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Riflessione (molto) a caldo sul voto di domenica

Siamo seri, davvero credevamo di rendere riconoscibile e popolare un’organizzazione politica nata praticamente due mesi fa a causa della sciagurata scelta del governo Draghi di scendere in guerra e della conseguenze disastrose che quella scelta sta portando alle condizioni di vita delle classi subalterne?

Unione Popolare avrebbe dovuto tenere la prima vera assemblea nazionale a settembre ed, invece, è finita subito sotto lo schiacciasassi delle elezioni-lampo decise dal governo con il fine esplicito di blindare l’attuale quadro politico, nonché impedire l’emersione di nuove forze che possono crescere proprio a partire dall’opposizione alla guerra e dalla crescita esponenziale delle disuguaglianze e della miseria che l’economia di guerra sta determinando nel paese.

Adesso UP dovrebbe realizzare quello che doveva fare se non ci fosse stato lo scioglimento anticipato del Parlamento: farsi conoscere quale nuovo soggetto politico, andare tra la gente, radicarsi nel territorio, consolidare i forti legami internazionali e prendere l’iniziativa politica sui tanti fronti aperti in questa fase di svolta epocale.

Unione Popolare non era nata per le elezioni ma perché era maturata la consapevolezza che il vuoto drammatico di rappresentanza politica del nostro blocco sociale di riferimento (la classe nei suoi mille rivoli attuali) che certo non potevi colmare in un mese, non era più una questione che si poteva affrontare con l’autosufficienza o, peggio ancora, con i settarismi e l’autoreferenzialità che sono ancora la cifra di una certa area esterna al PD ed ai suoi cespugli.

Ci voleva e ci vuole ancor un fronte ampio sul modello della Nupes francese che, va detto, come France Insoumise, non è stata costruita in un giorno o in due mesi ma si è fatta le ossa nell’arco di almeno un decennio ed ha saputo fare da sponda a tutte le le lotte che si sono espresse nel paese transalpino, gilets jaune compresi.

Andrà avanti? C’è solo da rimboccarsi le maniche e sperare che lo faccia. Anzi, che lo facciamo. Il sacrificio enorme fatto dai compagni che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo in piena estate è un capitale sociale enorme che non può essere disperso ma che,

Certo, non poteva bastare a rompere le forche caudine di una legge elettorale di merda e dalla decisione di sciogliere il governo il 21 luglio (!) imponendo alle forze nuove come UP una rincorsa praticamente impossibile.

E ancora, sul risultato finale di queste elezioni politiche – last but not least – oltre alla censura ed al feroce sabotaggio mediatico messo in atto sia contro UP che contro ISP, andrebbe ricordato che UP ed altre sigle (come ISP, ecc) sono state ingiustamente escluse dal voto di circa 6 milioni di italiani all’estero.

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2 Commenti


  • sergio ruggieri

    dimentichi 5 milioni di studenti fuori sede che per motivazioni varie non hanno potutto votare


  • Pasquale

    Di sicuro nessuno pensava di fare la Rivoluzione in un mese. E’ stato fatto un buon lavoro con zero tempo, contro tutti e tuttto, una legge elettorale degna dei regimi più autoritari, al buio dei massmedia asserviti al potere e senza risorse economiche. E’ stato messo insieme un capitale umano e sociale all’altezza. D’accordo a non disperderlo. E allora ripartire per la costruzione di un partito davvero anticapitalista e magari anche per una nuova Sinistra con la S maiuscola diventa doveroso e necessario. Ci attendono tempi duri.
    Hasta la Victoria compagni!

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