitti dei padroni e mettere le mani sui finanziamenti europei.

Si era detto di non lasciare indietro nessuno, finanche Draghi nel suo discorso d’insediamento, invece i ristori ai piccoli esercenti non sono arrivati o non coprono minimamente le perdite, per non parlare dell’assenza di politiche sociali inclusive nel Pnrr.

Non è più accettabile l’equazione di far passare per no vax chi si oppone politicamente alla macelleria sociale in atto. La cosca vincente all’interno delle istituzioni, l’unica con una visione strategica precisa del futuro, è quella di un monarca lontano dalla società reale, legato alle banche e a Confindustria che non essendo stato eletto ma invocato non può essere revocato.

Eleggerlo Presidente della Repubblica significherebbe la fine degli assetti istituzionali basati sulla Repubblica parlamentare. E forse il processo è già irreversibile.

Postilla
Si può pensare quello che si vuole dei non vaccinati, ma c’è un problema oggettivo nel medio e lungo termine. Sono milioni, ci piaccia o no, e resteranno senza lavoro, molti sono già senza lavoro, e se non lavori non mangi.

Che facciamo, una bella convenzione con Sant’Egidio o con la Caritas per affrontare questo problema?

“Cazzi loro!”, dicono i pasdaran che celebrano felici le morti dei no vax.

“Cazzi nostri!”, dice chi persevera nella complessità del pensiero adulto, consapevole che nessun sistema sociale può permettersi senza conseguenze tragiche di avere altri milioni di disoccupati in una società con oltre 6 milioni di poveri già acclarati.

* da La Bottega del Barbieri

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