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Auguri di buona fortuna (ai compagni)

I sondaggi – che, come noto, indicano tendenze di breve periodo e non fotografano affatto “realtà” – sono praticamente tutti concordi nell’assegnare alla destra circa il 50% dei consensi dell’elettorato. Al centro destra del Pd va un 20%, al fu M5S (ora partito in comproprietà tra Grillo e Conte) un 10%, a tutti gli altri spettano briciole più o meno insignificanti (io voterò per una di queste briciole, l’Unione popolare, ovviamente).

Sui perché ci sia una tale massiccia concentrazione di consenso per Meloni (che ha preso il posto che aveva Salvini qualche anno fa e prima di lui Berlusconi) si può discutere per millenni. Tranne che, è la mia convinzione, su una cosa.

Il vasto elettorato italiano di destra (meloni e soci vari) e centrodestra (Pd e soci d’occasione) aspira da decenni all’uomo della provvidenza. All’uomo forte che concentra in sé ogni virtù necessaria a risolvere problemi o presunti tali che gli elettori o non capiscono o non vogliono capire.

L’uomo forte è un distillato di autorità, di decisionismo, di capacità taumaturgiche, di disinteresse personale. È in grado di affrontare ogni problema, ogni tragedia, ogni contenzioso e di vincere. Di, come si dice oggi con una volgarità tra il disgustoso e l’orribile, “portare a casa” risultati.

È l’uomo che rende semplice il complicato, che indica la via della salvezza, che agisce per il bene di tutti e mai di una parte sola del tutto, che si fa carico dei drammi collettivi e li risolve (non importa che sia vero o falso) con una serie infinita di uova di Colombo (cioè, più o meno, le soluzioni che chiunque può raccontare in spiaggia o al bar).

La sequela di uomini della provvidenza che hanno rapito i cuori dell’elettore italiano ormai non si contano più da una trentina di anni a questa parte. Dal Berlusconi che era tutto e il contrario di tutto (imprenditore, operaio, casalingo, statista, raccontatore di barzellette) al Prodi che era l’antiberlusconi (e pertanto della stessa sostanza) al Monti nominato da sua maestà il re d’Italia Napolitano al Renzi che aveva in programma rendere l’Italia “Smart” a suon di bonus nelle buste paghe, al Salvini che doveva restituire l’Italia agli italiani (dopo avere abbandonato, a parole, il progetto di renderere la Padania ai padani), al Grillo che, coi suoi apostoli, doveva aprire i palazzi del potere come scatolette di tonno per restituirlo ai poveri cittadini derubati, per finire al migliore dei migliori; al salvatore della patria per proclamazione quirinalizio-mediatica.

La lista è lunga come si vede.

Ma ogni speranza di avere un ducetto che durasse più di un battito d’ali – per questi italiani alla ricerca di un padre padrone da riverire in tempi di vacche grasse e sul quale scaricare colpe in tempi di vacche magre se necessario, si è rivelata un bluff, una delusione.

Ma, si sa, la speranza è l’ultima a morire. E se con i maschi non ha funzionato, chissà, magari funziona con una femmina. Purché, come in tanti segnalano ogni volta che è possibile, “abbia le palle”. Metaforicamente, si capisce, ché sulla questione strettamente biologica è meglio non addentrarsi.

La Meloni è, o pare almeno al momento, la donna della provvidenza con le palle.

Quella che con le smorfiette di disgusto facciale per ogni critica, con la grinta tipica di chi vuole dimostrare al mondo che il mondo non può fare a meno di lui/lei, con la fierezza del combattente eroico che sfida il nemico perché è dalla parte giusta della storia, con la tenacia del cercatore d’oro che non si arrende mai perché sa che il tempo gli darà ragione, col piglio del giustiziere che sana le ingiurie alla giustizia popolare, sta mietendo successi crescenti.

Perché, come tutti i salvatori della patria, incarna la quintessenza del qualunquismo che alberga nei cuori degli amanti del genere “uomo solo al comando”. Genere che prescinde dall’essere piddino o forzitaliota o legaiolo o fratello dei meloni. È un genere trasversale, che pretende di avere un unico riferimento. Nel bene si chiama “uomo della provvidenza” nel male si chiama “capro espiatorio”.

Meloni, al momento in pieno orgasmo elettorale, non sembra curarsi del rovescio della medaglia (il diventare capro espiatorio). Sta facendo l’errore di accrescere sempre più le aspettative del qualunquista dominante. Ogni tanto si dà una regolata (la flat tax? Vedremo. L’Europa indecisa a tutto? Non è quello il problema. Eccetera). Ma giusto per evitare contropiedi, in maniera quasi istintiva, non per ragionamento.

E questo è un problema. Per lei (ma di questo ce ne stracatafottiamo allegramente), per i suoi entusiasti sostenitori (a cui auguriamo ogni delusione possibile e immaginabile) e soprattutto per quei pochi di noi che hanno orrore e disgusto per i “salvatori della patria” per gli “uomini della provvidenza” e per i “messia”.

Perché il rischio che corriamo noi non è che vinca la Meloni (sulla cui insipienza è del tutto inutile soffermarsi) ma che l’elettore qualunquista dominante, a furia di tentativi per trovare l’uomo forte giusto prima o poi faccia centro, prima o poi lo trovi. Magari con l’aiuto del famigerato “presidenzialismo” che, sotto altri nomi, tanto piace anche alla destra moderata rappresentata dal Pd.

A quel punto, come si dice, si salvi chi può o, per usare una espressione meno felpata e più consona al mio amato linguaggio pecoreccio, annegheremo nella merda.

Buona fortuna a tutti noi, compagni.

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2 Commenti


  • Oigroig

    Questo articolo pecca di idealismo come se fossero i caratteri dei leader politici a fare la storia… come se fosse la psicologia dell’elettore a orientare il voto…


  • antonio

    nessun idealismo, nessuna deriva psicologica (magari psichiatrica sì) ma un sano e legittimo realismo e analisi di una realtà sociale la quale non sarà poi così difficile capire; interpretare; comprendere e analizzare.
    Esempi di: razzismo; xenofobia; odio di classe; imbarbarimento e aretramento culturale; abbandono di insegnamento scuolastico; privatizzazione della sanità; lavoro e cultura – e chi più me ha più ne metta (tutte strategie; programmi e provvcedimenti fatti da forze che ritengono se stesse: moderate; progressiste e di …sinistra (sic!).
    Cos’altro si può aggiungere a simile disastrata situazione?
    Il 25 setembre saremo chiamati a scegliere quale sarà il nostro futuro e chi potrà diventare il “carnefice ed esecutore della mattanza sociale/politica oltre che economica”!
    Ai posteri l’ardua sentenza; non dovremo aspettare molto! Il buio è dietro l’angolo!
    Mala tempora currunt sed peiora parantur (“corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”).
    Auguri; good luck and good nigth (cit. G.Cloney)

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